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  Editoriale Numero 206, Maggio 2021   
Gelido AprileGelido Aprile  Sommario 
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Gelido Aprile


 La primavera, per chi si occupa di agricoltura, e quindi di viticoltura, è quella stagione che porta con sé le rinnovate speranze della rinascita, ma anche il timore di eventi nefasti tali da trasformare quella rinascita in morte anticipata. In certi casi, inoltre, questi disgraziati eventi provocano direttamente la mancata rinascita. Chiunque si occupi di agricoltura, è sempre costretto a controllare, spesso con una certa apprensione, quello che accade sia “in cielo” sia “in terra”, poiché le buone e le cattive notizie possono arrivare da entrambe le parti. L'unica certezza è che – nel caso di “brutte notizie” – si dovrà tentare di rimediare o prevenire, per quanto possibile, salvando tutto quello che si può salvare. Non sempre è possibile porre rimedio, non sempre, quindi, chi coltiva la terra riesce a raccogliere il frutto del proprio lavoro. Considerando, inoltre, che chi “lavora la terra” auspica legittimamente anche i “frutti” nella forma di profitti economici, la perdita e il rammarico sono doppi.


 

 Aprile, mese che dovrebbe esprimere la primavera nel suo splendore di fiori e temperature miti, a volte – purtroppo – può riservare cattive sorprese e, quando Madre Natura le elargisce in questo mese, le conseguenze sono gravi e preoccupanti. Fra gli eventi temibili del mese di aprile ci sono, infatti, i cali repentini e significativi di temperatura, quindi il concreto rischio di gelate. Questo fenomeno, infatti, colpisce direttamente i giovani germogli delle piante, i quali –  fragili e indifesi – sono irrimediabilmente danneggiati, determinando spesso anche la loro “morte”. Senza germogli, ovviamente, non ci saranno fiori, senza fiori non ci saranno frutti. In alcune circostanze, e dipendentemente dal momento nel quale si verifica la gelata, la pianta, caparbiamente, tenta nuovamente la generazione di nuovi germogli, condizione che è sempre e comunque dipendente dal corso delle condizioni meteorologiche della primavera. Nuovi germogli che, comunque, non hanno la “forza produttiva” di quelli persi con la gelata, ma – come si dice – è sempre meglio di niente.

 Nei giorni scorsi hanno particolarmente colpito le immagini giunte dalla Francia, o meglio, dai vigneti francesi. Una notizia resa particolarmente spettacolare dalle immagini aeree che mostravano i fuochi controllati all'interno delle vigne con lo scopo di scongiurare i terribili effetti della gelata di aprile. L'espediente – di certo suggestivo e che tutti i vignaioli vorrebbero evitare – ha lo scopo di creare una coltre di fumo sopra il vigneto così da limitare e scongiurare gli effetti della gelida temperatura. A vederle, quelle immagini che giungevano dalla Francia, davano l'impressione che sterminati ettari di vigne fossero in fiamme, in realtà, si stava cercando di limitare i danni mediante uno spettacolo al quale nessun vignaiolo vorrebbe assistere. In genere, questo espediente è efficace nel limitare possibili danni futuri ai fragili e giovani germogli – confidando nella clemenza di Madre Natura – di certo totalmente inefficace per quelli che, purtroppo, sono stati già danneggiati dalla gelata.

 La spettacolarità delle immagini aeree dei vigneti francesi ha fatto quasi ignorare quello che, non meno preoccupante, è accaduto in Italia. Aprile, infatti, è stato molto severo anche con i vigneti italiani e, più in generale, con l'intero comparto agricolo del nostro Paese. Non è mia intenzione – chiaramente – sminuire la gravità delle gelate che hanno colpito i vigneti di Francia, poiché i vignaioli francesi hanno subito conseguenze enormi a causa delle gelate, con una stima di distruzione dei vigneti compresa fra il 50 e l'80%. Le prime stime, infatti, ammontano a circa due miliardi di euro di danni e il governo francese, con lodevole tempestività, ha già stanziato un miliardo di euro a supporto dei vignaioli e agricoltori. Anche in Italia le gelate di Aprile hanno prodotto danni e perdite ingenti e, secondo Confagricoltura, la stima ammonta attualmente a un miliardo di euro. L'invito, implicito, è l'intervento fattivo e immediato delle competenti autorità politiche che si auspica possa essere tempestivamente accolto e si intervenga in modo opportuno a supporto degli agricoltori e vignaioli italiani.

 Verrebbe da dire “piove sempre sul bagnato”. La condizione critica del comparto vitivinicolo italiano – già duramente colpito dalle conseguenze economiche prodotte dalla pandemia da Covid-19 – sarebbe ulteriormente aggravata dal rischio delle perdite della stagione 2021. Per quanto concerne l'andamento del mercato dei vini italiani, l'attuazione della Brexit – l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea – con le conseguenti procedure e i vincoli burocratici e amministrativi, secondo il Centro Studi Divulga, hanno già causato una diminuzione del 36% nelle esportazioni di vino. Non è una buona notizia – a mio avviso, nemmeno per gli abitanti del Regno Unito, visto che anche le loro esportazioni hanno subito rallentamenti – poiché questo paese rappresenta uno dei mercati esteri più importanti per le cantine italiane. Le gelate di aprile hanno pertanto contribuito ulteriormente al peggioramento delle future possibilità di mercato per il vino italiano, considerando che – in certe zone – si parla della perdita di diverse migliaia di ettari di vigneti.

 Non solo vigne, evidentemente, poiché la perdita e il danno riguardano l'intero comparto agricolo con una stima di danni delle produzioni compresi fra l'80 e il 90%. A tale proposito – e per quanto riguarda nello specifico la condizione dei vigneti in Italia – i danni prodotti dalle gelate si sono verificati in zone limitate, tuttavia estese in tutto il territorio italiano. In modo particolare, secondo le prime stime, i vigneti a riportare i maggiori danni sono quelli collocati nelle zone di media collina e fondovalle, distruggendo soprattutto i germogli delle varietà precoci. Fra le regioni a riportare i danni più importanti troviamo Umbria e Toscana così come alcuni territori dell'Emilia-Romagna e del Veneto. Fra le zone meno colpite, le regioni del meridione. Salvo ulteriori conseguenze, e in attesa di controlli più approfonditi, non si prevedono in Italia – secondo le associazioni di categoria – diminuzioni significative nella produzione di vino, con l'eccezione, appunto, delle zone più colpite.

 È il ripetersi del ciclo delle stagioni, portando sempre con sé l'imprevedibilità e, talvolta, l'irreparabilità di certi eventi negativi. Non sempre, infatti, Madre Natura è clemente e magnanima con chi vive fra il cielo e la terra. In certi casi – non lo dimentichiamo – è l'uomo a condizionare e alterare il ciclo e la stabilità degli eventi naturali, in altri è semplicemente il corso della Natura e per il quale, molto spesso, siamo inermi, subendo le conseguenze estreme senza possibilità alcuna di intervento. La Natura da, la Natura toglie. Questo è qualcosa che ben sa – e sulla propria pelle – chi lavora la terra e dalla terra confida di raccogliere i frutti del suo lavoro. Non è, evidentemente, una conclusione passiva alla rassegnazione di dovere subire i capricci del fato di Madre Natura, più semplicemente la constatazione di un rischio possibile. Si deve attendere, come sempre, il termine della vendemmia e dopo – solo dopo – si può tirare un liberatorio respiro di sollievo innalzando il calice alla buona sorte e al buon lavoro svolto. E anche a Madre Natura.

Antonello Biancalana



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