Il vino è il risultato di diversi fattori, l'unione di molteplici interazioni
fra l'uomo e la natura, che si realizza in modo fondamentale e irrinunciabile
nella vigna e nella successiva trasformazione dei suoi frutti. La vite,
esattamente come qualunque altra pianta che affonda le sue radici nel suolo,
stabilisce un legame fondamentale tale da determinare il suo ciclo vitale. Il
legame con l'ambiente, di fatto, non riguarda solamente le piante: qualunque
essere vivente - uomo compreso - subisce il condizionamento dei fattori
ambientali, naturali e artificiali del contesto nel quale vive. Questi fattori
influiscono profondamente sulla crescita, lo sviluppo, l'espressione e tutto
quello che è il risultato dell'interazione e combinazione di queste condizioni.
Riferito in modo specifico alla vite, le condizioni ambientali e i fattori
interagiscono con la sua espressione - ai quali si unisce, inevitabilmente,
l'opera dell'uomo - influiscono in modo sostanziale sulla qualità e sulle
caratteristiche organolettiche e sensoriali del vino.
L'influsso delle condizioni ambientali sul vino è da sempre motivo di
osservazione e, non da meno, di infinite discussioni e supposizioni, lodi e
demeriti, non sempre dimostrabili in modo oggettivo. Da quando l'uomo ha, per
così dire, scoperto il vino - come prodotto gradevole e grato, risultato del
controllo del processo di fermentazione del mosto dell'uva - si sono scritte
infinite pagine, tutte a dimostrare e a supportare la bontà e la qualità di
certi vini prodotti in determinate zone. Dagli albori della civiltà, dal momento
dell'invenzione della scrittura, fino ai nostri giorni, ogni era e ogni epoca ha
avuto - e continua ad avere - opere letterarie e testimonianze scritte dedicate
al vino, nelle quali, inevitabilmente, si racconta la qualità dei vini prodotti
in ogni territorio. Se è vero che, a volte, i migliori vini corrispondono a
quelli prodotti nelle zone dove l'autore è nato o ha comunque un legame vitale,
è innegabile che il territorio e l'ambiente influiscono fortemente sul vino.
L'insieme dei fattori che determinano l'unicità della produzione di un vino, di
uno specifico vino in uno specifico territorio, sono generalmente definite con
il termine francese terroir. Parola di difficile traduzione, poiché non
ha una diretta equivalenza con l'italiano, terroir si può definire come
l'insieme delle condizioni che si verificano e interagiscono in una determinata
zona geografica, con una superficie generalmente limitata, sia condizioni di
ordine naturale e spontaneo, sia di ordine umano. I Francesi usano il
termine terroir per indicare tutti quei prodotti riconducibili
all'unicità di un territorio, definibili come prodotti locali e
territoriali. Il termine terroir, nonostante sia spesso riferito
al vino, è comunque utilizzato per qualunque prodotto dell'agricoltura, come
risultato del legame fondamentale e irrinunciabile fra l'uomo e la natura, le
condizioni, uniche e irripetibili, che esistono in un determinato luogo.
Le condizioni che definiscono il terroir sono molteplici. Fra i
principali fattori si ricordano le condizioni naturali e ambientali del luogo,
le caratteristiche chimiche e fisiche del suolo, le condizioni meteorologiche e
climatiche, la posizione del vigneto - quindi esposizione e altitudine -
l'influsso dei fenomeni meteorologici locali, incluso vento, temperatura e
umidità. Il concetto di terroir non definisce mai superfici estese,
spesso si riferisce unicamente a un singolo vigneto di una tenuta. Questa
limitazione geografica trova evidentemente un riscontro diretto nella realtà:
due vini prodotti con le stesse uve, anche dallo stesso produttore, ma
provenienti da vigneti distanti fra loro anche poche decine di metri, esprimono
nel calice qualità sensoriali e organolettiche uniche e distinte. In altre
parole, il concetto di terroir è la chiara opposizione dell'omologazione,
riconoscendo l'unicità e l'irripetibilità delle condizioni specifiche di ogni
singola parcella di territorio.
|
 | |
Una giovane pianta di vite: un legame
forte con la terra che troverà espressione nei suoi vini | |
|
A questi fattori concessi dalla Natura a ogni singolo territorio, si aggiunge
anche l'inevitabile intervento dell'uomo e il modo con il quale questo
interagisce con i fattori locali, limitando quanto più possibile la sua opera di
alterazione. Qualunque intervento agronomico e viticolturale apportato dall'uomo
nell'ambiente, comprendendo in questo anche qualunque pratica enologica,
idealmente allontana il vino dall'autentica espressione del terroir.
Questo non significa, in ogni caso, che l'uomo debba delegare completamente
alla Natura il suo ruolo espressivo, poiché - va ricordato - il vino non esiste
in natura e la sua produzione richiede inevitabilmente l'opera dell'uomo.
L'intervento e il talento dell'uomo svolgono infatti l'indispensabile ruolo di
controllo e verifica dei singoli processi viticolturali ed enologici, così da
assicurare un prodotto genuino ed esente da difetti gravi, tali da compromettere
la qualità oggettiva del vino.
A tale proposito, risulta del tutto inaccettabile giustificare la presenza di
difetti in un vino riconducendoli all'espressione del terroir: oltre che
scorretto e disonesto, dimostra - senza appello - l'incapacità dell'uomo a
interpretare correttamente e con rispetto il terroir. Quanto appena detto
non deve comunque dare luogo a malintesi. L'intervento dell'uomo non deve essere
eccessivamente correttivo o invasivo, ricorrendo a pratiche e tecniche tali da
annullare l'espressione delle uve e del luogo, con il solo scopo di prevenire
eventuali difetti. In questo senso, qualunque vino industriale e
tecnologico rappresenta la negazione totale del concetto di
terroir. Il ruolo dell'uomo - facendo uso della propria intelligenza,
cultura e talento - deve quindi svolgere il ruolo di garante, aiutando le
condizioni del terroir a raggiungere la piena espressione qualitativa,
compresi gli inevitabili limiti del territorio, delle uve e di tutto quello che
il terroir mette a disposizione.
Ogni terroir ha caratteristiche positive e negative, fattori che devono
essere sempre valutati in funzione delle varietà di uve che si coltivano nel
territorio. Ogni varietà di uva, infatti, produce risultati decisamente diversi,
a volte anche opposti, a seconda del luogo dove cresce e in funzione delle
condizioni viticolturali ed enologiche. Ad esempio, un vino prodotto con uva
Merlot - che generalmente produce vini dai colori intensi e di apprezzabile
morbidezza - coltivato in un suolo ricco di argilla e in un clima caldo,
produrrà un vino decisamente più robusto e ricco rispetto a quello prodotto con
la stessa uva, ma coltivato in un suolo ricco di sabbia e in un clima freddo.
Nell'ultimo caso, l'uomo non deve certamente esasperare la condizione del
terroir ricorrendo a procedure eccessive, sia in termini colturali sia in
termini enologici, con lo scopo di ottenere un vino totalmente estraneo alla
natura del luogo, cercando quindi di superare i limiti specifici del
terroir. Terroir è, prima di tutto, comprensione e rispetto di un
luogo e delle sue uve, quindi, dei suoi vini e, irrinunciabile, tesa a
promuovere la loro qualità e priva di difetti.
Ad onore del vero, nel corso degli anni, l'intervento dell'uomo ha comunque
alterato le espressioni del terroir, introducendo - talvolta per
necessità - elementi indispensabili per la sopravvivenza e l'adattamento della
vite. Basti pensare a quanto accaduto alla fine del 1800, quando la viticoltura
in Europa si è trovata ad affrontare quello può essere definito il flagello più
temibile della storia del vino: la fillossera. Fra gli elementi che
costituiscono il terroir, la vite rappresenta - innegabilmente - il
fondamentale e indispensabile elemento che ne consente l'espressione. La vite,
com'è noto, e come qualunque altra pianta, si assicura il nutrimento, e quindi
la sopravvivenza, attraverso l'apparato radicale che affonda in profondità nel
suolo. La fillossera, attaccando l'apparato radicale della vite, porta alla sua
morte. I danni che provocò la fillossera con il suo arrivo in Europa furono
ingenti, tanto da minacciare l'estinzione della Vitis Vinifera nel Vecchio
Continente. La soluzione proposta, ancora oggi praticata, è stata quella di
sostituire l'apparato radicale originale delle viti europee con quello di viti
americane resistenti alla fillossera.
La soluzione è stata indispensabile, tuttavia ci si è sempre interrogati quanto
l'avere innestato le varietà europee su apparati radicali di viti americane,
possa avere alterato, non solo il ciclo vitale della vite, ma anche le qualità e
le potenzialità dei vini. Non solo, la pratica di innestare apparati radicali di
varietà americane sulle varietà europee di viti da vino, ha avuto - e continua
ad avere - una forte attività di studio e di ricerca con lo scopo di selezionare
gli apparati radicali più adatti, opportuni e proficui per ogni tipo di uva e
per ogni tipo di territorio e di suolo. Infatti, all'atto dell'impianto di un
nuovo vigneto, la scelta non riguarda unicamente la varietà dell'uva, ma anche
al tipo di apparato radicale. Questo significa che la stessa varietà, innestata
su apparati radicali diversi, produce risultati enologici diversi, poiché ogni
apparato radicale ha caratteristiche distinte e capacità di approvvigionamento
idrico e di nutrienti specifico.
Fra gli elementi che costituiscono il terroir troviamo infatti anche la
composizione del suolo, l'approvvigionamento idrico, la disponibilità di
sostanze minerali e organiche. La scelta dell'apparato radicale determina quindi
il modo con il quale questi fattori sono assorbiti e utilizzati dalla vite,
pertanto, anche la piena espressione del terroir può risultare alterata.
Si considerino, per esempio, due viti appartenenti alla medesima varietà e
stesso clone, piantate nello stesso vigneto, una vicino all'altra, ma con
apparato radicale diverso: le uve prodotte dalle due viti avranno qualità e
caratteristiche diverse, quindi, anche il vino sarà diverso. Altro elemento
introdotto dall'uomo e che certamente influisce sul vino, è l'impiego dei
cosiddetti lieviti selezionati. I lieviti sono naturalmente presenti sulla
buccia delle uve e - va detto - non tutti sono utili e positivi per la qualità
della fermentazione. In ogni terroir si trovano inoltre ceppi e varietà
di lieviti diverse, sia positivi sia negativi ai fini della fermentazione.
L'uso dei lieviti selezionati impone al vino delle qualità omologate,
operando un'autentica sopraffazione della flora di lieviti tipici di ogni
specifico terroir. Il lavoro iniziale dei lieviti selezionati -
generalmente molto efficienti e presenti in quantità dominante - produce
l'inibizione delle varietà di ceppi di minore efficienza o di quelli che
producono sostanze tali da pregiudicare la finezza organolettica del vino. A
titolo di chiarezza, i lieviti selezionati sono costituiti unicamente da
Saccharomyces Cerevisiae, comunque e naturalmente presente nella
popolazione dei lieviti che si trovano nell'atmosfera e sulle bucce dell'uva.
Non si intende affermare, ovviamente, che i lieviti naturalmente presenti in
ogni terroir, e che contribuiscono alla definizione del carattere dei
vini, siano negativi ai fini della fermentazione. Ma è innegabile che molti di
questi, spesso del tutto sconosciuti e poco controllabili, possono risultare
negativi ai fini della fermentazione, talvolta anche impedendone il
completamento, condizione che non va confusa con il concetto di terroir e
della sua espressione.
Il terroir è un concetto che trova strenui e appassionati sostenitori,
mentre per altri - una minoranza, in verità - si tratta di un elemento
eccessivamente sovrastimato nella produzione dei vini. La degustazione
sensoriale dimostra la fondatezza del concetto di terroir, poiché la
valutazione di vini con caratteristiche analoghe dal punto di vista
viticolturale ed enologico, ma prodotti in territori diversi, anche
geograficamente vicini, evidenziano sostanziali differenze organolettiche e
sensoriali. La cultura del terroir è particolarmente viva e sostenuta in
Francia, dove i produttori - fieri della propria identità territoriale - vedono
in questo elemento i caratteri di unicità e irripetibilità dei loro vini. Dalla
Francia il concetto di terroir si è diffuso in ogni paese del mondo,
soprattutto in quelli dove si cerca di rivalutare la diversità territoriale e il
patrimonio delle uve locali, come l'Italia.
|