Le etichette che si applicano nelle bottiglie dei vini servono, su questo non
c'è dubbio. E a cosa servono? Domanda apparentemente semplice, in realtà
piuttosto complessa. Identificano un prodotto - nel nostro caso un vino e la sua
bottiglia - consente ai consumatori di riconoscere quel vino, possibilmente
cercando di attrarre nuovi consumatori spingendoli all'acquisto. Dopo tutto, un
vino, al termine della produzione, deve essere venduto: legge di mercato e
imprenditoriale ineccepibile. Le etichette servono quindi solamente a presentare
un vino e a renderlo visibile nello scaffale, solo per attrarre i consumatori
tanto da convincerli all'acquisto? A guardare da come sono costruite e come
si presentano, sembrerebbe proprio di sì. Se si osservano attentamente le
etichette dei vini, la maggioranza delle informazioni non sembrerebbe svolgere
la primaria funzione di informare, piuttosto di convincere che
all'interno della bottiglia si trovi il migliore vino del mondo.
Nulla da eccepire su questo principio di mercato, però è bene ricordare che gli
utenti finali di questo mercato sono i consumatori, che non sono solamente
numeri da considerare alla fine dell'anno, in quel periodo durante il quale si
considerano i profitti o le perdite. Le etichette dei vini rappresentano,
nell'ampio panorama delle bevande e degli alimenti, un caso singolare e
atipico. Il vino è una bevanda oltre che alimento, certamente non un
alimento essenziale per la nutrizione, ma è innegabile che è ingerito e come
tale svolge effetti sull'organismo, non solo riferito agli ovvi effetti
dell'alcol. Se si osservano le etichette degli alimenti confezionati messi in
commercio si nota, fra l'altro, che questa non ha solo la funzione
primaria di presentare e promuovere il prodotto, ma anche la funzione
informativa di rendere noti al consumatore l'elenco degli ingredienti e additivi
impiegati nella sua produzione. Lo stesso si può osservare nelle etichette delle
bevande e dei liquori, con l'eccezione della birra che - in questo senso - ha
uno stretto legame con il vino.
A questa osservazione molti potrebbero semplicemente rispondere che non c'è
bisogno di indicare un elenco degli ingredienti in un vino: che cos'altro ci
sarebbe da aggiungere visto che tutti sanno si produce con l'uva? Vero, il vino
si produce anche con l'uva, ma in ogni vino non c'è solo uva. O meglio,
l'uva non c'è nemmeno più, poiché è stata trasformata in un nuovo prodotto
mediante un procedimento chimico, seppure naturale, detto fermentazione.
Anche espresso in questo modo, molti potrebbero ancora sostenere che si tratta
di succo d'uva fermentato, e anche questo è qualcosa che tutti sanno, pertanto
che bisogno c'è di ricordarlo nelle etichette? Il problema è che il vino non è
solamente questo. Il vino è una bevanda estremamente complessa, frutto di un
lungo procedimento che inizia con l'uva e il suo succo. E in questo lungo
procedimento, se si vuole ottenere un prodotto di qualità, non si possono
trascurare gli sviluppi delle cose senza un minimo di controllo, senza ricorrere
all'uso di tecniche e ingredienti tali da prevenire la degradazione del
vino.
Fra questi, la tanto discussa anidride solforosa che, grazie alle sue proprietà
antiossidanti, antisettiche e conservanti, permette al vino di mantenersi in
buona forma senza subire gli attacchi dell'ossigeno e del tempo. A
questo proposito è opportuno ricordare che l'anidride solforosa è ampiamente
utilizzata dall'industria alimentare, non solo in enologia, ed è presente in
diversi alimenti e bevande, talvolta anche in quantità superiori a quelle
consentite nella produzione del vino. L'anidride solforosa non è l'unico
ingrediente aggiunto che si trova nel vino e, qualora non fosse aggiunta
dall'uomo, è bene ricordare che questa è comunque prodotta dai lieviti durante
la fermentazione. L'anidride solforosa è in effetti l'unico componente chimico
sul quale i legislatori hanno puntato il dito, costringendo i produttori
di molti paesi - recentemente anche quelli dell'Unione Europea - di indicare la
sua presenza nell'etichetta nella forma di diciture tipo contiene solfiti.
L'anidride solforosa non è l'unico componente estraneo ad essere aggiunto al
vino. Basta entrare nel laboratorio di una qualunque cantina per comprendere che
nel vino si aggiunge anche dell'altro. Sostanze assolutamente legali, ben
s'intende, ma delle quali non esiste obbligo di indicazione in etichetta. Da
questo punto di vista, le norme vigenti sono piuttosto permissive e carenti,
tanto che spesso nelle etichette di molti vini non è nemmeno riportato con quali
uve è prodotto, come se la varietà di uva fosse irrilevante. Chiunque è
interessato - seppure minimamente - al mondo del vino, sa bene che ogni uva
impartisce al vino qualità organolettiche assolutamente proprie, quindi sapere
con quale uva è prodotto un vino è importante. A questo si potrebbe obiettare
sostenendo che nella produzione di alimenti non esiste nessun obbligo
nell'indicazione della varietà degli ingredienti utilizzati, e l'uva - in fin
dei conti - è un ingrediente del vino esattamente come le patate lo sono per le
patatine fritte.
Quello che si trova nella maggioranza delle etichette non sono altro che
informazioni tali da convincere il consumatore all'acquisto, spesso non si
indicano nemmeno le uve e le tecniche di maturazione. Totalmente assente,
eccezione fatta per l'anidride solforosa, l'indicazione delle altre sostanze
aggiunte durante la produzione. Tutto si concentra, nei casi più
dettagliati, all'elogio di quel vino, di quanta cura è stata usata nella sua
produzione e che la sua qualità è ineccepibile. Un messaggio promozionale lecito
e chiaro, non c'è dubbio, ma possibile che il consumatore non debba sapere, con
onestà, cosa sta versando nel suo calice? Anche se tutti i componenti aggiunti
in un vino contribuiscono alla sua stabilità, integrità e qualità, non è
comunque giusto e onesto informare il consumatore su cosa contiene
effettivamente quella bottiglia? Certamente, e questa è una precisazione
doverosa, non tutti i produttori di vino fanno un uso sconsiderato della
chimica o di altri ingredienti con lo scopo di migliorare il loro prodotto,
ma è innegabile che alcuni vini siano in realtà un vero e proprio miracolo di
alchimia che va ben oltre la fermentazione dell'uva. A tutela dei
produttori più onesti e scrupolosi, oltre che dei consumatori, non sarebbe
quindi opportuno indicare nell'etichetta l'elenco degli ingredienti di un
vino?
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