Sagrantino e Sangiovese, due uve celebri e celebrate, la prima legata in modo
pressoché esclusivo all'Umbria e, in particolare, a Montefalco, l'altra
tipicamente associata all'Italia centrale, prevalentemente Toscana ed Emilia
Romagna. Il Sangiovese si coltiva anche in Umbria e, nella maggioranza dei
casi, si trova associato ad altre uve, raramente vinificato da solo. Il
Sangiovese diviene assoluto protagonista in vini monovarietali sia in Toscana
sia in Emilia Romagna, vera gloria enologica per entrambe le regioni. Il
Sagrantino è noto per la sua ricchezza di polifenoli, caratteristica che gli
permette di produrre vini robusti e astringenti, tanto da imporre un'attenta
valutazione della maturazione polifenolica delle uve e opportuna vinificazione.
Anche il Sangiovese è capace di creare vini di notevole struttura, è
decisamente meno astringente e fa della freschezza una delle sue principali e
apprezzate qualità.
Dal punto di vista enologico, il Sangiovese è una varietà decisamente più
versatile del Sagrantino, con la quale si producono vini dal carattere diverso
e, talvolta, opposto. Il Sangiovese si adatta infatti alla vinificazione di
stili diversi, da vini immediati e freschi, fino a risultati robusti e
complessi. Anche il Sagrantino ha saputo mostrare una certa versatilità,
perfino nella produzione di spumanti metodo classico, tuttavia la sua ricchezza
polifenolica lo rende certamente più critico nell'impiego di certi stili
enologici. A differenza del Sagrantino, il Sangiovese è maggiormente diffuso e
lo si trova nei vigneti di molte regioni d'Italia, arrivando - addirittura - in
Sicilia e Veneto. Il Sagrantino è varietà specifica dell'Umbria e, nello
specifico, la sua presenza al di fuori dell'area della denominazione Montefalco
è decisamente limitata e rara.
L'origine dell'uva Sagrantino non è chiara, destino che l'uva di Montefalco
condivide con altre varietà considerate autoctone in Italia. Molte le teorie
sull'origine del Sagrantino, tuttavia nessuna di queste può considerarsi
attendibile con certezza, poiché non si sono trovati evidenti prove storiche
sulla sua origine. Quello che è invece certo e provato è la vocazione alla
viticoltura di Montefalco e, in particolare di Bevagna, citata addirittura da
Plinio il Vecchio nella sua imponente Naturalis Historia. Spesso si è
cercato di identificare il Sagrantino con l'antica varietà itriola -
talvolta chiamata hirtiola - ma è probabile che non si tratti della
rossa uva di Montefalco. Andrea Bacci associava l'Itriola alla Passerina,
mentre altri studiosi, in particolare l'archeologo Carlo Pietrangeli,
sostenevano che fosse in realtà l'odierno Sagrantino. Ipotesi che non hanno
comunque avuto conferma.
Fra le teorie sull'origine del Sagrantino, si suppone che questa sia stata
introdotta a Montefalco da alcuni frati francescani di ritorno dall'Asia
Minore. Questa teoria vorrebbe inoltre spiegare l'origine del nome poiché -
pare - con il Sagrantino si produceva un vino destinato ai riti sacri dei
monasteri. Se è vero che l'origine dell'uva non è certa, ciò che è invece certo
è il rapporto di Montefalco con la viticoltura e il vino. La coltivazione della
vite è infatti riconducibile al primo secolo dopo Cristo e, fatto di assoluto
rilievo, Montefalco era una delle poche città in Italia dove la coltivazione
della vite era svolta anche all'interno delle mura urbiche. L'importanza della
vite e del vino in Montefalco divenne elevata, tanto che nel 1500 la vendemmia
era addirittura regolata da specifici editti comunali. Si ha comunque
ragionevole certezza che a quei tempi la presenza del Sagrantino a Montefalco
fosse già consolidata e i suoi vini già celebri e apprezzati nella vicina
Perugia e nello Stato Pontificio.
L'origine del Sangiovese è, per certi aspetti, controversa e ricca di
incertezze. Due sono infatti le regioni che si contendono l'origine del
Sangiovese: Emilia Romagna e Toscana, regioni nelle quali questa varietà è
ampiamente presente. Sull'origine del nome si hanno invece maggiori certezze e
lo si vuole derivare da sanguis Jovis - sangue di Giove - che, nelle
varie mutazioni e adattamenti dialettali, arriva ai giorni nostri come
Sangiovese. Si tratta di una delle più importanti varietà d'Italia e della
quale esistono numerose espressioni clonali, probabilmente come nessuna altra
uva. Gli studi condotti su questa varietà, porteranno alla sua classificazione
in due famiglie distinte: Sangiovese Piccolo e Sangiovese Grosso,
definite sulla base della grandezza dell'acino. Il Sangiovese prende il nome di
Prugnolo nella zona di Montepulciano, Brunello in quella di
Montalcino, entrambe in provincia di Siena.
Altri nomi con i quali si conosce il Sangiovese in Italia sono:
Morellino nell'area di Scansano, in provincia di Grosseto;
Sangioveto in certe zone della Toscana; Nielluccio
in Corsica. I vini prodotti con il Sangiovese sono piuttosto variabili, sia per
la sua vasta diffusione in luoghi distanti e diversi, sia per le differenze
esistenti fra i tanti cloni. Una caratteristica comune a tutti i Sangiovese è
una certa eleganza al naso e in bocca, oltre a una piacevole freschezza,
comunque percettibile in ognuno di essi. Dalla vinificazione in acciaio a
quella in botte, il Sangiovese dimostra una versatilità unica e interessante,
da vini immediati e diretti, fino a interpretazioni complesse e robuste. Re
incontrastato dei rossi di Romagna e del Chianti, trova nel Brunello di
Montalcino e nel Vino Nobile di Montepulciano due delle sue più note
espressioni.
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Contrasti di trasparenza: a
sinistra il Sagrantino di Montefalco; a destra il Brunello di Montalcino | |
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Metteremo a confronto il Sagrantino e il Sangiovese così da comprendere le
peculiarità delle due varietà valutando le loro differenze. Per rendere ancor
più significativo il confronto, prenderemo in esame due vini con
caratteristiche enologiche simili - o almeno, il più simile possibile - così da
semplificare la degustazione. La scelta del Sagrantino non è difficile, poiché
il metodo enologico di produzione è pressoché comune a tutti: maturazione per
almeno 33 mesi, dei quali almeno 12 in legno. La scelta del Sangiovese impone
pertanto un vino con un significativo periodo di maturazione in legno, motivo
per il quale sceglieremo il Brunello di Montalcino. Il disciplinare di questo
celebre vino toscano impone infatti una maturazione in legno di almeno due
anni. In entrambi i casi, si sceglieranno vini maturati nello stesso tipo di
contenitore, pertanto botte o barrique.
Cominciamo a valutare l'aspetto dei due vini. La semplice osservazione della
trasparenza mette in risalto una differenza evidente e sostanziale. Il
Sagrantino di Montefalco non lascia passare facilmente la luce, tanto che sarà
piuttosto difficile osservare l'eventuale oggetto posto dietro il calice. Il
Brunello di Montalcino possiede una trasparenza più elevata e, dipendentemente
dalle condizioni enologiche e viticoturali, l'oggetto posto dietro al calice
sarà facilmente riconoscibile. Anche il colore si presenta con differenze
notevoli. Rosso rubino cupo e intenso nel caso del Sagrantino di Montefalco,
divenendo più brillante e acceso nel Brunello di Montalcino. La sfumatura del
colore tende generalmente al rosso granato nel celebre vino di Toscana, mentre
nel caso del Sagrantino si osserverà una decisa sfumatura rosso rubino.
Anche il naso rivela delle notevoli differenze già dai primi momenti dell'esame
olfattivo. Due profili olfattivi caratterizzati da aperture tendenzialmente
diverse anche se - per molti aspetti - possiamo rilevare delle forti analogie.
Iniziamo con la valutazione dell'apertura del Sagrantino di Montefalco. Tenendo
il calice in posizione verticale e senza compiere nessuna movimento, procediamo
con la prima olfazione. Si percepirà il profumo netto della mora -
caratteristica primaria e identificativa del Sagrantino - oltre a prugna e
amarena, compreso l'elegante profumo di violetta. Passiamo ora all'apertura del
Brunello di Montalcino. Le percezioni che giungono al naso offrono un profilo
olfattivo decisamente diverso. In questo caso l'amarena e la ciliegia saranno i
protagonisti, sensazioni che saranno poi seguite da prugna e violetta.
Dal punto di vista generale, il Sagrantino di Montefalco ha un profilo
olfattivo più pieno e robusto, al contrario del Brunello di Montalcino,
con un profilo olfattivo decisamente più fresco e sottile. Nel grande rosso
umbro saranno i profumi di frutti scuri a essere percepiti dal calice, mentre
nel Brunello di Montalcino si percepiranno maggiormente frutti rossi. Inoltre,
nel Brunello di Montalcino non è raro percepire dal calice il profumo della
rosa, anche appassita, qualità che è pressoché sconosciuta nel Sagrantino di
Montefalco, con l'eccezione di rarissimi casi. Allo stesso modo, il lampone -
piuttosto frequente in molti Brunello di Montalcino - è pressoché sconosciuto
nel profilo del Sagrantino. Non ci soffermeremo nelle sensazioni terziarie,
poiché queste sono fortemente legate ai processi di maturazione, pertanto
variabili in accordo al tempo, alla conservazione e vinificazione.
Al gusto i due vini continuano a evidenziare le loro enormi differenze. Il
Sagrantino di Montefalco si farà riconoscere, sin dai primi istanti
dell'ingresso in bocca, per la sua poderosa astringenza e la struttura
imponente. Vino pieno e robusto, il Sagrantino si contraddistingue anche per il
considerevole volume alcolico - non è infatti raro raggiungere il 15% -
qualità molto utile per l'equilibrio dei robusti tannini. All'esame gustativo,
il Brunello di Montalcino si caratterizza con un profilo decisamente diverso
rispetto al Sagrantino. Anche in questo caso si percepisce una struttura piena
e robusta con un impatto dell'astringenza decisamente più moderato rispetto al
vino di Montefalco. Se i tannini sono meno aggressivi, non lo è certamente la
freschezza prodotta dall'acidità, in questo caso decisamente più presente
rispetto al Sagrantino.
Una caratteristica interessante da considerare è la differenza del concetto di
struttura nei due vini. Entrambi possiedono una struttura decisamente robusta,
tuttavia l'espressione di questa qualità è percettibile in modo diverso e
distinto. Nel Sagrantino di Montefalco i polifenoli svolgono, ovviamente, un
ruolo fondamentale: non a caso, quest'uva ha un contenuto molto elevato di
queste sostanze. Nel Brunello di Montalcino la potenza dei polifenoli è meno
imponente di quella del Sagrantino, tuttavia risulta piena e robusta. Il legno
svolge in entrambi i vini un ruolo complementare piuttosto importante, oltre a
contribuire all'esaltazione della loro morbidezza complessiva. Nel Sagrantino
di Montefalco il legno contribuisce infatti all'equilibrio della durezza dei
tannini; nel Brunello di Montalcino smussa l'eventuale eccesso di freschezza
determinato dall'acidità.
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