![]() Cultura e Informazione Enologica dal 2002 - Anno XXIII |
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Notiziario |
In questa rubrica sono pubblicate notizie e informazioni relativamente a eventi e manifestazioni riguardanti il mondo del vino e dell'enogastronomia. Chiunque sia interessato a rendere noti avvenimenti e manifestazioni può comunicarlo alla nostra redazione all'indirizzo e-mail.
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Il Sangiovese è Romagnolo! |
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Partendo dal documento, Beppe Sangiorgi, storico e giornalista, ha sviluppato una ricerca sull'origine del nome, sulla culla del Sangiovese e sulle sue successive vicende consultando circa 200 testi italiani e stranieri editi dal 1600 a oggi. Ricerca pubblicata, per iniziativa del Consorzio Vini di Romagna e con prefazione dello storico dell'alimentazione Massimo Montanari, nel libro Sangiovese vino di Romagna - Storia e tipicità di un famoso vitigno e di un grande vino. Volume che nella seconda parte, curata da Giordano Zinzani, enologo e presidente del Consorzio Vini di Romagna, descrive il terroir romagnolo e le varie tipologie e denominazioni nelle quali si articola l'attuale produzione viticola ed enologica del Sangiovese in Romagna. Incrociando la constatazione che il Sangiovese è inizialmente presente nell'area imolese-faentina con la convinzione di gran parte degli studiosi che individuano l'origine del Sangiovese nella parte montana dell'Appennino Tosco-Romagnolo, Sangiorgi ha ipotizzato che la culla di tale vitigno, figlio di un vitigno toscano e di un vitigno meridionale emigrato in Toscana, sia stata nella prima metà del secondo millennio la parte alta delle vallate dei fiumi Lamone, Senio e Santerno. E precisamente i monasteri vallombrosani di Crespino e Santa Reparata (Marradi), Susinana (Palazzuolo sul Senio) e Moscheta (Firenzuola), tre comuni amministrati da Firenze ma posti nel versante romagnolo dell'Appennino. Dai gioghi dell'Appennino il vitigno è sceso, da una parte lungo le vallate faentine e imolesi prendendo il nome dialettale di sanzuves (contrazione di sangue dei gioghi) e poi sanzvés, italianizzato in sangiovese, nome che ha sempre mantenuto diffondendosi nel '700 nel resto della Romagna. Dall'altra parte, è sceso in Toscana assumendo i nomi di Sangiogheto, Sangioeto, San Zoveto e Sangioveto e solo dalla metà dell'800 di Sangiovese. Il vitigno non solo ha assunto due nomi differenti di qua e di là dell'Appennino, ma ha sviluppato nei secoli anche caratteri diversi stante la sua grande sensibilità al terroir. A partire dalla metà dell'800 il Sangiovese e il Sangioveto si sono poi diffusi nelle altre regioni dell'Italia centrale e, verso la fine del secolo, la denominazione romagnola Sangiovese si è via via affermata, anche in Toscana. E non solo dal punto di vista linguistico, ma anche materiale, attraverso il reimpianto dei vigneti distrutti dalla fillossera. L'identità romagnola del Sangiovese e il suo stretto legame con il territorio vengono rimarcate da Giordano Zinzani attraverso la descrizione del terroir e la presentazione delle varie tipologie e denominazioni nelle quali si articola l'attuale produzione viticola ed enologica di tale vitigno in Romagna. Cominciando dal Romagna DOC Sangiovese e proseguendo con il Sangiovese dei Colli romagnoli e il Sangiovese IGT. |
Vendemmia Difficile: -15% sul 2013 a Livello Nazionale |
Una produzione di vino a livello nazionale stimata attorno a 41 milioni di
ettolitri, -15% rispetto ai 48,2 milioni diffusi dall'Istat per il 2013 (lo
scorso anno si è avuta una produzione particolarmente abbondante, +8% sulla
media dei cinque anni precedenti). Una riduzione consistente compresa tra il
-8% del Piemonte e il -17% del Veneto si evidenzia in tutto il Nord. La
situazione più problematica al Sud, con Sicilia (-27%) e Puglia (-25%) che
riducono drasticamente i volumi dello scorso anno. È il Centro, invece, a
rappresentare l'isola felice sul fronte quantitativo: Toscana (+3%), Umbria
(+10%) e Marche (+7%) sono le uniche regioni con segno positivo. Questi i risultati della ricognizione operata tra la fine di agosto e la prima decade di settembre sul territorio nazionale da Ismea e Unione Italiana Vini, presentati in una conferenza stampa tenuta presso Castello Banfi da Domenico Zonin, Presidente Unione Italiana Vini, Ezio Castiglione di Ismea, Paolo Castelletti, Segretario Generale Unione Italiana Vini, con il contributo di José Ramon Fernandez - Segretario Generale CEEV (Comité Européen des Entreprises Vins) che ha saputo dare un respiro internazionale alle tematiche trattate portando la propria testimonianza in merito agli scenari nel comparto vitivinicolo di Paesi come Spagna, Francia, Germania. Ha introdotto i lavori il padrone di casa, Enrico Viglierchio, Amministratore Delegato di Banfi e ha moderato Giorgio Dell'Orefice. Il compito di chiudere l'incontro è stato affidato al Sottosegretario alle Politiche Agricole Giuseppe Castiglione. «Una vendemmia difficile, complicata, che ancora in molte zone lascia spazio all'incertezza come non si vedeva da tempo - Commenta Domenico Zonin, Presidente Unione Italiana Vini - Numerosi gli attacchi di patogeni, soprattutto peronospora e botrite, favoriti da un meteo instabile. Nonostante tutto, la maggior parte dei viticoltori ha mostrato preparazione e tempestività negli interventi. Anche se, in sintesi, possiamo concordare che la produzione sia stata scarsa a livello quantitativo e con un minor grado zuccherino, non possiamo esprimerci sulla qualità, rimandando ogni valutazione alla verifica in cantina.» «Con l'appuntamento di oggi - prosegue il Presidente Zonin - Unione Italiana Vini e Ismea consolidano il proprio impegno al sevizio del mondo vitivinicolo proponendo queste elaborazioni come momento di sintesi e confronto da ripetere ogni anno, magari in modo itinerante chiedendo ospitalità alle diverse realtà esistenti sul territorio, con l'obiettivo di fornire indicazioni probabilmente utili a orientare alcune scelte aziendali cui ogni imprenditore è chiamato. Il contributo delle Istituzioni, qui rappresentate dal Sottosegretario Giuseppe Castiglione, ci sprona a proseguire in questo percorso certi di trovare supporto operativo concreto anche da parte dello Stato.» Dello stesso avviso Ezio Castiglione, Ismea, che aggiunge: «Questa collaborazione istituzionale UIV-ISMEA ci consente di proporre dati che si prestano a differenti declinazioni, partendo ovviamente dal punto di vista enologico/vitivinicolo per arrivare a quello economico. Facile immaginare, quindi, quanto conoscere l'andamento della vendemmia nelle varie regioni sia rilevante per ogni operatore. L'idea di riproporla ogni anno con un momento dedicato, come in questa circostanza, ci trova allineati; credo sia proficuo per tutti un confronto diretto per valutare i punti di forza e di debolezza del nostro sistema vino, partendo proprio dalla base, ovvero dalla vendemmia.» «Il dato stimato per il 2014 - conclude Castiglione - è di fatto una sintesi tra un'ipotesi minima che porterebbe la vendemmia attuale al di sotto di 40 milioni di ettolitri e un'ipotesi più ottimistica che la vedrebbe a 42,2 milioni di ettolitri. La cautela è sempre d'obbligo quando si parla di stime, considerando tra l'altro l'inclemenza delle condizioni climatiche di quest'annata particolare.» |
Stop al Sentore di Tappo |
Addio sentore di tappo, l'azienda trentina Brentapack, del gruppo vicentino
Labrenta, e il dipartimento di Fisica dell'Università di Trento hanno dato vita
a un progetto di ricerca contro il fenomeno più temuto dai produttori di vino
di tutto il mondo. Il brevetto, internamente Made in Italy, consiste nella
decontaminazione delle chiusure in sughero per il comparto vinicolo. Avviato
nel 2013, lo studio riguarda la sanificazione del tappo, ovvero il processo
che permette di eliminare il rischio che questo venga attaccato dal TCA, il
tricloroanisolo, composto responsabile del sentore di tappo. La produzione di
chiusure esenti dal rischio del TCA rappresenta una frontiera importante per il
settore enologico e un'alternativa valida al ricorso ai materiali sintetici.
Una soluzione che consente alle aziende di essere più competitive, risolvendo
un problema che comporta un danno economico rilevante. La conclusione della prima fase di questo progetto, che ha visto coinvolte sette tecnici, tra cui tre ricercatori, ha permesso di ottenere una riduzione molto significativa del TCA. La sanificazione del tappo ideata da Brentapack, del gruppo Labrenta, e Università di Trento prevede ora un ulteriore sviluppo, tanto che si sta implementando il primo impianto pilota per la produzione. L'obiettivo di questa ricerca è l'eliminazione totale del Tca. Per Brentapack si tratta di un nuovo passo in avanti nella realizzazione di prodotti e tecnologie d'avanguardia. L'azienda, grazie a dieci anni di ricerca, ha brevettato anche Sughera, una linea di tappi senza collanti che nasce da una mescola di materiali termoplastici. Questo tipo di tappi, ideati da Brentapack con microagglomerato di sughero senza collanti, contengono polimero termoplastico e sono quindi completamente riciclabili. Le chiusure Sughera sono composte da una granina in sughero di qualità, perfettamente sterilizzata in modo da togliere eventuali contaminanti. Essa è frutto di ricerca italiana ed è prodotta completamente nel nostro Paese. Il gruppo Labrenta, con 40 anni di esperienza nel settore, ha introdotto anche il sistema di controllo Checks Cork 5 per la qualità del sughero. Esso passa attraverso 5 diverse fasi: l'analisi gasmassa e microbiologica, il controllo di qualità visiva, la selezione ponderale, l'umidità calibrata, il controllo finale e la tracciabilità. La novità più importante riguarda l'utilizzo di classifiche che seguono una selezione ponderale in grado di garantire una qualità omogenea del vino a livello di maturazione e sensoriale. L'azienda vicentina è una delle prime al mondo a utilizzare questo sistema grazie al quale si eliminano i tappi con densità troppo bassa che possono dare origine a colature, e quelli con densità troppo alta che possono evidenziare problemi di ritorno elastico. In questo modo si scarta circa l'8% del prodotto. Si ottiene così un prodotto di alto livello, definito Core Alfa. |
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