Dedichiamo l'editoriale di questo numero a due interessanti comunicati diffusi
recentemente dalla Coldiretti - la più grande associazione italiana di
rappresentanza delle imprese agricole - e che riguardano direttamente il mondo
del vino, offrendo interessanti spunti di riflessione. La prima buona notizia
diffusa dalla Coldiretti è che il vino italiano sembrerebbe essere più sicuro
rispetto alle produzioni del passato. La seconda ci informa che la Commissione
Europea ha ritirato il progetto che avrebbe consentito la produzione di vini
rosati da taglio, cioè prodotti dalla miscela di vini bianchi e rossi. Due
buone notizie, senza ombra di dubbio. La prima è particolarmente rassicurante,
almeno nel contenuto, visti gli scandali che hanno investito il mondo del vino
italiano in passato, oltre a supportare nel mondo la qualità del vino prodotto
nel bel paese. Anche la seconda è un'ottima notizia, quanto meno dimostra
- per la prima volta - il supporto dell'Europa in fatto di qualità enologica,
non sempre tutelata ultimamente dalla Commissione Europea.
Secondo quanto diffuso dalla Coldiretti, la totalità del vino prodotto in Italia
risulterebbe essere completamente sicuro e sano. Questo è quello che emerge dal
rapporto annuale del Ministero del Lavoro, Salute e Politiche Sociali sul
Controllo ufficiale dei residui di prodotti fitosanitari negli alimenti di
origine vegetale. In questo rapporto si rende infatti noto che il 100% dei
campioni di vino italiano conteneva quantità di residui chimici inferiore ai
limiti previsti dalla legge. Certamente un'ottima notizia per tutti i
consumatori di vino italiano e per la loro salute. Visti anche i fatti che hanno
riguardato lo scorso anno il vino italiano, una notizia come questa non può che
fare piacere. Il fatto che le quantità di residui di sostanze chimiche rilevate
nel vino italiano siano inferiori ai limiti previsti per legge, sottolinea,
innanzitutto, la maturità e la coscienza dei viticoltori nelle loro scelte in
vigna. Questo significa, fra l'altro, che l'utilizzo di trattamenti fitosanitari
sulle viti è stata ridotta a vantaggio di pratiche colturali più naturali.
La diminuzione dell'impiego di trattamenti fitosanitari in agricoltura è anche
confermata da un'indagine ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica), nel quale si
registra una progressiva diminuzione nell'utilizzo di fitofarmaci tossici,
addirittura dimezzato negli ultimi dieci anni. In questo studio emerge inoltre
che la diminuzione ha segnato la sostanziale crescita dell'impiego di sistemi di
coltivazione ecocompatibili. Inoltre - sempre secondo l'ISTAT - l'Italia occupa
oggi il primo posto in Europa nell'adozione di principi di coltura biologica,
destinando a questo tipo di coltura oltre un milione di ettari. La coscienza e
la maturità delle imprese agricole, e quindi anche delle aziende che si occupano
di produzione di vino, sono inoltre confermate dalla tendenza delle diminuzioni
di irregolarità registrate negli ultimi sedici anni. Se nel 1993 il 5,56% della
produzione agricola presentava delle irregolarità, nel 2007 solamente lo 0,9%
non rispettava le disposizioni di legge: una diminuzione di oltre sei volte.
Risultati come questi collocano la produzione agricola italiana - e quindi anche
il vino - ai massimi vertici mondiali in fatto di sicurezza alimentare.
La consapevolezza e la maturità delle imprese agricole italiane nell'uso
limitato di trattamenti fitosanitari tossici, è inoltre confermata anche dai
controlli effettuati in altri prodotti. Le verifiche oggetto del controllo hanno
infatti rilevato che il 99,3% delle verdure è risultato regolare, così come il
98,6% della frutta e il 98,7% dell'olio d'oliva. Una buona, anzi ottima,
notizia per la tutela della salute degli italiani e certamente un'ulteriore
garanzia all'estero sulla bontà e la salubrità dei prodotti agricoli italiani.
Inoltre, un chiaro segno di come sia maturata una migliore consapevolezza e il
ritorno al rispetto della natura da parte delle imprese agricole che, dopo
essersi per anni affidati ai miracoli promessi dalla chimica, stanno oggi
tornando a una più sana e rispettosa coltivazione della terra. E lo stesso si
può affermare per il vino. Se un tempo il ricorso a prodotti chimici in vigna e
in cantina era considerato del tutto normale, oggi l'impiego di sostanze
chimiche è generalmente adottato solo quando si rende necessario per garantire
un prodotto più stabile ed esente da difetti.
L'altra buona notizia riguarda il vino rosato. Come ricorderete, la Commissione
Europea stava lavorando a un progetto che avrebbe consentito la produzione di
vini rosati dall'unione di vini bianchi e vini rossi. Un provvedimento che
avrebbe ulteriormente leso, per molti aspetti, la dignità e la qualità dei vini
rosati, da sempre poco considerati dai consumatori, ai quali tendono a preferire
altri stili di vino. A quanto si apprende, la Commissione Europea avrebbe
ritirato questo progetto. La notizia è stata diffusa dalla Coldiretti, la quale
afferma inoltre che in questo modo si sono salvati circa 48 milioni di bottiglie
di vino rosato prodotto con il metodo tradizionale, cioè con l'esclusivo impiego
di uve a bacca rossa. Il ripensamento della Commissione Europea è stato
determinato anche dalla pressione della stessa Coldiretti - a tutela e in
rappresentanza di tutti i produttori italiani - sottolineando che questo
provvedimento avrebbe unicamente generato confusione fra i consumatori senza
tutelare la qualità del vero vino rosato. Il provvedimento non obbligava infatti
i produttori a indicare in etichetta il metodo di produzione, pertanto i
consumatori non avrebbero avuto nessuna possibilità di sapere realmente cosa
stessero versando nei calici.
La decisione presa dalla Commissione Europea fa ben sperare sul futuro di
analoghi provvedimenti riguardanti il vino. Per la prima volta si è infatti
registrato in sede Europea un reale interesse per la qualità del vino, un
atteggiamento che - si spera - sia sempre più orientato verso la tutela e il
rispetto dei consumatori e dei produttori onesti. Si ricorderà infatti che in
passato la Commissione Europea ha varato provvedimenti molto discutibili e che
certamente non sono a favore della qualità. Già dal 2006 è infatti permesso
l'uso dei trucioli di legno nella produzione di vino, che in questo caso non
opera nessuna reale maturazione ma semplicemente a una discutibile
aromatizzazione. Inoltre è già consentita la commercializzazione di vini
prodotti dalla fermentazione di frutti diversi dall'uva, come lamponi e ribes -
prodotti che sono già reperibili nei supermercati d'Europa - senza considerare
che in alcuni paesi è stata consentita l'aggiunta di zucchero al mosto. Infine,
è molto probabile che dal primo agosto si potrà chiamare vino anche quello al
quale è stato eliminato parte dell'alcol, il cosiddetto vino
dealcolizzato. La decisione presa in merito al vino rosato fa comunque ben
sperare che decisioni discutibili come queste non vengano più prese dalla
Commissione Europea. Per il momento rallegriamoci del fatto che il vino rosato è
salvo. E ovviamente anche dal fatto che il vino italiano è più sicuro e sano.
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