Chi mi conosce sa bene della mia passione e interesse per i vini liquorosi,
spesso ne ho parlato anche nelle pagine di DiWineTaste. Vini sontuosi – ma
certamente non tutti – capaci di scaldare le emozioni come pochi altri vini al
mondo. I vini liquorosi, detti anche fortificati, dal punto di vista
strettamente tecnico, sono vini ai quali si aggiunge, in specifiche fasi della
produzione, acquavite da vino. Il risultato più evidente è l'aumento del volume
alcolico, una caratteristica che, sebbene abbia influssi evidenti
sul profilo organolettico, ricopre un ruolo decisamente secondario nella
qualità. Si deve comunque notare che l'aggiunta di alcol svolge un ruolo nella
qualità e dipende strettamente dalle sue caratteristiche. Un'acquavite di
scarsa qualità produce infatti risultati evidentemente negativi in termini
organolettici e sensoriali, pregiudicando quindi la finezza del vino. Questo
spiega uno dei motivi per i quali spesso molti vini liquorosi risultano essere
decisamente deludenti e sgraziati.
Marsala, Porto, Jerez – o Sherry, come dicono gli inglesi – Madeira, Banyuls
e Malaga, sono fra i vini liquorosi più conosciuti e importanti, certamente fra
quelli che meritano di essere degustati almeno una volta nella vita. Non sono
gli unici, ovviamente, ma di certo fra i più rappresentativi e celebrati. Va
detto che non tutti sono degni di nota e apprezzamento: delusioni clamorose se
ne trovano spesso anche in vini appartenenti a queste denominazioni. Ricca è
comunque la nutrita schiera di rappresentati di notevole, immensa e celestiale
qualità, certamente capaci di fare dimenticare – per sempre – la rozzezza dei
vini di minore pregio. Perché, di certo, avere nel calice un grandissimo
Marsala, un raffinatissimo Jerez o un sontuoso Porto, è pura sinfonia di sensi,
di emozioni ed eleganza. Soprattutto, è un'esplosione infinita di profumi e
aromi, un'esperienza sensoriale e organolettica che non ha eguali in altri vini
per maestosità e complessità.
I vini liquorosi hanno scritto pagine memorabili della storia del vino, non da
meno, di quella del commercio. Non è un segreto, infatti, che le stive delle
navi commerciali del passato fossero sovente cariche di pipe – le
tipiche botti da trasporto – colme di Marsala, Jerez, Porto e Madeira. La
passione degli inglesi per i vini liquorosi ha riempito pagine di storia,
comprese le gesta dell'ammiraglio Orazio Nelson il quale, si dice, fosse solito
festeggiare le sue vittorie con il Marsala. Victory wine – così lo
chiamava – e che considerava vino degno della tavola di ogni
gentiluomo. Che dire, poi, del Jerez? Così popolare nelle terre d'Oltremanica,
tanto da mutare il proprio nome in Sherry così da semplificarne la
pronuncia nella locale lingua. Una ricchezza di stili come nessun altro vino
liquoroso, il Jerez offre una straordinaria varietà di emozioni, stili e
sinfonie di sensi, partendo dal Fino arrivando al Pedro Ximénez,
il grande vino spagnolo merita certamente uno sfarzoso e sontuoso monumento.
Robusti e con un volume alcolico più alto rispetto ai vini normali,
qualcuno potrebbe trovare fuori luogo parlare dei vini liquorosi in occasione
della calda stagione estiva. Pensate a un magnifico Jerez Fino o a un Marsala
Vergine servito a una temperatura fresca – diciamo 12 gradi circa –
e capirete che questi vini non disdegnano di certo l'estate. In verità, c'è
anche chi li gradisce serviti a temperature molto più basse: personalmente
trovo che perdano una buona parte dei loro affascinanti profumi ma – come si
dice – de gustibus non disputandum est. Come si fa, poi, a pensare alla
gioiosa parata delle tapas spagnole senza un buon calice di Jerez Fino?
Impossibile, direi. Con i crostacei, non da meno con le olive e la frutta
secca, questo vino è capace di abbinamenti da favola. Parlando di questo grande
vino spagnolo, sarebbe poi un grave errore pensare al solo Fino o al Pedro
Ximénez. Manzanilla, Amontillado, Oloroso, Palo Cortado, Dulce e Cream – per
citare i principali stili – il Jerez offre infinite magnifiche interpretazioni.
Per non parlare poi del Porto, gloria immensa dell'enologia portoghese: più
che vino liquoroso, si potrebbe meglio definire vino semifermentato liquoroso,
visto che l'acquavite è aggiunta anche con lo scopo di interrompere la
fermentazione e lasciare un cospicuo residuo zuccherino. Questo fa del Porto un
magnifico vino da dessert, ma non disdegna certo altri e più complessi
abbinamenti, come il cioccolato e i formaggi, in particolare l'inglese
Blue Stilton, per esempio, con il quale da sempre forma una strepitosa
coppia. Anche in questo caso, l'offerta di stili è ragguardevole: un ventaglio
di straordinaria grandezza giocata per mezzo di botti, tempo e magia. Avere nel
calice un Porto Colheita o Late Bottled Vintage – possibilmente
affinato per qualche decina di anni – è una grandiosa esperienza di
degustazione. Tempo, quindi pazienza, ossidazione – non rozza e sgarbata,
s'intende – sono i preziosi alleati di questi grandissimi vini.
E il Marsala? Il grande vino siciliano, quando è grande per davvero,
evidentemente e senza timore di smentita, non ha nulla da invidiare ai suoi
illustri colleghi di Spagna e Portogallo. Lo stesso si può dire del glorioso
Madeira che, nonostante sia prodotto in un numero minore di stili, vanta storia
e magnificenza, oltre allo storico e singolare metodo di produzione noto come
estufagem. Grandi vini dalle emozioni forti e dall'intenso carattere
sensoriale, strepitosi per complessità, infiniti per magnificenza, esattamente
come il calice di Marsala Vergine qui al mio fianco e che mi ha tenuto
compagnia mentre scrivevo questo editoriale. Un Marsala Vergine di trenta anni,
un capolavoro di eleganza e complessità. Grandissimo vino il Marsala Vergine,
quando è all'altezza di onorare questo prestigio. Grandissimi vini i liquorosi.
Grande storia, grande classe, maestosa eleganza. Strepitosi vini da
meditazione, meravigliosi compagni della tavola raffinata e ricercata. Non da
meno, quando serviti nel giusto modo, anche ottimi compagni dell'estate.
Della mia sicuramente e senza ombra di dubbio.
Antonello Biancalana
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