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La BottigliaIl contenitore per eccellenza usato per il trasporto del nettare di Bacco rivela segreti e forme che raccontano le tradizioni e la storia dei popoli produttori di vino |
Al termine della vinificazione, il lavoro del produttore, la bravura e l'abilità dell'enologo, l'anima e il calore delle terre da cui proviene un uva, si realizzano nella bevanda di Bacco, il vino, che viene sigillato in un contenitore di vetro e affidato al suo destino, spesso intraprende un viaggio verso mete lontane dai luoghi di provenienza, spesso, quando giunge a destinazione, viene riposto in un tranquillo ambiente nella speranza che il tempo lo migliori e lo renda più nobile. Tutto questo è reso possibile da quell'oggetto che da alcuni secoli è un fidato compagno del vino: la bottiglia. Il problema di conservare il vino in un contenitore capace di mantenerlo il più possibile integro e di consentirne anche il trasporto, ovviamente per ragioni puramente commerciali, è una necessità che da sempre è stata legata alla produzione di vino. La scelta più moderna, la cui origine è da ricondursi a qualche secolo fa, è la bottiglia di vetro che, nonostante la sua apparente fragilità e la sua certa solidità, si è confermato oramai come un affidabile contenitore, unitamente ad altri essenziali fattori ambientali, ideale per la conservazione e l'affinamento del vino. I primi esempi di pratici contenitori adatti al trasporto del vino furono le anfore, contenitori generalmente di terracotta di forma allungata e con due manici adatti al trasporto, molto utilizzati in tempi antichi dagli Etruschi, dai Greci e dai Romani. L'enorme quantità di anfore ritrovate nei vari paesi dell'Europa testimoniano che questi contenitori erano ampiamente e massicciamente utilizzati per il trasporto di vino, non da ultimo, testimoniamo che il commercio del vino era un aspetto dell'economia piuttosto rilevante. Le anfore avevano in genere un corpo piuttosto ampio che si restringeva verso l'alto per formare il collo sul quale si trovavano sia la stretta apertura, sia i due manici. Una volta riempite con il vino, le anfore venivano chiuse con dei tappi, in genere di legno, sughero o argilla, e sigillate con della malta. Pare che i primi ad utilizzare il sughero per la chiusura delle anfore furono gli Etruschi. Data la natura porosa delle anfore, spesso venivano rivestite completamente con resina di pino con lo scopo di sigillarle in modo ottimale. Un altro contenitore che fu inventato per il trasporto del vino, e solo successivamente utilizzato come strumento di cantina, fu la botte di legno, ideata probabilmente nella zona di Bordeaux, e che consentiva di trasportare grandi quantità di vino assicurando anche una buona conservazione, almeno fino a quando dalla botte non veniva prelevato vino, condizione che favoriva l'ingresso dell'ossigeno con la conseguente ossidazione del suo contenuto. Contenitori di terracotta furono utilizzati per la mescita e il trasporto del vino fino a quando, nel XVII secolo, l'industria della lavorazione del vetro migliorò le proprie tecnologie produttive e il vetro divenne disponibile in quantità commerciali, prevalentemente assumendo forme di bottiglie. Le prime bottiglie di vetro avevano forme molto diverse rispetto a quelle attualmente in uso, erano piuttosto basse e larghe; questo suggerisce che non si considerava ancora la possibilità di conservare il vino mantenendo coricata la bottiglia. La forma delle bottiglie di quei tempi assomigliavano più a cipolle e vesciche, piuttosto che avere le forme tipiche dei giorni nostri. Forme tozze, larghe, basse e con colli corti e conici tali da suggerire anche un poco pratico e comodo utilizzo durante la mescita. La trasparenza del vetro di quei tempi non era perfetta e spesso si notavano impurità e colori verdastri più o meno intensi che indirettamente beneficiavano alla conservazione del vino e lo proteggevano dall'azione della luce solare. Con il tempo, le forme delle bottiglie hanno subito dei cambiamenti, abbandonando progressivamente le forme basse e larghe e assumendo invece forme sempre più slanciate e strette. Questi nuovi stili produttivi diede la possibilità agli appassionati di vino di scoprire un fattore fondamentale per la conservazione del vino: mantenere la bottiglia coricata consentiva, non solo di conservare più a lungo il contenuto, ma anche e soprattutto di migliorare il gusto e gli aromi del vino. Un dettaglio fondamentale che ha rivoluzionato il commercio e il valore economico del vino. Mantenere la bottiglia coricata significava anche mantenere bagnato il sughero, quindi prevenire il suo restringimento e la conseguente ossidazione del vino, un fattore fondamentale e noto per la buona conservazione e l'affinamento del vino in bottiglia. Mantenere la bottiglia coricata consentiva, inoltre, un migliore e semplice stoccaggio nelle cantine ottimizzando enormemente l'uso degli spazi. La forma delle bottiglie si è evoluta anche in accordo alle tradizioni e alle usanze dei popoli che le costruivano, la maggioranza delle bottiglie, nonostante siano ampiamente diffuse in tutto il mondo, portano ancora il nome della zona di provenienza.
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La forma delle bottiglie moderne, se si escludono quelle di certi vini tradizionali provenienti da zone ristrette, è alta e slanciata. Le forme delle bottiglie vengono modellate in modo da conferire loro particolari caratteristiche fisiche adatte sia allo stoccaggio, sia al servizio e alla mescita del vino. Ogni bottiglia è composta dalle seguenti parti: base, corpo, spalla e collo. La base, oltre ad avere l'evidente funzione di consentire alla bottiglia di rimanere in posizione verticale, è spesso modellata con una forma piuttosto concava, caratteristica che non è presente in tutti i tipi di bottiglia. La ragione di questa rientranza è probabilmente dovuta a ragioni produttive storiche. Quando le bottiglie venivano prodotte soffiando una massa di vetro incandescente e senza fare uso di stampi, la parte che doveva fungere da base assumeva una forma tondeggiante e che avrebbe reso impossibile la posizione verticale. Questa parte tondeggiante veniva quindi spinta verso l'interno della bottiglia, ovviamente quando il vetro era sufficientemente caldo e modellabile, in modo da formare una base. Questa rientranza, che ancora oggi è presente in molti tipi di bottiglie, svolge un'utile funzione nei vini affinati e che hanno prodotto sedimenti. Per effetto della sua forma, quando la bottiglia viene mantenuta in posizione verticale, i sedimenti del vino si depositeranno nella base, disponendosi lungo l'anello creato dalla rientranza, piuttosto che essere cosparsi nell'intera superficie della base, nel caso in cui la bottiglia fosse sprovvista della rientranza. La concentrazione dei sedimenti in una zona così ristretta faciliterà la decantazione del vino evitando in modo considerevole ai sedimenti di tornare in sospensione e quindi rovinare l'aspetto del vino. Il corpo, che costituisce la parte più estesa della bottiglia, si estende dalla base fino alla spalla, cioè quella parte che si restringe in modo più o meno accentuato in modo da formare il collo. La forma delle spalle di una bottiglia svolge una funzione molto importante sia per la mescita sia per la decantazione del vino. Spalle accentuate, come per esempio quelle della bottiglia Bordolese (figura ), costituiscono un'efficace barriera per gli eventuali sedimenti prodotti dall'invecchiamento. Durante il travaso del vino in un bicchiere o in una caraffa, i depositi verranno trattenuti dalle spalle consentendo quindi un migliore controllo delle operazioni di travaso. Per questa ragione, i vini che tendono a produrre sedimenti più o meno abbondanti, vengono imbottigliati in bottiglie che hanno spalle accentuate, come la Bordolese, mentre i vini bianchi, che in genere non vengono affinati in bottiglia e quindi non producono sedimenti, o comunque vini rossi che producono una quantità ridotta di sedimenti, vengono imbottigliati in bottiglie con spalle slanciate o addirittura senza spalle, come la Borgognona, usata anche per i vini rossi, o il Flauto, usata esclusivamente per i vini bianchi. (figura)
Il collo è la parte più stretta della bottiglia sulla quale si trova l'apertura che consente la mescita del vino. In prossimità dell'apertura, si trova un anello sporgente detto cercine. La presenza di questo anello è dettata da ragioni storiche e veniva utilizzato per ancorare il tappo alla bottiglia mediante corde o fili di metallo, o per consentire una migliore presa della ceralacca o della pece spesso utilizzata per sigillare le bottiglie. La funzione essenziale del cercine può essere ancora osservata in tutte le bottiglie di spumante: le gabbiette di metallo, che trattengono il tappo contrastando la forza della pressione interna, sono saldamente ancorate su questo robusto anello di vetro. La forma delle bottiglie deriva principalmente dalle tradizioni dei luoghi dove queste venivano prodotte e alcune di queste sono pressoché diffuse in tutto il mondo e utilizzate in modo massiccio per l'imbottigliamento del vino. L'elenco seguente riporta le bottiglie più utilizzate per l'imbottigliamento dei vini oltre ad alcune bottiglie strettamente legate a particolari vini prodotti in determinate zone.
Le forme di queste bottiglie sono riportate nelle figure.
Il volume tipico delle bottiglie da vino è di 0,750 litri e questa capacità viene definita semplicemente una bottiglia. Le dimensioni e i volumi delle bottiglie variano in genere in accordo a questa capacità, assumendo multipli o frazioni di questa misura. Le varie dimensioni delle bottiglie vengono identificate con dei nomi specifici piuttosto che con la misura della loro capacità. La tabella riporta i nomi e i volumi dei vari formati di bottiglia attualmente in uso sia per i vini fermi sia per lo Champagne e gli spumanti. I nomi scelti per le bottiglie di Champagne di grande formato sono quelli di alcuni re delle grandi civiltà medio-orientali del passato. La ragione della scelta di questi nomi è da attribuire ad alcuni mercanti di Champagne che, alla fine del XIX secolo, consapevoli che il consumo principale di Champagne era in occasione di festività e momenti importanti di celebrazione, decisero di associare alle grandi bottiglie i nomi di alcuni grandi re delle antiche civiltà medio-orientali in modo da fare ricordare e associare l'uso e il consumo di questi formati in momenti importanti e significativi. I grandi formati hanno da sempre suscitato un grande fascino sia fra gli appassionati di vino sia fra i collezionisti. Va comunque osservato che gli spumanti contenuti nelle bottiglie di capacità superiore ai 3 litri (Jéroboam) difficilmente hanno subito la seconda fermentazione, tipica del metodo classico, in queste bottiglie. Spesso le bottiglie di grande formato vengono riempite con bottiglie più piccole al termine del processo di spumantizzazione.
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Uno dei fattori che consentono una buona conservazione del vino è la protezione dalla luce. Il colore della bottiglia rappresenta quindi un fattore di estrema importanza che consente di prolungare la vita di un vino nel corso del tempo. Bottiglie di vetro con colori più o meno scuri offrono infatti una buona protezione all'azione della luce e ne prevengono, in buona parte, i negativi effetti che questa esercita nel vino. Tuttavia si ritiene che il colore delle bottiglie sia in effetti una conseguenza delle metodologie di lavorazione del passato, quando la produzione di vetri dava colori tendenti al verde e talvolta al marrone a causa della non perfetta purezza dei componenti utilizzati.
Il colore delle bottiglie è inoltre una caratteristica tradizionale di certe zone. Il flauto, per esempio, è in genere di colore verde nell'Alsazia e assume un colore marrone nella zona del Reno. Un altro esempio è dato dalla bottiglia Bordolese. Per l'imbottigliamento dei vini bianchi si preferisce quella incolore, mentre per i vini rossi si utilizza quella di colore verde o marrone. Un altro colore che è legato strettamente ad una particolare zona è il cosiddetto foglia morta, un colore verde-giallo, tipico di alcune bottiglie Borgognone utilizzate sia per lo Chardonnay che per il Pinot Nero, e che è piuttosto diffuso anche in altre parti del mondo. A prescindere dalle ragioni tradizionali e produttive che determinano il colore del vetro delle bottiglie, è sempre preferibile utilizzare quelle di colore scuro, soprattutto per quei vini che sono destinati all'affinamento. Appare piuttosto curiosa l'abitudine di certi produttori, anche se dettate da ragioni storiche e tradizionali, di imbottigliare il vino bianco in bottiglie incolore. Questo tipo di vino, più di ogni altro, necessita di una maggiore protezione contro gli effetti della luce e appare poco appropriata la scelta di questo tipo di bottiglia. Va comunque osservato, ad onore del vero, che i vini bianchi non sono in genere adatti all'affinamento e che probabilmente quest'abitudine sia semplicemente un'indicazione del produttore a consumare il vino prima possibile. Anche la dimensione della bottiglie influisce in larga parte sulla conservabilità e sullo sviluppo dei processi di affinamento del vino. Nelle bottiglie di dimensioni piccole, come per esempio la mezza bottiglia o il quarto, il vino matura più in fretta ed è quindi poco adatta per l'affinamento. La ragione di questa accelerata maturazione è dovuta dalla maggiore quantità di ossigeno in rapporto al vino all'interno della bottiglia, e pertanto il processo di ossidazione si svolgerà più rapidamente. La condizione è invece più favorevole con l'aumentare della capacità della bottiglia in quanto la quantità di ossigeno sarà minore se rapportata alla quantità di vino. Per questa ragione il vino nelle bottiglie di grande formato matura più lentamente e consente un migliore sviluppo delle qualità organolettiche del vino. Un altro fattore determinante per la conservazione del vino nella bottiglie è il cosiddetto `livello di riempimento cioè il livello raggiunto dal vino all'interno della bottiglia. Minore sarà il livello di riempimento e maggiore sarà lo spazio destinato all'ossigeno con la conseguenza di accelerare i processi ossidativi. Il livello di riempimento può variare durante l'affinamento del vino in bottiglia a causa di cambiamenti repentini di temperatura che producono espansioni del vino e che lo forzano ad uscire dalla bottiglia aumentando, per contro, lo spazio libero che verrà occupato dall'ossigeno. Controllare il livello di riempimento delle bottiglie è sempre una buona abitudine quando si acquista vino: è buona norma diffidare di quelle bottiglie, soprattutto se si tratta di vini affinati per lungo tempo, che presentano livelli di riempimento bassi.
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