In un paese come l'Italia - sempre ricco di notizie bizzarre e che non sempre
mettono in risalto le buone qualità degli Italiani, notizie che spesso
raccontano fatti non proprio lodevoli, nobili ed edificanti - quando ci sono
buone notizie, oltre a fare molto piacere, è anche doveroso raccontarle. Se non
altro per la soddisfazione di sapere che anche in Italia ogni tanto accade
qualcosa di buono. Si parla giustamente molto, e soprattutto negli ultimi tempi,
della promozione della cosiddetta cultura del bere responsabile, con
particolare preoccupazione per i giovani, quelle generazioni alle quali
dipenderanno fra qualche anno le sorti del nostro pianeta e della nostra
società. La preoccupazione - del tutto lecita e fondata - si basa su un
comportamento per nulla intelligente e condivisibile, che vede nei giovani un
consumo eccessivo, inadeguato e deplorevole di bevande alcoliche, con
conseguenze fin troppo scontate nei comportamenti e nella salute.
DiWineTaste si è occupata diverse volte di questa preoccupante tendenza
giovanile - ad onore del vero, riguarda anche soggetti adulti - poiché siamo
sempre convinti che il consumo responsabile di bevande alcoliche non si
raggiunge con divieti e proibizioni, ma con la diffusione di una cultura e di
una informazione adeguata. Proibire e vietare non significa educare e formare,
significa semplicemente reprimere, e la repressione porta inevitabilmente a
suscitare sentimenti di rivolta e vendetta che saranno manifestati alla prima
occasione possibile. Tutti siamo stati giovani e tutti sappiamo che spesso certi
comportamenti si adottano per il semplice piacere di trasgredire le regole e
per mostrare di essere forti. Abbiamo sostenuto sempre - e continuiamo a
farlo - che il consumo responsabile e corretto di bevande alcoliche si raggiunge
esclusivamente con la diffusione e la promozione di una cultura intelligente,
cercando di fare comprendere, poiché i giovani si possono considerare in tanti
modi, ma certamente non sono né stupidi né poco intelligenti. I giovani
ascoltano quando si spiega loro le cose nel giusto modo - con onestà e sincerità
- offrendo la possibilità di formare una coscienza propria. Nessuno è stupido.
Secondo una ricerca promossa da Federvini e condotta dall'ISPO (Istituto per gli
Studi sulla Pubblica Opinione) guidato da Renato Mannheimer, che aveva come
soggetto le abitudini di consumo di bevande alcoliche fra i giovani italiani,
emergono dati interessanti. Nonostante la notizia fa certamente piacere dal
punto di vista comparativo, rimane comunque il fatto che c'è ancora molto
da fare per la sensibilizzazione dei giovani nel consumo di bevande alcoliche.
Secondo la ricerca condotta dall'ISPO, emerge che il consumo di bevande
alcoliche fra i giovani italiani è inferiore rispetto a quelli di altri paesi
europei. Una notizia certamente positiva - se la si considera da un punto di
vista esclusivamente campanilista - che evidenzia come fra i giovani
italiani tenda a prevalere una cultura del bere responsabile. La ricerca ha
riguardato un campione di soggetti di età compresa fra i 14 e i 44 anni,
residenti in Italia, Francia, Germania e Regno Unito.
Uno dei risultati principali che emergono da questo studio effettuato dall'ISPO
sottolinea che «la tendenza a eccedere con l'alcol in Italia tocca una parte
minoritaria di popolazione e varia molto al variare dell'età». Nello specifico,
in Italia l'eccesso nei consumi di bevande alcoliche riguarda il 19% dei
soggetti fra 16 e 17 anni, per arrivare al 23% fra i 18 e 19 anni. La tendenza
scende al 16% fra i soggetti compresi fra 20 e 22 anni, diminuendo
ulteriormente al 12% fra quelli fra 23 e 29 anni. In Germania e nel Regno Unito
il consumo eccessivo di bevande alcoliche risulta essere costante in tutte le
fasce d'età e superiore a quanto accade in Italia. Nel Regno Unito l'eccesso di
alcol riguarda il 33% dei giovani di 14 anni, 40% di quelli di 20 anni,
scendendo al 25% nei soggetti di 40 anni. In Germania si arriva al 50% fra i
soggetti di 14 anni, 45% in quelli di 20 anni e il 22% nei soggetti di 40
anni.
Anche la preoccupante e decisamente sciocca abitudine del binge drinking
- cioè consumare bevande alcoliche con il solo scopo di ubriacarsi - risulta
essere meno frequente in Italia che nel resto d'Europa. In Italia solamente il
10% dei giovani ammette di bere in quantità eccessive, mentre nel Regno Unito
la quota sale al 23% e al 27% in Germania. Per quanto concerne la prima
esperienza dell'eccesso di consumo di alcol fino ad ubriacarsi, in Italia
avviene fra i 17 e i 18 anni, mentre in Germania e in Gran Bretagna si scende
fra i 15 e i 16 anni. Il 35% degli intervistati in Italia ha dichiarato di non
essersi mai ubriacato, la stima scende del 23% in Francia, del 14% in Germania
mentre in Gran Bretagna la percentuale scende addirittura all'8%. Fra i tanti
risultati dello studio, uno in particolare risulta essere piuttosto
interessante. Nel nostro paese sembra prevalere il consumo responsabile rispetto
al consumo eccessivo e all'abuso di bevande alcoliche. In Italia è infatti
diffusa la tendenza a dilazionare il consumo di alcol nel corso della settimana:
25% in Italia, 17% in Gran Bretagna e il 10% in Germania e Francia.
Quest'abitudine potrebbe essere spiegata anche in termini culturali, poiché in
Italia è consueto il consumo di uno o due bicchieri di vino durante i pasti,
mentre negli altri paesi di preferisce concentrare il consumo di bevande
alcoliche in un unico giorno, in modo particolare in Germania, abitudine
preferita dal 64% degli intervistati. Lo studio registra inoltre che gli
Italiani sono attenti alla qualità: il 70% crede nella regola del bere poco
ma bene, percentuale che sale fino all'83% nei soggetti fra i 25 e i 34 anni
di età. Una delle accuse che si muovono ai giovani è il legame fra il consumo di
alcol e la sensazione di sentirsi più grandi. Il 59% degli Italiani ritiene
che non assume alcol per questo motivo, ed è d'accordo in questo anche il 48%
dei Francesi, il 38% dei tedeschi e il 25% degli abitanti del Regno Unito.
Solo l'8% degli Italiani intervistati ammette di consumare bevande alcoliche
per sentirsi più sicuro, percentuale che sale al 17% in Germania e al 25%
nel Regno Unito. C'è da augurarsi che anche i giovani Europei seguano l'esempio
degli Italiani, un esempio che è anche innegabilmente il risultato della
cultura, la nostra cultura del vino, sempre più legata alla moderazione e alla
qualità. Bravi ragazzi!
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