Il futuro nasce dal radicamento alla cultura e ai valori del passato che hanno
forgiato la civiltà. È questo il filo conduttore del 32° Premio Masi assegnato
in Valpolicella, a Marjane Satrapi, Giovanni Bonotto, Giacomo Rizzolatti,
Sergio Romano e ai tre pionieri della vite protagonisti del progetto Le
vigne di Venezia, Gianluca Bisol (Venissa), Michel Thoulouze (Orto di
Sant'Erasmo) e Flavio Franceschet (Laguna nel Bicchiere - Le Vigne ritrovate).
Impresa, impegno sociale, scienza, attualità e vino sono gli ambiti
professionali che contraddistinguono i sette premiati del riconoscimento
istituito oltre 30 anni fa dalla Fondazione Masi, per celebrare la creatività
di persone e istituzioni impegnate a promuovere i valori fondanti della
società e del vivere civile. «In questo particolare momento storico il Premio
Masi è un premio necessario» - ha detto Isabella Bossi Fedrigotti, presidente
della Fondazione Masi. «Oggi più che mai, infatti, vi è la necessità di
testimoniare e divulgare le capacità dei territori e degli italiani di reagire
alla sfiducia con progetti imprenditoriali e culturali capaci di imprimere una
svolta sociale innovativa che sia di stimolo anche per i giovani in cerca di un
futuro».
«Un futuro al quale si può guardare solo recuperando le nostre radici» - ha
ribadito Sandro Boscaini, vice presidente della Fondazione Masi e presidente di
Masi Agricola, che ha proseguito «La mancanza di visione del domani causata
dalla crisi può essere superata e sfidata solo restando ancorati alle proprie
radici, ai valori del fare e del fare bene».
Sette i premiati dell'edizione 2013 del Premio Masi e un unico pensiero comune,
quello che la cultura rappresenta il vero salvacondotto per il futuro e per
l'affermazione della libertà dei popoli. Un argomento, quest'ultimo,
particolarmente caro a Marjane Satrapi (Premio Grosso d'Oro Veneziano), la
scrittrice iraniana autrice di Persepolis, il fumetto divenuto simbolo della
denuncia della repressione del regime in Iran e della condizione della donna,
per la quale «Solo l'istruzione e la cultura sono le chiavi per il cambiamento
e la libertà di scelta».
Giovanni Bonotto (Premio Civiltà Veneta), imprenditore tessile vicentino
collaboratore del terzo Rinascimento e artefice della rivoluzione
industriale con la sua Fabbrica Lenta, ha rimarcato il valore
dell'artigianalità e della creatività italiana e la necessità che: «Il fuoco
sacro della cultura delle mani vinca sulla cultura del colletto bianco
impegnato solo a controllare i processi produttivi».
Dall'impresa alla scienza con Giacomo Rizzolatti (Premio Civiltà Veneta),
neuroscienziato friulano entrato nel gotha accademico per la scoperta dei
neuroni a specchio che «sono alla base dell'imitazione che, a sua volta, sta
alla base della cultura; perché quando si sa imitare si sa anche innovare» e
che dal Premio Masi incita i «giovani a restare in Italia perché il nostro
Paese detiene ancora molti centri di eccellenza».
Per Sergio Romano (Civiltà Veneta), storico, diplomatico, giornalista: «Siamo
in un momento nel quale tutte le democrazie sono malate. Basti guardare quanto
sta accadendo in USA con lo Shutdown. Gli italiani possono riscattarsi
smettendo di dare la colpa agli altri».
Il 32° Premio Masi Civiltà del Vino è andato ai tre protagonisti fautori del
progetto Le vigne di Venezia Gianluca Bisol, Michel Thoulouze e Flavio
Franceschet; tre pionieri del vino accomunati dalla volontà di recuperare la
Venezia nativa e la sua biodiversità. Un'iniziativa, questa, che colloca
Venezia al centro del mondo del vino anche a livello internazionale.
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