La famiglia delle varietà aromatiche - i quali vini esprimono un netto e
marcato profumo di uva - è decisamente piccola. Una famiglia così ristretta,
tanto da contare solamente tre membri: Moscato Bianco, Brachetto e
Gewürztraminer. Molto più numerosa, per esempio, la famiglia delle cosiddette
uve semi-aromatiche, cioè le varietà i quali vini esprimono aromi di uva, ma
non in modo intenso e forte tanto da risultare dominante nel quadro olfattivo.
In questa famiglia troviamo, per esempio, le tante Malvasie esistenti nel
panorama viticolturale del mondo e il Sauvignon Blanc. Nei vini prodotti con
queste varietà, l'aroma di uva è spesso presente, a volte perfino lieve e
tenue, dipendentemente dal territorio e dalle pratiche enologiche. In ogni caso
non raggiungono mai la potenza e l'intensità delle varietà aromatiche
propriamente dette, poiché in queste il profumo dell'uva è, non solo primario,
ma anche dominante.
Le proprietà aromatiche delle varietà appartenenti a questa famiglia sono - per
i produttori che si confrontano con queste uve - una qualità da preservare
proprio per non mistificare la loro identità. Per questo motivo, raramente si
vinifica Moscato Bianco, Brachetto e Gewürztraminer ricorrendo all'uso di
contenitori in legno. Qualora fossero utilizzati, si presta molta attenzione a
non consentire al legno di sovrastare il patrimonio aromatico di queste uve,
pertanto - in questi casi - si preferisce usare legni non molto invasivi. Due
di queste varietà - Moscato Bianco e Brachetto - hanno trovato particolare
applicazione nella produzione di spumanti, stili di vino con i quali sono
maggiormente conosciuti in Italia. Il successo si deve al metodo ideato da
Federico Martinotti - la fermentazione in autoclave - che sviluppò proprio per
la vinificazione del Moscato Bianco. Questo metodo assicura infatti la
conservazione delle qualità aromatiche delle uve, caratteristica che gli ha
consentito di essere usato con successo anche con altre varietà.
Il Brachetto è una varietà a bacca rossa e la sua diffusione è praticamente
limitata al Piemonte, in modo particolare nei territori di Acqui Terme - in
provincia di Alessandria - Asti e nelle Langhe. Da notare che il Brachetto
prodotto ad Acqui Terme si fregia del più alto riconoscimento del sistema di
qualità Italiano e le bottiglie qui prodotte sono riconosciute come
Denominazione d'Origine Controllata e Garantita. Si deve inoltre ricordare che
i vini prodotti con il Brachetto - secco, spumante e passito - possono anche
rientrare nella DOC Piemonte. Questa varietà aromatica rossa presenta
un'interessante versatilità enologica. Lo stile più noto è certamente lo
spumante, tuttavia il Brachetto si presta a interessanti interpretazioni anche
negli stili secco e passito, esaltando sempre la sua esuberante aromaticità. In
particolare, si ricorda il cosiddetto Birbet, nome che in Piemonte
assume il vino secco prodotto con il Brachetto.
Le origini dell'uva Brachetto sono ancora oggi incerte, tuttavia si può
affermare che questa varietà era già nota nel territorio di Alessandria già ai
tempi degli antichi Romani. Per lungo tempo si è ritenuto che il Brachetto
fosse legato alla varietà francese Braquet. Ricerche genetiche condotte
sulle due uve hanno potuto evidenziare l'assenza di tratti comuni, confutando
quindi questa teoria. Varietà che ha goduto storicamente di un buon successo
nel territorio meridionale del Piemonte, la diffusione del Brachetto è stata
fortemente ridotta verso la fine del 1800 a causa della fillossera. La
riduzione fu tale da rendere il Brachetto una varietà pressoché sconosciuta
fino verso alla metà del 1900. Sarà infatti solamente dopo il 1970 che alcuni
produttori ripresero a produrre questa varietà - in particolare Arturo Bersano
- concentrandosi in modo particolare alla sua spumantizzazione con il metodo
Martinotti, noto anche come Charmat. Un evento che decretò il largo
successo del Brachetto d'Acqui, restituendo l'originale gloria a questa
antichissima varietà del Piemonte.
In Italia il destino del Moscato Bianco vede il suo successo, come il
Brachetto, al metodo di spumantizzazione in autoclave, divenendo - di fatto -
uno degli spumanti italiani più conosciuti e apprezzati nel mondo. Asti è la
patria italiana di questa varietà aromatica, tuttavia - a differenza del
Brachetto - il Moscato Bianco è diffuso anche in altre zone del mondo, in
particolare in Francia. Uva molto versatile nella produzione di vini, il
Moscato Bianco è impiegato con successo in vini secchi - anche da uve da
vendemmia tardiva - e vini dolci da uve appassite. A tale proposito, va detto
che l'Italia costituisce una sorta di eccezione - qui il Moscato Bianco è
prevalentemente prodotto come spumante o frizzante - mentre nel resto del mondo
si preferisce lo stile secco, dolce o vendemmia tardiva. In tutti i casi, il
Moscato Bianco si fa ben riconoscere nei suoi vini per il suo caratteristico e
intenso profumo d'uva.
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La corona di bollicine che si forma
nel bordo dell'Asti Spumante dopo qualche secondo | |
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Il Moscato Bianco è una delle varietà più antiche e della quale si hanno ampie
testimonianze storiche. Si ritiene che sia stata introdotta nel territorio
italiano dagli antichi Greci ed è probabile che la sua origine sia da
ricercarsi nell'area orientale del Mediterraneo. Il nome di questa celebre uva
è dovuto al suo caratteristico e intenso profumo. Moscato deriva probabilmente
dal latino muscum - muschio - poiché, in antichità, questa era
l'associazione olfattiva più frequente nei vini prodotti con quest'uva. Ancora
oggi in Francia si usa definire le uve che ricordano - in qualche modo - questo
particolare aroma con il termine musqué e in questo paese questa varietà
è nota come muscat. La famiglia delle uve moscato è piuttosto vasta e,
quando non diversamente specificato, si intende il Moscato Bianco, la
varietà principale e che in Francia si conosce come Muscat Blanc à Petits
Grains.
La nostra degustazione per contrasto prenderà in esame lo stile di Brachetto e
Moscato Bianco più celebre in Italia, lo spumante prodotto per fermentazione in
autoclave. Acqui Terme, in provincia di Alessandria, e Asti sono le
capitali enologiche italiane rispettivamente per gli spumanti prodotti
con Brachetto e Moscato Bianco. La produzione prevede la fermentazione in
autoclave del mosto, mantenendo lo sviluppo del volume alcolico piuttosto
basso - in genere 5-6% - lasciando pertanto nel vino una sostanziale quantità
di zucchero. Questa operazione conferisce ai due vini la caratteristica
dolcezza che, unita alla freschezza, regalano un buon equilibrio, ulteriormente
aiutato dall'effervescenza. Per la nostra degustazione prenderemo quindi in
esame Brachetto d'Acqui e Asti Spumante, entrambi prodotti nell'annata
corrente. I due vini sono serviti in due calici da degustazione alla
temperatura di 10 °C, capace di consentire l'apprezzamento degli aromi senza
favorire l'eccessiva esaltazione della dolcezza.
Versiamo l'Asti Spumante nel primo calice. Si osserverà la briosa evoluzione
della spuma che, generalmente, tende a scomparire dopo qualche secondo,
formando la cosiddetta corona, visibile nella parete del calice e in
corrispondenza della superficie del vino. Lo sviluppo delle bollicine è
intenso e continuo: a tale proposito è opportuno valutare la loro dimensione,
più grandi rispetto a un vino prodotto con il metodo classico, cioè con la
rifermentazione in bottiglia. Il colore dell'Asti Spumante è generalmente
giallo verdolino, osservabile anche nella sfumatura. L'aspetto del Brachetto
d'Acqui è - evidentemente - molto diverso dal vino precedente, almeno nel
colore. Nel calice osserveremo infatti un colore rosso rubino variabile dal
tenue a intenso, spesso rosa ciliegia, con sfumature tendenti al rosa con
riflessi porpora. Le stesse considerazioni fatte per l'Asti Spumante in merito
a effervescenza e bollicine, valgono - in termini generali - anche per il
Brachetto d'Acqui.
La valutazione del profilo olfattivo dei due vini evidenzierà notevoli
differenze pur mantenendo un punto fondamentale in comune. Si deve infatti
ricordare sia il Moscato Bianco sia il Brachetto appartengono alla ristretta
famiglia delle varietà aromatiche. In entrambi i vini si percepisce quindi un
forte e intenso aroma di uva e questo è, praticamente, l'unica qualità in
comune. Uve che hanno saputo mostrare una certa versatilità enologica, in ogni
stile riescono a conservare questa loro caratteristica primaria. Questa qualità
si rileva in modo particolare nei vini da uve appassite, dove l'aroma di uva,
non solo rimane, per così dire, fresco e vivo, ma riesce addirittura a
sviluppare maggiore forza e intensità. Oltre alla caratteristica aromatica, nel
Moscato Bianco si percepiranno aromi di frutti a polpa bianca e tropicali, così
come erbe aromatiche e fiori. Nel Brachetto il profilo olfattivo esprime invece
aromi di frutti a polpa rossa, non mancando - anche in questo caso - aromi di
fiori.
Iniziamo la valutazione dei profumi dall'Asti Spumante. Tenendo il calice in
posizione verticale e senza effettuare nessuna roteazione, procediamo con la
prima olfazione. Dal calice si percepirà - netto e intenso - il caratteristico
profumo di uva, più propriamente di succo d'uva fresca. Questa è infatti la
qualità che contraddistingue i tre componenti della famiglia delle uve
aromatiche: Moscato Bianco, Brachetto e Gewürztraminer. Procediamo ora con la
roteazione del calice così da apprezzare gli altri aromi dell'Asti Spumante. Si
percepiscono aromi di pesca e pera, piacevoli profumi di frutta tropicale, in
particolare banana e litchi, inoltre - fra le tante sensazioni - profumi di
acacia, lavanda, salvia e agrumi. Passiamo al Brachetto d'Acqui e procediamo
con la prima olfazione: anche in questo vino si percepirà il forte aroma di uva
fresca, lo stesso percepito nel Moscato Bianco. Roteando il calice, il vino
completa il suo profilo olfattivo con fragola, ciliegia e lampone, oltre a
pesca, rosa e ciclamino.
Si passa ora all'esame gustativo dei due vini, fase che consentirà di mettere
in risalto le rispettive differenze pur mantenendo in comune l'unico elemento
che caratterizza entrambi i vini. L'attacco dell'Asti Spumante è decisamente
dolce, sensazione che è subito seguita dall'effervescenza e dalla piacevole
freschezza. L'effetto dell'alcol è praticamente impercettibile, ricordando che
in questo vino - come nel Brachetto d'Acqui - la percentuale è generalmente del
5-6%. In bocca si percepirà il sapore intenso del succo d'uva e della pesca,
oltre a richiami di litchi e agrumi. L'attacco del Brachetto d'Acqui è
caratterizzato da spiccata dolcezza prontamente equilibrata sia
dall'effervescenza prodotta dall'anidride carbonica sia dall'acidità. Anche in
questo vino l'effetto dell'alcol è decisamente limitato e in bocca si percepisce
subito il sapore dell'uva fresca al quale seguono fragola, ciliegia, lampone e,
talvolta, la pesca. In entrambi i vini la corrispondenza con il naso è molto
buona.
La parte conclusiva della degustazione - nella quale si valutano le sensazioni
prodotte dai vini dopo averli deglutiti - permette di rilevare le rispettive
differenze, pur mantenendo nell'aromaticità delle uve la caratteristica comune.
Il finale dell'Asti Spumante lascia in bocca un piacevole e intenso sapore di
uva fresca al quale si unisce la pesca e la banana, oltre alla sensazione della
dolcezza, caratteristica peculiare di questo vino. La persistenza è decisamente
buona, consentendo la percezione dei suoi sapori per molti secondi. In termini
di aromaticità, anche il finale del Brachetto d'Acqui lascia in bocca il
piacevole sapore dell'uva fresca, unendo a questo la fragola, ciliegia e
lampone. Anche in questo caso la persistenza è molto buona e, come nell'Asti
Spumante, caratterizzata dalla sensazione di dolcezza, freschezza dell'acidità
e dal sapore dell'uva. Due vini certamente piacevoli che consentono alle due
uve di esprimere il loro carattere aromatico, qualità che è ulteriormente
accentuata dal metodo di produzione, ideato nel 1895 da Federico Martinotti
all'Istituto Sperimentale di Enologia di Asti.
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