L'estate è oramai finita lasciando il ricordo delle tante giornate torride e
qualche giornata di pioggia, almeno qui in Italia. Dopo due anni non proprio
esaltanti dal punto di vista enologico, com'era già nelle premesse e così com'è
stato confermato dai calici, pare che quest'anno sia finalmente la volta buona e
che le condizioni meteorologiche siano state tali da fare ben sperare per la
vendemmia 2004 in Italia. Nel momento in cui leggerete queste righe, la quasi
totalità delle aziende vinicole avrà già ultimato le fasi della vendemmia. Il
risultato del raccolto sarà già in cantina per intraprendere quel tumultuoso
viaggio che dalla fermentazione porta alla creazione del vino: un miracolo che
ci affascina sempre e che ogni anno promette nuove emozioni, nel bene e nel
male.
I commenti che si sono sentiti da parte degli addetti ai lavori
relativamente alla vendemmia 2004 sembrano molto incoraggianti e promettenti,
così buoni che molti di loro hanno dichiarato che il 2004 sarà ai livelli del
2001, innegabilmente una delle migliori annate fra quelle recenti. Molti
sostengono inoltre che sarà addirittura comparabile all'oramai leggendario
1997, che in molte zone dell'Italia fu capace di regalare vini di eccellente
qualità. Premesse e confronti a parte, una cosa di cui si può essere
relativamente certi sull'annata 2004 è che sarà migliore del 2003 e del 2002,
due annate che saranno ricordate non certo per l'alta qualità dei loro vini, con
tutto il rispetto per il faticoso lavoro di chi ogni anno produce vino e crede
nella sua terra. In fondo il bello del vino è anche questo: ogni anno si
ricomincia la partita da capo e solo alla fine si conosce il risultato, che è
sempre diverso e sempre nuovo, per fortuna.
In Italia il 2002 non è stato certamente eccellente, le cose sono migliorate nel
2003, ma entrambe le annate - parlando in termini generali, ben s'intende - non
sono state proprio entusiasmanti e probabilmente non saranno quelle di cui ci
ricorderemo volentieri in futuro. Certo, non tutto il vino prodotto nel 2002 e
nel 2003 è da dimenticare o da sottovalutare. Se consideriamo le cose da un
punto di vista più specifico, in cui si mette da parte la spietata legge della
generalizzazione e prendiamo in esame i risultati delle regioni, o meglio ancora
di aree ristrette, qualche buona bottiglia è stata possibile trovarla anche in
queste due annate. In altre parole, per ogni annata è sempre bene prendere in
esame la singola zona e il singolo produttore. Si possono esprimere giudizi di
carattere generico e che rappresentano il risultato di ogni vendemmia, ma questo
potrebbe essere lesivo nei confronti di quelle zone in cui madre natura non è
stata spietata e crudele come in altre. La generalizzazione rischia sempre di
fare vittime innocenti o di esaltare chi non ha avuto particolari meriti.
Questo è il caso del 1997 in cui sono stati in molti a speculare sugli
straordinari risultati di tante zone e produttori, quando in realtà è risaputo
che se in alcune zone i risultati sono stati eccezionali, in altre sono stati
semplicemente buoni o ottimi, comunque non eccezionali. Ancora oggi basta dire
che un vino è dell'annata 1997 e subito si considera eccezionale, senza nemmeno
valutare altri parametri o fattori: è un 1997, deve essere per forza
eccezionale. Lo stesso accade, in senso opposto, per il 2002 e - in misura
minore - per il 2003. Vini di queste due annate sono considerati inferiori senza
nemmeno versarli nel bicchiere e senza appello. In realtà sappiamo, proprio per
averli versati nei nostri calici, che qualcosa di buono, sia nel 2002 sia nel
2003, c'è stato. Innegabilmente, con i vini del 2001 è più facile trovare una
quantità maggiore di buone bottiglie.
Probabilmente dovremmo imparare ad ascoltare di più ciò che un vino comunica dal
calice - proprio come si dovrebbe fare nei rapporti fra persone - senza
pregiudizi. Impariamo ad emettere il giudizio solamente dopo avere conosciuto
fino in fondo quel vino, dopo averlo assaggiato e avergli concesso di
raccontarci la sua storia. Sicuramente ci saranno vini capaci di raccontare
storie più affascinanti ed emozionanti di altri, questo non significa però che
le altre storie non siano degne di essere ascoltate o comunque interessanti.
Inoltre, chiunque si consideri un vero appassionato di vino o un vero
degustatore, sa bene quale sia il valore didattico, culturale e formativo
dell'assaggiare vini di media qualità e di annate diverse. Solo in questo modo
si possono meglio apprezzare e riconoscere le cose migliori e quelle peggiori.
Del resto si può riconoscere solamente ciò che si conosce, si possono valutare
solo le cose che si possono confrontare: un processo reso possibile solamente
con la conoscenza di cose diverse fra loro, quelle che - di fatto -
rappresentano i parametri di riferimento di ogni degustatore.
Per quanto riguarda il 2004, prendiamo le previsioni che si sono fatte come un
buon auspicio e la speranza che possano trovare conferma nei risultati. Così
fosse, c'è da giurarlo, i primi ad esserne felici sarebbero tutti gli
appassionati di vino e che - senza ombra di dubbio - condividerebbero la loro
gioia insieme ai produttori. Per il momento non ci resta che attendere fiduciosi
- come sempre - coloro che ogni anno raccolgono il frutto delle loro vigne e lo
trasformano in vino: siamo convinti che saranno capaci di produrre quanto di
migliore si possa fare con ciò che la natura concede loro. Certo, spesso in
cantina si fanno veri e propri miracoli e da uve di bassa qualità si riescono a
produrre risultati insperati, certamente non straordinari ma comunque
accettabili. Pare che quest'anno le cose andranno in modo totalmente diverso
rispetto ai due anni precedenti e - almeno nelle premesse - dovremmo avere degli
ottimi vini da ogni regione d'Italia e che ci faranno dimenticare le due
produzioni recenti e ricordare l'ottima annata 2001. Non ci resta che
attendere… incrociando le dita.
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