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  Editoriale Numero 106, Aprile 2012   
La Falena e la ViteLa Falena e la Vite  Sommario 
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La Falena e la Vite


 La vita del viticoltore sarebbe troppo monotona se dovesse pensare unicamente a coltivare il proprio vigneto, vendemmiare l'uva e fare il vino. Sarebbe infatti troppo semplice - perfino noioso - pensare unicamente a potare le viti, aspettare che la Natura faccia il suo corso, defogliare quando serve, diradare i grappoli, godere del magnifico spettacolo di una vite colma d'uva, vendemmiare e deliziarsi del vino che produce. Per fortuna, la Natura e, non da ultimo, l'intervento dell'uomo sugli equilibri naturali dell'ambiente, hanno sempre provveduto a rendere più entusiasmante e meno noiosa la vita del viticoltore. Il viticoltore può infatti ingaggiare guerre contro i parassiti e le malattie della vite, così, tanto per non annoiarsi troppo, restare seduto per tutto il tempo e attendere la maturazione dell'uva. Sempre in allerta, sempre attento a scrutare il suo vigneto - ogni singola vite, ogni singola foglia e grappolo - così da cogliere in tempo certi inquietanti segnali che preannunciano il peggio. E si deve correre subito ai ripari, sempre che non sia troppo tardi.


 

 La Natura, si sa, è spesso insidiosa: molti esseri viventi, praticamente tutti, hanno i propri nemici naturali che, nella lotta per la sopravvivenza, cercano di trarre vantaggio dagli altri così da assicurare il proliferare della propria specie. Mors tua, vita mea, recita un famoso proverbio di antica memoria. L'organismo oggetto dell'attacco ha due possibilità: soccombe alla furia dell'aggressore oppure sviluppa sistemi di difesa tali da scongiurare il peggio. A volte corrono in aiuto i nemici dei nemici, portando al non indifferente risultato di salvare - come effetto collaterale - la specie che sta subendo l'attacco. Sviluppare difese proprie è decisamente più complesso, non sempre possibile, spesso frutto di un adattamento ambientale che porta anche alla modifica della propria struttura e delle funzioni biologiche. Una lotta continua fra esseri che fanno di tutto per sopravvivere, anche a costo di trarre vantaggio o sopprimere altre specie. Parafrasando una celebre battuta del film “L'Ultima Minaccia” pronunciata da Humphrey Bogart nei panni di Ed Hutcheson: È la Natura, bellezza!.

 Non solo la Natura. Molto spesso l'uomo ci mette lo “zampino” e, nel suo delirio di onnipotenza - volontario e non - tende a modificare certi equilibri naturali, provocando molto spesso notevoli danni e mettendo a serio rischio la sopravvivenza di molte specie. È accaduto per molti animali e piante, la vite - ovviamente - non è stata risparmiata da queste interferenze. Basta pensare, per esempio, alla temuta fillossera, introdotta dall'uomo in Europa provocando danni ingenti ai vigneti di tutto il vecchio continente. L'introduzione della fillossera fu certamente del tutto involontaria, anche perché il temibile afide era sconosciuto anche nella sua terra d'origine - il Nord America - ma trovò del tutto inermi le radici della Vitis Vinifera. I primi “misteriosi” effetti della fillossera si registrarono in Francia nel 1863, propagandosi in pochi decenni in tutta Europa, minacciando seriamente la sopravvivenza dei vigneti. Oggi la fillossera è praticamente presente in tutti i paesi vinicoli del mondo, portando al radicale cambiamento della coltivazione della vite.

 Esattamente come la fillossera, la nuova minaccia per i vigneti europei arriva dal Nord America. Va detto, per onore di verità, che non è letale come la fillossera, ma produce comunque danni alla vite non proprio trascurabili. Questa volta non si tratta di un afide ma di un piccolo insetto appartenente alla famiglia delle falene. Il suo nome scientifico è Antispila Oinophylla e si tratta di un “minatore” delle foglie della vite, portando alla loro distruzione. Il nome stesso, di fatto, è molto chiaro su cosa faccia questa falena: Oinophylla deriva dai termini greci oinos, cioè “vino” e phylla, vale a dire “foglie”, intendendo in questo senso che le sue larve sono deposte e vivono nelle foglie della vite. L'Antispila Oinophylla è stata localizzata per la prima volta in Italia, nell'area nord-est del Paese, in particolare nel Veneto e nel Trentino Alto Adige. Questa falena era sconosciuta anche nel suo luogo d'origine, fattore che ne ha rallentato notevolmente l'identificazione.

 La minuscola falena ha dato non poche preoccupazioni ai viticoltori di queste zone e, pare, si stia propagando anche in Lombardia, nella zona di Brescia, quindi nella Franciacorta. Privare una pianta delle proprie foglie, la vite non fa eccezione, significa alterare profondamente la sua attività biologica. L'identificazione di questa falena ha richiesto uno sforzo ingente e congiunto di diversi istituti di ricerca. Il lavoro di ricerca e identificazione è stato svolto dai professori Mario Baldessari e Gino Angeli della Fondazione Edmun Mach dell'Istituto Agrario San Michele all'Adige; Vicenzo Girolami, Carlo Duso e Luca Mazzon del Dipartimento di Agronomia Ambientale e Produzioni e Vegetali del Università di Padova; Erik J. Van Nieukerken e Camiel Doorenweerd del Netherlands Centre for Biodiversity; David L. Wagner del Department Ecology & Evolutionary Biology, University of Connecticut. I risultati di questa importante ricerca sono stati pubblicati nel periodico online ZooKeys.

 Questa falena - lunga appena tre millimetri con un'apertura alare di sei - che predilige le viti di Chardonnay, Cabernet Sauvignon e Moscato Bianco, potrebbe diffondersi anche in altre aree del Paese. Secondo i ricercatori che sono riusciti a identificarla e studiarla, il rimedio a questa falena sarebbe - per fortuna - del tutto naturale. Sembra infatti che l'unico rimedio per contrastare Antispila Oinophylla siano le vespe parassite, che diverrebbero nemici naturali utili a contrastare la loro proliferazione. Resta comunque il mistero di come sia arrivata in Italia questa minuscola falena: l'ipotesi più accreditata è che sia stata trasportata con merci provenienti dal Nord America, non necessariamente legati all'agricoltura o alla viticoltura. Il “danno” è comunque fatto e necessariamente si deve correre ai ripari prima che sia troppo tardi. C'è solo da augurarsi che il rimedio non abbia effetti collaterali tali da provocare altri danni, non solo alla vite, ma anche e soprattutto agli equilibri e al rispetto dell'ambiente. Non resta che attendere il prezioso lavoro degli esperti.

Antonello Biancalana






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