Due grandi uve rosse, protagoniste assolute di due grandi aree vinicole,
acclamate in tutto il mondo per la qualità dei loro vini. Le Langhe in Piemonte
- senza dimenticare, ovviamente, la Valtellina in Lombardia - e la Borgogna in
Francia, sono, rispettivamente, la patria indiscussa di Nebbiolo e Pinot Nero.
Delle due varietà, quella ad avere varcato i confini del proprio paese e
raggiungere luoghi molto lontani è certamente il Pinot Nero, oramai considerata
una varietà internazionale, destino che condivide con molte altre uve di
Francia. Anche il Nebbiolo ha fatto un po' di strada, attraendo l'interesse di
viticoltori di altri paesi, tuttavia si tratta di presenze piuttosto marginali,
restando Piemonte e Lombardia i luoghi dov'è maggiormente diffusa. Oltre ad
essere gloria indiscussa della Borgogna, il Pinot Nero è stato capace di dare
pregevoli prove di qualità anche in Oregon (USA) e Nuova Zelanda, non da meno,
Tasmania, Sud Africa, Australia e Italia.
Nebbiolo e Pinot Nero sono entrambe apprezzate dagli appassionati per le
peculiari qualità che riescono a conferire ai propri vini. Potente, robusto e
imponente il Nebbiolo, raffinato ed elegante il Pinot Nero, i vini prodotti con
queste due varietà si caratterizzano per alcune qualità comuni, restando
comunque espressioni distanti. Varietà molto sensibili alle condizioni del
suolo e del clima, regalano vini dal carattere estremamente diverso in
accordo a ogni territorio. Si pensi, ad esempio, alle diverse espressioni del
Nebbiolo nel territorio delle Langhe, capace di restituire interpretazioni
gentili ed eleganti così come quelle più robuste e austere. In questo
senso, non è da meno il Pinot Nero, varietà decisamente più esigente -
probabilmente, la più esigente - spesso considerata come una vera sfida sia per
i viticoltori sia per gli enologi. La celebre uve borgognona regala infatti
vini monumentali nelle condizioni migliori, vini modesti e ordinari in quelle
meno favorevoli.
Il Nebbiolo, come già detto, è la gloria enologica delle Langhe e della
Valtellina. Queste due importanti aree vitivinicole d'Italia - la prima in
Piemonte, la seconda in Lombardia - rappresentano, di fatto, gli stili più
conosciuti dei vini prodotti con il Nebbiolo. In Piemonte, questa pregiata
varietà è presente in tutto il territorio, protagonista di moltissimi vini
di quasi tutte le denominazioni della regione. Barolo, Barbaresco, Gattinara,
Ghemme, Roero e Carema sono fra i vini da uve Nebbiolo più celebri del
Piemonte, tuttavia si deve ricordare che questa varietà è presente anche in
Valle d'Aosta e in Sardegna. In Lombardia il Nebbiolo è principalmente presente
in Franciacorta e nell'Oltrepo Pavese, tuttavia è nella Valtellina che si
producono i vini più celebri, compresi i celebrati Inferno, Sassella, Valgella,
Grumello e Sforzato. Da notare che in Valtellina, questa varietà è conosciuta
anche con il nome di Chiavennasca, rilevando che questo nome è sempre meno
impiegato a favore del più conosciuto Nebbiolo.
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Un calice di Barolo: si noti l'elevata
trasparenza e la sfumatura del colore che tende al granato, non molto diverso
dal Pinot Nero | |
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Varietà capace di produrre vini di notevole grandezza enologica, il Nebbiolo si
riconosce in tre principali sottovarietà - Lampia, Michet e
Rosè - alle quali si aggiunge anche una quarta, e oramai piuttosto rara,
detta Bolle. Di queste sottovarietà, oggi le più utilizzate,
specialmente nelle Langhe, sono il Nebbiolo Lampia e Michet, ritenute le più
adatte per la produzione dei vini di questo territorio. Il Nebbiolo è fra le
varietà con il più alto contenuto di polifenoli, caratteristica che gli
consente di produrre vini di notevole struttura e imponenza, con un'astringenza
piuttosto elevata. Vini che si fanno apprezzare, inoltre, per una magnifica
eleganza, soprattutto con il passare del tempo, quando i tannini si sono
finalmente arrotondati. Uva dal potere colorante moderato, si fa infine
apprezzare per una spiccata acidità, qualità che - unitamente all'alto
contenuto di tannini - ben si accompagna con la rotondità dell'alcol e della
maturazione in botte.
Originario della Borgona e membro di una delle famiglie di uve più importanti
del panorama viticolturale, il Pinot Nero è fra le varietà più apprezzate per
la produzione di vini rossi e spumanti metodo classico. In questi due stili è
capace di straordinarie interpretazioni, nonostante sia una varietà molto
esigente sia in vigna sia in cantina. La Borgogna per i vini rossi, la
Champagne per le bollicine, il Pinot Nero è l'uva a bacca rossa che riscuote
notevole apprezzamento da parte degli appassionati del mondo per la sua celebre
eleganza e classe. Qualità che si ottengono, prima di tutto, in territori
caratterizzati da condizioni climatiche fresche, poiché in aree calde tende a
perdere la sua famosa eleganza per sostituirla con deludente mediocrità. Nelle
condizioni climatiche e ambientali favorevoli, il Pinot Nero è tuttavia capace
di regalare vini di grandezza assoluta, certamente fra i vini più costosi e
ricercati dagli appassionati di tutto il mondo.
Proprio come il Nebbiolo, il Pinot Nero è una varietà dal modesto potere
colorante, tuttavia - a differenza della celebre uva italiana - non dispone di
un ricco patrimonio di sostanze polifenoliche. Questa caratteristica,
apprezzata da molti, contribuisce all'esaltazione di una delle tipiche qualità
del Pinot Nero: l'acidità. I vini prodotti con la celebre varietà di Borgogna
sono infatti apprezzati per la piacevole acidità, considerata da molti uno dei
fattori che costituiscono l'eleganza del Pinot Nero. Al naso sanno sempre
regalare piacevoli sensazioni di frutti a bacca rossa, una caratteristica che è
solitamente esaltata anche attraverso l'uso di botti non particolarmente
aggressive proprio per conservare il suo caratteristico profilo olfattivo. La
maturazione in legno è comunque positiva per il Pinot Nero. Questa pratica
consente infatti di arrotondare l'esuberante acidità, così come di arricchire
la struttura dei vini - considerando il modesto contenuto di tannini -
accentuando, inoltre, la morbidezza.
La nostra degustazione per contrasto dedicata al Nebbiolo e al Pinot Nero
prenderà in considerazione due vini con caratteristiche enologiche simili,
almeno per quanto concerne la maturazione. Il Nebbiolo sarà rappresentato da un
Barolo maturato in botte grande, preferibilmente proveniente dai territori di
Serralunga d'Alba, Castiglione Falletto o Monforte d'Alba. Nella scelta del
Pinot Nero restiamo nel territorio italiano, andando a cercarlo in quella che è
certamente la terra più vocata per questa varietà del nostro Paese: l'Alto
Adige. Si sceglierà un Pinot Nero maturato in botte grande e con almeno tre
anni di vita. Si preferiranno vini maturati in botte grande, sia per il minore
impatto nei profili organolettici delle due varietà, sia per consentire una
migliore espressione delle due varietà.
Come di consueto, la prima valutazione che eseguiremo nei due vini, riguarda
l'aspetto. Il Nebbiolo e il Pinot Nero sono due varietà, come già detto, dal
potere colorante modesto, caratteristica che si rileva nei vini attraverso la
valutazione della trasparenza. A tale proposito, è opportuno ricordare che il
colore nei vini rossi - la trasparenza in modo particolare - non ha un legame
diretto con la qualità. In questo senso, sia il Nebbiolo sia il Pinot Nero
offrono due eccellenti esempi di vini dalla trasparenza moderata tuttavia
di elevata qualità. L'osservazione dei due calici rivelerà molte analogie e
poche differenze, sia nel colore, sia nella trasparenza. In entrambi i calici
si osserva infatti un colore rosso rubino intenso e brillante, con sfumature
che tendono al rosso granato. La trasparenza, come già detto, è decisamente
moderata, consentendo la chiara visione dell'eventuale oggetto posto dietro il
calice.
Le prime differenze fra le due varietà si potranno rilevare durante l'esame
olfattivo, ricordando, in ogni caso, che anche in questo aspetto troveremo
alcune piacevoli analogie. Si tratta, in ogni caso, di analogie che riguardano
l'espressione di aromi riconducibili a frutti rossi, mentre si noteranno
evidenti differenze soprattutto nell'uso della botte e nella conseguente
evoluzione terziaria. Va detto che in entrambi i casi, l'uso del legno è utile
sia per migliorare l'equilibrio del vino sia per l'arricchimento organolettico.
Il modo di usare il legno è comunque diverso a causa delle caratteristiche
specifiche delle due uve. Nel Pinot Nero, infatti, l'impatto organolettico del
legno risulta - in termini generali - decisamente più moderato rispetto al
Nebbiolo. Nella celebre uva borgognona si tende infatti a limitare l'impatto
olfattivo del legno con lo scopo di conservare l'espressione di fiori e frutti
del Pinot Nero, contribuendo, nel contempo, ad arricchire la struttura del vino.
Inizieremo la valutazione degli aromi dei due vini dal Pinot Nero. Procediamo
con la prima olfazione, operazione che consentirà la valutazione dell'apertura,
cioè le sensazioni aromatiche principali. L'operazione è svolta mantenendo il
calice in posizione verticale e senza roteazione: al naso si percepiscono aromi
di ciliegia, lampone, prugna e, probabilmente, anche la fragola. Si noterà
l'impatto moderato del legno tale da favorire il carattere dei frutti rossi
tipici del Pinot Nero. L'apertura del Barolo è caratterizzato da ciliegia,
prugna e violetta, un carattere decisamente più severo del Pinot Nero,
seppure con notevoli analogie. Le differenze diventano evidenti dopo la
roteazione dei calici, operazione che favorisce lo sviluppo delle sensazioni
terziarie dei vini e che consentono di comprendere le diversità relative
all'uso della botte. Differenze interessanti riguardano l'espressione floreale
dei due vini: nel Pinot Nero tende a emergere maggiormente il ciclamino e la
rosa, mentre nel Barolo è la violetta a svolgere il ruolo della protagonista.
Le differenze diventano piuttosto evidenti al gusto, nonostante le due uve
abbiano alcune caratteristiche comuni. La differenza primaria riguarda
l'impatto e la qualità dei polifenoli, responsabili della sensazione di
astringenza. Il Barolo è il vino che esprime, in questo senso, una potenza e
forza decisamente maggiore rispetto al Pinot Nero: l'astringenza dell'uva
borgognona è evidentemente più garbata e leggera. Entrambi i vini mostrano, in
ogni caso, una magnifica eleganza, qualità che è espressa, prevalentemente,
dall'acidità. Nebbiolo e Pinot Nero sono infatti caratterizzati da un livello
di acidità decisamente elevato rispetto alla maggioranza delle uve a bacca
rossa, una qualità molto apprezzata dagli estimatori delle due varietà.
L'impatto bruciante dell'alcol esprime forze diverse nei due vini: in termini
generali, quelli prodotti con Nebbiolo risultano avere un volume alcolico più
alto rispetto al Pinot Nero.
Il finale dei due vini è generalmente molto buono, evidenziando - in termini
generali - un'ottima persistenza gusto-olfattiva. In questa fase finale della
valutazione, si percepiranno differenze evidenti riconducibili all'impatto
delle rispettive sensazioni di astringenza. Nel finale del Barolo si
percepisce, infatti, una sensazione di maggiore struttura, in ogni caso seguita
da una piacevole freschezza e corrispondenza di sapori riconducibili agli aromi
percepiti al naso. Il finale del Pinot Nero esprime una maggiore sensazione di
freschezza e, per certi aspetti, un'eleganza e raffinatezza più spiccata
rispetto al Nebbiolo. Si tratta, in ogni caso, di due uve capaci di esprimere
grandissimi vini, in entrambi i casi esigenti in ogni fase della produzione,
dalla vigna al calice. Delle due varietà, certamente il Pinot Nero è quello più
esigente e rigoroso, tanto da essere definito come l'uva più difficile da
vinificare. Basta poco, infatti - a partire dalle condizioni climatiche - per
fare del Pinot Nero un vino mediocre e ordinario.
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