![]() Cultura e Informazione Enologica dal 2002 - Anno XXIII |
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Notiziario |
In questa rubrica sono pubblicate notizie e informazioni relativamente a eventi e manifestazioni riguardanti il mondo del vino e dell'enogastronomia. Chiunque sia interessato a rendere noti avvenimenti e manifestazioni può comunicarlo alla nostra redazione all'indirizzo e-mail.
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Tutti in Piazza a Breganze: C'è la Prima del Torcolato |
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Breganze si fregia della Denominazione di Origine Controllata dal 1968: è la prima DOC del Vicentino a vedere la luce. Il Torcolato è sicuramente il vino che meglio esprime ed incarna la storia secolare e la tensione al perfezionismo di tutti i prodotti della zona DOC, frutto com'è di sapienze tramandate di generazione in generazione, di lavoro artigianale, di selezione certosina dei grappoli insieme a una grandissima perizia enologica. Il vino del resto è di casa a Breganze fin dall'antichità: la felice posizione geografica tra l'Altopiano di Asiago e la pianura, ben collegata alle vie di comunicazione già da epoca romana grazie alle centuriazioni, ed il terreno alluvionale associato ad un microclima particolare, vi hanno favorito molto la coltivazione della vite. L'appuntamento per festeggiare ed assaggiare il mosto dolcissimo del futuro Torcolato è dunque per il pomeriggio di domenica 16 gennaio 2011, quando i produttori locali sfileranno in piazza sui loro carretti stracolmi di uve, che verranno sottoposte ad una torchiatura soffice sul palco eretto al centro della piazza. Il nettare che si ottiene dalla spremitura impiegherà almeno altri diciotto mesi di maturazione controllata, prima di poter essere imbottigliato. Un lavoro lungo e scrupoloso, che dà vita ad un vino memorabile: lo rendono inconfondibile il colore giallo dorato, il profumo intenso di miele di acacia e fiori bianchi, il sentore in bocca di frutta, di fichi e di albicocche secchi, di datteri e nocciole, con leggere note di agrumi, come di scorze d'arancia o di mandarino, ed un gradevole accenno speziato, impartito dall'affinamento in legni nobili nell'interpretazione di alcuni produttori. La sua straordinaria dolcezza è contemperata da una buona acidità, che gli deriva dall'uva autoctona Vespaiola, leggermente aromatica ed esclusiva della zona di Breganze, da cui ha origine. Il nome Torcolato nell'opinione più diffusa deriva dal metodo utilizzato per asciugarne le uve subito dopo la vendemmia: attorcigliate, torcolate per l'appunto, con una coppia di spaghi, vengono lasciate appese nei mesi invernali alle travi di soffitte pulite e ben aerate. Secondo altri invece il nome sarebbe dovuto dal fatto che l'uva appassita viene torchiata: questa interpretazione lascia perplesso più di qualche produttore, per cui quale delle due versioni sia con certezza la più fondata non si saprà, probabilmente, mai. Durante la manifestazione si potrà inoltre assistere alla sfilata della Magnifica Fraglia del Torcolato, seguita dalla nomina dei nuovi confratelli e dalla proclamazione pubblica dell'Ambasciatore del Torcolato nel mondo per l'anno 2011. Si proseguirà con la vendita benefica delle bottiglie della Prima del Torcolato Vendemmia 2008 e la premiazione della sesta edizione del concorso Realizza l'etichetta della Prima del Torcolato, il cui vincitore avrà l'onore di etichettare la bottiglia celebrativa della Prima del Torcolato DOC Breganze vendemmia 2010 con la propria opera. In occasione della Prima, si terrà il classico mercatino dei prodotti tipici della Strada del Torcolato e dei Vini di Breganze, con possibilità di degustare ed acquistare i Torcolati dei Soci del Consorzio Tutela Vini DOC Breganze e altre specialità enogastronomiche tipiche. Sarà inoltre possibile visitare il campanile di Breganze, il più alto del Veneto dopo quello veneziano di San Marco. |
Rocca delle Macie: Arriva l'Enologo Lorenzo Landi |
«Con la vendemmia 2010 abbiamo portato in cantina uve sane e di qualità - dice
Sergio Zingarelli, patron di Rocca delle Macie - nonostante sia stata un'annata
impegnativa e rischiosa a causa del suo bizzarro andamento climatico. Sono
risultati, questi, che non arrivano per caso quanto, piuttosto, grazie alla
buona pianificazione del lavoro in vigna, iniziata oltre 10 anni fa, quando
decidemmo di avviare un imponente reimpianto dei vigneti che ci consentisse di
ottenere il meglio dai terreni e dalle uve. Oltre 200 ettari in produzione tra
il Chianti Classico e la Maremma rappresentano un investimento costante che
deve essere supportato da un impegno considerevole nella gestione. Per questo
ci siamo organizzati anche con un razionale e preciso sistema di controllo». Infatti, per quanto riguarda la parte agronomica, Rocca delle Macie si avvale di sistemi di precisione che permettono di monitorare costantemente le viti e identificarne i bisogni. Ogni filare, viene indagato con una tecnologia che consente di registrare la vigoria di ciascuna pianta. Dalla mappatura dello stato di salute dei vigneti si potrà decidere di fare interventi mirati e solo se necessari. I vigneti, cresciuti sani e in equilibrio, possono così affrontare al meglio il variare dell'andamento climatico, mai prevedibile, di ciascuna annata. E non solo. Poiché si sa già dove andare, si riduce al minimo indispensabile l'uso di trattamenti, a grande beneficio della salute e della tutela dell'ambiente. «Ma i buoni risultati - continua Sergio Zingarelli - oltre che con gli investimenti e con la tecnologia, si raggiungono con la professionalità e con il lavoro di squadra tra i vari reparti dell'azienda. Quest'anno nel nostro staff, ad Alfio Auzzi, responsabile agronomico e a Luca Francioni, responsabile enologico, si unisce l'esperienza e la professionalità di un nuovo consulente, l'enologo Lorenzo Landi. Con una squadra così strutturata iniziamo già a pensare alla vendemmia 2011: sono in programma delle riunioni, a partire dai prossimi giorni per valutare i primi interventi da fare a partire da gennaio. E so che nuovamente avremo ottime uve da bellissimi vigneti - conclude orgoglioso Zingarelli - che sarò felice di poter mostrare a tutti coloro che vorranno venire a trovarci in azienda». Quindi si ricomincia. Finita l'adrenalina della vendemmia, spenti i trattori e in compagnia del solo rumore del mosto che bolle in cantina, mentre il vigneto dorme c'è chi pensa alla sua salute futura, che vuol dire vino ottenuto da uve sane in ambiente tutelato e protetto. |
A Vicenza il Punto sul Genoma della Vite |
«Gli studi genomici costituiscono un segmento emergente dell'ampelologia,
ossia della scienza che studia la vite; si tratta di un argomento di estrema
importanza, soprattutto in prospettiva: per questo abbiamo voluto approfondire
questo tema, proiettato nel futuro, nella Tornata di chiusura dell'anno
accademico 2010». Con queste parole, Antonio Calò, presidente dell'Accademia
Italiana della Vite e del Vino, la principale istituzione italiana in campo
vitivinicolo, che ha sede a Vicenza, ha aperto i lavori del Convegno Presente
e futuro degli studi genomici della vite, che ha avuto luogo presso la
Biblioteca Internazionale La Vigna, in Contrada Porta Santa Croce. Dopo l'introduzione dell'Accademico Angelo Costacurta (Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione, Veneto), ideatore e organizzatore della giornata, l'intervento di Michele Morgante (Università di Udine) ha affrontato il tema dell'analisi del genoma ponendo l'accento sui sulle applicazioni alla vite e sottolineando l'importanza degli studi genomici sulla difesa di agenti patogeni quali, ad esempio, peronospora e oidio: «Obiettivo degli studi è quello di utilizzare le differenze tra diversi tipi di vite, incrociandone i patrimoni genetici, per velocizzare il processo di selezione e ottenere in prospettiva vitigni più resistenti e qualitativamente migliori; le tecnologie a nostra disposizione consentono oggi di sequenziare a costi contenuti un numero altissimo di vitigni per conoscerne il patrimonio genetico». Mario Pezzotti (Università di Verona) ha poi illustrato le applicazioni della tecnologia genomica alla viticoltura, con particolare approfondimento sul processo di maturazione della bacca. Claudio D'Onofrio (Università di Pisa) si è invece concentrato sulla caratterizzazione funzionale dei geni responsabili della biosintesi degli aromi delle uve, illustrando l'analisi dell'evoluzione dei profili aromatici e la rispettiva correlazione con il patrimonio genetico. Stefano Meneghetti (CRA Viticoltura) ha infine esposto i risultati di uno studio condotto da Angelo Costacurta, Giacomo Morreale e Antonio Calò sul contributo dei marcatori genetici nello studio della variabilità delle popolazioni varietali: sono stati analizzati diversi cloni dei vitigni pugliesi Primitivo, Malvasia Nera e Negroamaro (confrontandoli a seconda delle zone di prelievo e includendo lo Zinfandel degli Stati Uniti), di Malvasia Istriana (diffuso in Italia e in Croazia) e di Garnacha (presente in Spagna, Francia e Italia). In tutti i casi è stata riscontrata una correlazione tra i profili molecolari, la provenienza geografica e il DNA: dal punto di vista pratico questo consente a caratterizzare la vite in funzione dell'areale di coltivazione. |
Basta Barriques: il Brunello Torna nelle Botti |
L'affermazione è di quelle che fanno discutere soprattutto perché arriva da
una francese come francesi sono le barriques che hanno imperversato nelle
cantine italiane negli ultimi dieci anni. A parlare è Valerie Lavigne, la nuova
enologa delle cantine toscane di Donatella Cinelli Colombini. Docente della più
celebre università di enologia del mondo, quella di Bordeaux, Valerie Lavigne è
consulente, insieme a Denis Dubordieu e Christophe Olivier, di alcune delle più
importanti cantine del mondo come Châteaux d'Yquem, Margaux e Cheval Blanc. «Più il vino è concentrato e ricco di composti fenolici meglio sopporta i piccoli contenitori in legno. Ma anche se il vino resiste a un eccesso di legno non è detto che sia giusto imporglielo». Da questo assunto iniziale Valerie Lavigne sviluppa la sua filosofia per i grandi rossi di Montalcino «Il Brunello deve affinare in botte almeno due anni. Per una conservazione così lunga, il produttore deve scegliere il contenitore che gli permette di beneficare dei vantaggi associati all'utilizzo del legno (ossigenazione, chiarificazione, apporto aromatico e gustativo) preservando contemporaneamente la personalità del vino (frutto, freschezza e equilibrio). Il legno non deve sovrastare il vino, deve rimanere un supporto, un'épice». Ecco arrivare il suo giudizio «Questo obiettivo si ottiene meglio utilizzando le botti». È la perfetta armonia, il tratto distintivo dei grandi vini, che l'enologa francese intende privilegiare nel Brunello e per ottenerla propone alcune regole d'oro: se il vino deve cambiare contenitore durante il suo affinamento in legno è preferibile iniziare con piccoli fusti e proseguire poi con quelli più grandi. Il bisogno di ossigeno decresce infatti col passare del tempo. Ma ancora una volta insiste sui tonneaux (5 hl) e sulle botti che «permettono meglio delle barriques (specialmente se vecchie) di preservare gli aromi del vitigno Sangiovese della Toscana evitando che la secchezza dei tannini disturbi l'equilibrio del vino». Il riferimento è a quel finale leggermente amaro che Valerie Lavigne chiama secco presente in molti vini toscani di Sangiovese e poco apprezzabile da un punto di vista qualitativo. Viva le botti dunque. Un'affermazione che sembra un ritorno al passato e contiene invece elementi di novità nel maggiore rispetto dell'identità culturale del vino, inoltre parte da motivazioni scientifiche ineccepibili. Un approccio in sintonia con l'entusiasmo manifestato da Valerie Lavigne per i vitigni autoctoni Sangiovese e Foglia Tonda. Durante la sua ultima visita nelle cantine di Donatella Cinelli Colombini, avvenuta dal 23 al 25 novembre, l'enologa francese ha assaggiato i vini della vendemmia 2010 giudicandoli strepitosi. La sua ultima scoperta è il Sagrantino importato dalla vicina Umbria (18 km) nei vigneti della Fattoria del Colle di Trequanda che, a suo parere, può essere un ottimo partner per il Sangiovese nei vini prodotti nel Sud della Toscana. Le botti e i vitigni autoctoni italiani hanno dunque un nuovo portabandiera ed è motivo di orgoglio sapere che è francese. |
Montepulciano Festeggia i 30 Anni della DOCG del Vino Nobile |
Una festa ma anche un'occasione per riflettere su alcuni temi emersi con
vivacità dal dibattito tra i protagonisti della conquista della DOCG e quelli
della scena attuale. Su questi piani, diversi ma omogenei, si è sviluppata
Generazione N, la giornata organizzata dal Consorzio del Vino Nobile di
Montepulciano per celebrare il trentesimo anniversario della Denominazione di
Origine Controllata e Garantita che il pregiato rosso toscano ottenne per primo
in Italia. Per ricordare quel periodo non lontanissimo ma già quasi eroico
l'associazione dei produttori ha invitato l'allora presidente Alamanno Contucci
(tuttora attivissimo nel settore vitivinicolo) e Francesca Adinolfi, nel 1980
Dirigente Superiore del Ministero dell'Agricoltura. La realtà odierna è stata tratteggiata dall'attuale Presidente Federico Carletti, comunque protagonista già nei primi anni 1980, dal Sindaco Andrea Rossi e dal Presidente della Strada del Vino Nobile Doriano Bui. A fare da collante tra il mondo imprenditoriale e istituzionale locale e il mercato, il Presidente della Camera di Commercio di Siena, Massimo Guasconi. Ben stimolati dal conduttore, il giornalista Alex Revelli, gli ospiti hanno raccontato la storia della DOCG anche attraverso aneddoti e curiosità ma hanno anche lanciato messaggi significativi. Carletti ha affermato che «l'etica della produzione è l'unica prospettiva di futuro che possiamo avere. Grazie a un disciplinare evoluto e realistico, tutti i produttori potranno, ogni anno, proporre un Nobile di alta qualità. Sono ottimista, abbiamo un futuro ma dobbiamo lavorare con la massima professionalità: il vino che racconta un territorio così ricco si venderà sempre, attuando una corretta politica dei prezzi». Contucci ha, a sua volta, affermato che «i produttori di Nobile continueranno a essere eticamente impegnati nella propria attività ma non sono disposti ad accettare attacchi che possano impoverire la denominazione come quelli che rischiano di venire dalle future regolamentazioni europee». Su questo piano il comparto ha incassato il pieno consenso e l'appoggio della Regione Toscana, rappresentata dall'Assessore all'Agricoltura Gianni Salvadori e del Sindaco Rossi. Anzi, Carletti ha sottoscritto la dichiarazione di Contucci, annunciando la propria imminente partenza per Bruxelles dove proseguiranno i contatti per evitare che nuove normative indeboliscano la denominazione. La Generazione N, quella degli anni 1980, ha visto cambiare in maniera radicale il rapporto tra vino e consumatore. Se prima il vino di qualità era cosa per pochi, oggi sono sempre di più i giovani ad apprezzarne le caratteristiche. Nel corso della giornata sono stati presentati i risultati di una indagine condotta dalla Rce Consulting sul ricambio generazione nelle aziende vitivinicole a Montepulciano in particolare. Da questo studio risulta che oltre il 50% delle imprese intervistate (un campione che ha riguardato circa la metà delle aziende vitivinicole a Montepulciano) hanno a oggi superato con successo la seconda generazione. Il 70% delle aziende hanno già affrontato l'argomento ricambio e l'87% di queste pensa all'avvicendamento familiare. Vino fatto da giovani per i giovani secondo lo studio presentato da Fabio Taiti, presidente del Censis Servizi, secondo il quale dei circa nove milioni di italiani collocati tra i 30 e i 40 anni di età starebbero sempre di più indirizzandosi ad un consumo consapevole del vino. Nel 1980 furono 450.000 le bottiglie di Nobile DOCG. Nel 2009 il Consorzio ha rilasciato otto milioni di fascette. Il mercato del Vino Nobile di Montepulciano ha visto un 2010 positivo con importanti quote verso l'estero dove è andato il 68% di prodotto mentre il restante 32% è stato destinato al mercato nazionale con Toscana (circa il 40%) e Lombardia (circa il 15%) come regioni capofila. L'export del Nobile in particolare si rivolge ai paesi europei (circa il 70% della quota), dove Germania (30%), Svizzera (27%) restano i principali mercati. Si sono riconfermati in forte crescita anche i mercati Usa e quello asiatico, paesi nei quali il Consorzio è stato e sarà ancora presente con un tour promozionale. |
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