Ogni volta che mi chiedono qual è l'uva o il vino che preferisco – lo
ammetto – trovo sempre difficile dare una risposta. Di certo non per il fatto
di non avere un'uva o un vino preferito, piuttosto per il semplice motivo che
non si tratta solamente di uno solo. La preferenza, infatti, dipende da
molteplici condizioni e fattori poiché, proprio per questa ragione, non
sceglierei sempre la stessa uva o vino solo per il fatto che siano i miei
preferiti. Ognuno di questi può essere preferito in una determinata
occasione, un po' meno in certe occasioni, decisamente trascurabile in altre
ancora. Ci sono – evidentemente – delle uve e dei vini che considero
preferiti in senso assoluto, ma è comunque difficile, almeno per me,
decidere quale di questi è in cima alle mie personali preferenze. Ho una
passione enorme, per esempio, per Marsala, Jerez, Porto, Nebbiolo – in tutte
le sue espressioni – Sagrantino, Verdicchio, Fiano e Pinot Nero. L'elenco è
comunque, inevitabilmente e volutamente incompleto, certamente in forma
ridottissima ed essenziale.
In ogni caso, fra queste uve – e quindi vini – il Pinot Nero ha un posto
molto speciale fra le mie preferenze. Elegante, raffinato, versatile e
maestoso. Ma anche difficile, complicato, esigente e selettivo. Molto
selettivo. Il Pinot Nero, infatti, è – per così dire – un'uva e un vino che
non è alla portata di tutti e di tutto. Uva difficile, difficilissima, a
cominciare dal territorio e dal clima, certamente il Pinot Nero non possiede la
capacità di adattamento che invece è tipica di altre varietà. Coltivare il
Pinot Nero in condizioni viticolturali e climatiche non perfettamente
adatte, significa inevitabilmente ottenere un risultato mediocre e deludente,
qualcosa che – purtroppo – si verifica spesso nei vini prodotti con
quest'uva. Il Pinot Nero, nel suo essere rigorosamente esigente, non si
accontenta solamente di condizioni ambientali e climatiche adatte. Richiede,
non meno importante, di un grande interprete capace di svelare tutta la sua
grandezza. Anche in questo, non è uva per tutti: il Pinot Nero è rigoroso,
selettivo ed esigente. Molto esigente.
Trovare, infatti, un vino prodotto con Pinot Nero – qualunque stile – capace
di stupire e, per così dire, lasciare un segno indelebile, non è certamente
semplice. Impresa notoriamente difficile, ma quando lo si trova, tutto il resto
diviene all'improvviso insignificante e scompare dai propri pensieri. La magia
del Pinot Nero è decisamente unica e si esprime in modi diversi in accordo a
come si utilizza in cantina, qualcosa che – evidentemente – è vera per ogni
uva. La rossa borgognona è capace di esprimere risultati di livello strepitoso
e assoluto, in modo particolare in due stili di vini: rossi e spumanti metodo
classico, cioè rifermentati in bottiglia. I primari riferimenti, in entrambi i
casi, sono inevitabilmente francesi – patria del Pinot Nero – sia per i vini
rossi, sia per gli spumanti metodo classico. Borgogna e Champagne sono infatti
i territori di riferimento per i rispettivi stili, difficilmente eguagliabili
in altre zone.
Non si tratta solamente di una questione di gusti o patriottismo: certi
Pinot Nero prodotti in Borgogna e Blanc de Noirs della Champagne,
difficilmente trovano degni concorrenti di pari livello. Sono consapevole
– per quanto ho appena espresso – molti non saranno d'accordo, accusandomi
perfino di esterofilia. Per me – in ogni caso – il buono è comunque buono,
non ha né bandiera né nazionalità. Se è buono e ha doti di qualità, questo mi
basta per apprezzarlo. Questo – sempre per me – vale per il vino quanto per
le persone, culture, cibo, arte e qualunque espressione dell'intelligenza e
della cultura. In fin dei conti, la differenza è una grande ricchezza, quando
si comprende l'opportunità di ascoltarla. Il Pinot Nero è – ed è sempre
stata – fra le uve per le quali nutro maggiore interesse e passione. Sia che
si tratti di vini rossi o spumanti metodo classico – possibilmente lungamente
affinati in bottiglia sui propri lieviti – la rossa borgognona, nelle sue
interpretazioni di rilievo, riesce sempre a regalare enorme piacere e
soddisfazione.
Il Pinot Nero è in ogni caso varietà bizzarra e che poco sopporta certe
acrobazie enologiche estreme, su tutte, l'eccessivo uso di botte e
barrique. Basta poco, infatti, per rovinare l'eleganza del Pinot Nero
ricorrendo alla fermentazione e alla maturazione in botti dall'impatto
eccessivo. Quello che si ottiene è un vino pastoso e decisamente troppo
robusto per la grazia dei profumi e l'equilibrio dell'acidità del Pinot Nero. A
patto, ovviamente, che si sia lavorato in modo opportuno in vigna, poiché tutto
il buon vino – indipendentemente dalla varietà – nasce dalla vigna e da come
l'uomo la coltiva. Il Pinot Nero è infatti uva molto esigente e se lo si
costringe a crescere in un territorio inadatto, è così permaloso che si prende
gioco di chi lo produce regalandogli un vino mediocre e privo di eleganza.
Ovviamente non sto dicendo che il Pinot Nero non sia adatto alla maturazione in
botte. La differenza, evidentemente, è come si usa e quale impatto si cerca di
imporre al vino. La botte nel Pinot Nero, quando usata correttamente, serve e
aumenta la sua eleganza, qualcosa che sanno bene in Borgogna.
Per non parlare poi delle bollicine prodotte con Pinot Nero, ovviamente, quelle
che nascono dal metodo classico, possibilmente con lungo affinamento in
bottiglia prima della sboccatura. Non voglio certamente sminuire le altre uve,
Chardonnay su tutte, ma il tocco di raffinatezza ed eleganza che il Pinot Nero
conferisce agli spumanti metodo classico è strepitoso. Per non parlare poi
della struttura: la presenza del Pinot Nero si fa ben notare anche in questo
aspetto sensoriale. Grande uva, il Pinot Nero. Eleganza e complessità di
profumi, acidità contrapposta a giusta astringenza, classe – tanta –
un'esplosione di freschezza, di aromi e sapori, difficile trovare un'uva capace
di magie simili. Grande uva, il Pinot Nero. Così esigente dalla vigna alla
cantina, da dare tutto il meglio di sé solo a un grande interprete capace di
capirlo e farlo esprimere per quello che realmente è, senza plagiarlo o
sovraccaricarlo con inutili artifici enologici. Grande uva e grande vino, il
Pinot Nero, nonostante sia difficile trovare bottiglie degne della sua
magnificenza. Ma quando la trovi – signore e signori – godetevi lo spettacolo
dei sensi, unico e irripetibile. Pinot Nero: sì, grazie! Spesso e volentieri.
Antonello Biancalana
|