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  Eventi Numero 239, Maggio 2024   
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Notiziario


 In questa rubrica sono pubblicate notizie e informazioni relativamente a eventi e manifestazioni riguardanti il mondo del vino e dell'enogastronomia. Chiunque sia interessato a rendere noti avvenimenti e manifestazioni può comunicarlo alla nostra redazione all'indirizzo e-mail.

 

Presentata l'Edizione 2024 dell'Osservatorio sulla Competitività delle Regioni del Vino


 
Un anno complesso il 2023 per il settore del vino, con un calo nelle importazioni a livello mondiale legate a ragioni sia di carattere congiunturale che strutturale. Ad un overstock di acquisti da parte degli importatori, generato da timori nelle rotture delle catene di approvvigionamento e di rialzi dei prezzi, si sono aggiunti gli effetti del rallentamento economico e del calo nella capacità di spesa dei consumatori, messa sotto pressione da fenomeni inflattivi. Accanto a questi impatti di natura congiunturale, si sono resi più evidenti gli effetti dei cambiamenti strutturali che da tempo affliggono i consumi di vino: riduzione degli acquisti di vino rosso, minor propensione al consumo da parte delle giovani generazioni, maggior attenzione al contenuto di alcol e orientamento delle preferenze verso vini più leggeri e a minor gradazione alcolica.
In questo scenario di elevata complessità e «disordine globale», l'export di vino italiano nel 2023 ha subito un lieve rallentamento a livello totale di vendite oltre frontiera meno dell'1% sia a valore che a volume rispetto al 2022), per quanto tale riduzione sia risultata più intensa nel caso dei vini fermi (-3% a valore) e nei mercati nordamericani. Al contrario, l'export di spumanti ha messo a segno un ulteriore aumento del 3,3% a valore a fronte di una riduzione nei volumi del 2%.
Rispetto a tale tendenza media che ha riguardato il vino italiano, come si sono comportati i vini delle singole regioni? L'Osservatorio sulla competitività delle Regioni del Vino, realizzato da Nomisma Wine Monitor in collaborazione con UniCredit, in questa edizione 2024 ha fotografato le performances dei vini regionali, sia sul mercato nazionale che in quello internazionale, analizzando nel contempo il posizionamento nel percepito dei consumatori italiani attraverso un'indagine originale che ha permesso di comprendere notorietà, reputazione, modalità e frequenza di consumo dei principali vini Dop italiani.
Dichiara Remo Taricani, Deputy Head of Italy di UniCredit: «L'Osservatorio mette in luce un mercato globale e domestico del vino in continua evoluzione, sia per ragioni endemiche al settore che per dinamiche più ampie afferenti alla sfera economica e geopolitica. Proprio per questo UniCredit si è impegnata a rinnovare la gamma di strumenti di sostegno per il settore, da affiancare al tradizionale supporto creditizio che oggi si attesta sui 900 milioni di euro di crediti a favore della filiera vitivinicola italiana. Penso per esempio al plafond da 1 miliardo di euro che abbiamo messo recentemente a disposizione con l'iniziativa “UniCredit per l'Italia” a supporto degli investimenti delle imprese agricole e agroalimentari, alle numerose emissioni obbligazionarie di minibond che hanno riguardato aziende del settore Food & Beverage e al rinnovato assetto della nostra rete di consulenza specialistica, con più di 200 gestori dedicati all'agribusiness dislocati su tutto il territorio nazionale».
«La fotografia che esce da questa disamina sui vini a denominazione rappresenta un'importante piattaforma di partenza per supportare gli stakeholders delle filiere vitivinicole regionali (imprese, istituzioni e soprattutto Consorzi di Tutela) nei percorsi di valorizzazione dei propri vini, soprattutto in merito alle attività di promozione e marketing. A maggior ragione in uno scenario di mercato sempre più complicato e in continua evoluzione, dove tra cambiamenti climatici, sociali, economici e demografici molti paradigmi produttivi, commerciali e di consumo stanno letteralmente saltando», sottolinea Denis Pantini, Responsabile Agrifood & Wine Monitor di Nomisma.
In merito all'export 2023, rispetto alla variazione registrata dal vino italiano nel suo complesso (-0,8% a valori), le prime 3 regioni per valore delle esportazioni si confermano Veneto, Piemonte e Toscana, che congiuntamente pesano per oltre i due terzi sull'export nazionale nonostante un dato inferiore all'anno precedente. Restando nel quadro delle top 10 regioni esportatrici, sono invece andate in controtendenza con importanti crescite Friuli-Venezia Giulia (+8,4%), Abruzzo, Puglia, Lombardia, Emilia Romagna e Trentino-Alto Adige.
Scendendo nel dettaglio delle tipologie di vini Dop (che a livello complessivo hanno tenuto sul fronte dei valori +0,3% ma perso su quello dei volumi, -4%) le crescite nell'export a valori hanno principalmente riguardato spumanti e vini bianchi, mentre i rossi fermi hanno subito riduzioni, in alcuni casi anche pesanti. Tra i vini bianchi Dop, l'aumento più rilevante ha riguardato quelli siciliani (+7%), tra gli spumanti il Prosecco (+5%), mentre tra i rossi hanno limitato le perdite quelli piemontesi (-1%). Male invece i rossi Dop del Veneto: -12%. Rimanendo nell'ambito delle top 10 Regioni vinicole più presenti a scaffale con i propri vini fermi e frizzanti Dop, va detto che quasi tutte hanno registrato diminuzioni nelle vendite a volume. Si sono “salvati” solamente i vini Dop della Sardegna (+13%) e dell'Abruzzo (+3%) mentre i vini Dop della Sicilia e del Trentino-Alto Adige hanno sostanzialmente mantenuto gli stessi volumi di vendita del 2022, registrando una variazione positiva compresa tra +0,1% e +0,3%.
Oltre al quadro sulle performance, l'edizione 2024 dell'Osservatorio si è arricchita dei risultati di una survey che ha coinvolto 1.000 consumatori italiani di vino, rappresentativi della popolazione italiana per genere, età e residenza territoriale. Gli obiettivi dell'indagine sono stati, tra gli altri, quelli di valutare la notorietà dei principali vini a denominazione presso il consumatore, identificare le regioni maggiormente apprezzate nella produzione di vini per tipologia e mostrare i comportamenti di consumo a livello territoriale (frequenza, canali di acquisto, ecc).
Una delle principali evidenze emerse dalla survey riguarda la percezione presso il consumatore italiano delle regioni a cui vengono associati i vini di maggiore qualità. Piemonte, Toscana e Veneto svettano su tutte, interponendo una lunga distanza con le regioni inseguitrici vale a dire Friuli-Venezia Giulia, Sicilia, Trentino e Puglia. Rispetto al terzetto di testa, vale la pena sottolineare come nel caso dei consumatori più giovani (Gen Z), il gradino più alto del podio spetta alla Toscana.
Scendendo nello spaccato delle categorie, Piemonte, Toscana e Veneto sono anche le regioni a cui vengono associati i vini rossi fermi di maggiore qualità. Per quelli bianchi, il podio è invece composto – sempre nell'ordine – da Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia e Sicilia. Per i rosati, Veneto, Toscana e Abruzzo mentre per gli spumanti sono Veneto, Lombardia e Trentino le regioni che a detta del consumatore italiano producono le bollicine di maggiore qualità.
Ed è anche in virtù di tale percezione se, in termini di notorietà spontanea (e quindi senza un elenco di vini tra cui scegliere), le prime 3 denominazioni che vengono in mente ai consumatori sono Chianti, Prosecco e Barolo. Interessante anche il fatto che appena il 3% degli italiani non è in grado di citare un vino Dop.
Scendendo ancora di un ulteriore livello di dettaglio, l'indagine ha messo in luce – per un panel di vini a denominazione più rappresentativi delle singole regioni – la percezione dei consumatori rispetto alle stesse Dop in termini di valori e attributi espressi, anche rispetto sia alle caratteristiche reputazionali che alle situazioni di consumo.
Così, ad esempio e considerando gli spumanti, il Prosecco emerge tra i consumatori per freschezza e convivialità, il Franciacorta per qualità ed eleganza, il Trento Doc per qualità e richiamo al territorio. Analogamente, pensando alle situazioni di consumo principalmente attribuite, il Prosecco si configura come uno spumante perfetto per festeggiare, adatto per l'aperitivo e molto versatile, mentre per Franciacorta e Trento Doc emerge anche la connotazione di vino adatto per un regalo speciale o un'occasione importante.

L'Export del Vino Torna a Crescere: +14% nel 2024

Tornano a crescere nel 2024 le esportazioni di vino italiano, con un aumento in valore del 14% a gennaio rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, a testimonianza della resilienza del settore, più forte di cambiamenti climatici e tensioni internazionali. È quanto emerge da una analisi Coldiretti su dati Istat relativi al commercio estero, diffusi al Vinitaly.
Dopo il lieve arretramento fatto segnare lo scorso anno, con un valore di 7,8 miliardi che fa comunque del vino la prima voce dell'export agroalimentare, la corsa delle bottiglie tricolori riprende a partire dagli Stati Uniti, primo mercato di riferimento, con una pari crescita del 14%. Segno positivo anche in Germania, secondo sbocco – continua Coldiretti – con un +3% mentre in Gran Bretagna l'aumento è addirittura del 20%. Lieve crescita anche in Francia (+6%) ma in Russia sono quasi raddoppiate (+87%).
Il boom del vino spinge il dato generale delle esportazioni agroalimentari Made in Italy che a gennaio salgono a quota 5,3 miliardi di euro, con un aumento del 13% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, secondo l'analisi Coldiretti su dati Istat. Un inizio positivo che segue il record di sempre fatto registrare lo scorso anno con 64 miliardi.

OIV: Cento Anni per il Miglioramento della Coltivazione della Vite e della Produzione del Vino

«Aumento incontrollato della produzione e del commercio di bevande adulterate che venivano chiamate vino, mancanza di una definizione comune di vino che consentisse un contrasto unificato delle frodi, colpevolizzazione del vino durante il decennio del proibizionismo e mancanza di un organismo internazionale di confronto e di studio delle varie problematiche tecnico-scientifiche della filiera vitivinicola». Sono questi gli argomenti che cento anni fa spinsero Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Grecia a far nascere l'Organizzazione internazionale della vite e del vino (Oiv).
Lo ha ricordato Luigi Moio, presidente dell'Oiv, all'incontro, unico momento in Italia, che l'Accademia italiana della Vite e del Vino (Aivv) ha promosso in sinergia con l'Accademia dei Georgofili a Firenze. Il presidente Moio ha poi ricordato sottolineandolo che Oiv «è una organizzazione intergovernativa a carattere tecnico-scientifico che comprende ben 50 Stati membri e rappresenta l'87% della produzione mondiale di vino e il 71% del consumo mondiale».
Nel 1924, alla base della nascita dell'Organizzazione c'era la voglia di «stimolare gli studi scientifici finalizzati a far conoscere e apprezzare il valore positivo di un consumo moderato del vino» oltre a «esaminare le normative adottate nei vari Paesi, allo scopo di predisporre una definizione comune di vino, tutt'oggi valida, e incoraggiare lo sviluppo e l'adozione di procedure analitiche rivolte a garantire la purezza, la genuinità e l'integrità del vino». E infine «istituire un Ufficio Internazionale del Vino per concepire raccomandazioni su basi scientifiche agli Stati membri allo scopo di facilitare un'armonizzazione delle loro politiche vitivinicole per agevolare gli scambi internazionali» ha rimarcato Moio.
Nel porgere i saluti di benvenuto ai partecipanti, il Presidente dei Georgofili Massimo Vincenzini ha sottolineato come non ci sia luogo più adatto dell'Accademia dei Georgofili per celebrare i cento anni dell'OIV: «I Georgofili esistono da oltre 270 anni e si sono sempre interessati alla viticoltura e alla trasformazione dell'uva in vino, fin dalla loro fondazione, come è testimoniato da vari documenti custoditi nel nostro archivio storico. Siamo dunque molto lieti di ospitare l'OIV per celebrare insieme il compleanno di questa importante organizzazione, che tanto ha fatto per il progresso scientifico di viticoltura ed enologia».
Durante la mattinata sono stati consegnati dal Presidente di Oiv, Luigi Moio, il bicchiere, la bottiglia e la spilla celebrativa del centenario di Oiv al Presidente dell'Accademia Italiana della Vite e del Vino, Rosario Di Lorenzo, al Presidente dell'Accademia dei Georgofili, Massimo Vincenzini e al Presidente di Masi, Sandro Boscaini, in qualità di Accademico di Aivv e sostenitore di Oiv per il programma di borse di studio per la formazione dei giovani professionisti del settore. «Un onore poter ricevere questo riconoscimento che premia lo sforzo e il lavoro anche dell'Accademia Italiana della Vite e del Vino in questo sessanta anni di storia che ricorrono proprio nel 2024 – ha commentato il Presidente di Aivv, Rosario Di Lorenzo – questa giornata rappresenta l'importanza oggi più che mai di fare sistema nel mondo del vino italiano e mondiale».
«Sono estremamente onorato di essere presente alla celebrazione per i 100 anni di Oiv in veste di accademico e in qualità di Presidente della sesta azienda membro del suo “Consortium”, composto da importanti realtà vitivinicole che sostengono l'organizzazione in materia di Ricerca e Sviluppo. Masi è infatti l'unica a rappresentare l'Italia in questo prestigioso gruppo. Il riconoscimento ricevuto oggi è un tributo alla nostra azienda e all'impegno di oltre quattro decenni del nostro Gruppo Tecnico che, attraverso la presenza consolidata nei più importanti contesti scientifici internazionali e il suo storico Seminario in occasione di Vinitaly, porta un contributo costante alla conoscenza del mondo del vino, delle uve autoctone e delle espressioni enologiche del nostro Paese» ha dichiarato Sandro Boscaini, Presidente di Masi Agricola.
Nella giornata poi hanno preso la parola alcuni tra i più luminari esperti del settore. Tra questi anche Mario Fregoni, presidente onorario Oiv, che ha tenuto a precisare come «all'inizio del 1900 esistessero 10 milioni di ettari di vite, diffusi soprattutto in Europa. Spagna, Italia e Francia erano i tre grandi Paesi viticoli». Ma in quegli anni, oltre ai problemi, anche sociali, causati della Prima guerra mondiale, la viticoltura dovette fare i conti con «l'arrivo della fillossera dall'America settentrionale, che distrusse quasi 3 milioni di ettari dei vigneti europei. Sempre nella seconda metà del 1800 giunsero in Europa dall'America altri due flagelli fungini, l'oidio e la peronospora», ha ricordato Fregoni.
All'incontro che si è tenuto presso l'Accademia dei Georgofili, Enrico Battiston, capo Unità Viticoltura di Oiv, ha messo in luce il lavoro fatto dall'Organizzazione per l'impatto del cambiamento climatico sulla vitivinicoltura internazionale e lo sviluppo sostenibile del sistema vitivinicoli. In particolare, ha detto Battiston, «più di venti anni fa, l'Oiv avviò un percorso di riflessione che ha portato all'elaborazione di diverse risoluzioni, a partire dalla definizione di sostenibilità fino all'analisi degli aspetti ambientali, sociali, economici e culturali associati ai principi generali della sostenibilità». Ha portato avanti «un percorso normativo e di armonizzazione realizzato anche grazie alla creazione di un gruppo di esperti dedicato, il gruppo Clima poi divenuto Enviro e infine Sustain». E questo gruppo ha in discussione «tre bozze di risoluzione riguardanti la definizione della viticoltura di montagna e in forte pendenza, la definizione dei principi dell'agroecologia e la più complessa definizione di resilienza per il settore vitivinicolo».
Sempre per quanto riguarda il ruolo dell'Oiv, Vittorino Novello vicepresidente della Commissione Viticoltura Oiv, ha detto che negli anni «con il progredire delle conoscenze e l'incremento delle problematiche vitivinicole, si è reso necessario affrontare i problemi in modalità maggiormente interdisciplinare e trasversale». E «La Commissione viticoltura ha approvato 171 risoluzioni, di cui 57 sulle tecniche viticole, 42 su argomenti ambientali, 32 su prodotti non fermentati e 40 sulle varietà di vite».
Oiv, tuttavia, non si occupa oggi soltanto di pratiche, ma fornisce anche contributi fondamentali di Economia e Diritto grazie al lavoro della Commissione III. E questo lo ha fatto presente Antonio Seccia segretario scientifico. «La Commissione Economia e Diritto è articolata in 5 gruppi di esperti. Si tratta di Diritto e informazioni ai consumatori, Analisi economica, mercati e consumo, bevande spiritose vitivinicole, Cultura, formazione e patrimonio e statistica». E, dal «1928 al 2023 la Commissione ha adottato 263 risoluzioni, riferite in particolare a tematiche quali l'etichettatura dei vini e delle bevande a base di vino, la protezione del consumatore, il consumo responsabile, la tracciabilità dei prodotti, gli aspetti normativi della dealcolazione, la definizione delle bevande spiritose di origine vitivinicola, l'armonizzazione dei programmi di formazione nel settore vitivinicolo».
Il contributo dell'Italia alla crescita dell'Oiv è stato importante in quanto, ha evidenziato Damiano Li Vecchi capo delegazione italiana Oiv, direzione generale del Masaf, «ha consentito di contribuire in modo incisivo allo sviluppo lavori importanti, alcuni fondamentali, per il perseguimento degli stessi obiettivi dell'Oiv e che, nel futuro, contribuiranno al raggiungimento delle ulteriori sfide che la attendono».

 


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