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Nuova ZelandaLa celebre patria degli uccelli kiwi è diventata in pochi anni il punto di riferimento dei vini bianchi prodotti con Sauvignon Blanc e Chardonnay |
Dal punto di vista enologico, la Nuova Zelanda può essere considerata come una sorta di miracolo. Nell'arco di poco più di dieci anni si è trasformata da produttore di vini mediocri a produttore di vini di qualità, non solo, ma è stata capace di aggiungere i due suoi più celebri vini, quelli prodotti con Sauvignon Blanc e Chardonnay, fra i più eccellenti e migliori vini bianchi del mondo. In particolare, i vini prodotti con Sauvignon Blanc hanno delle caratteristiche così uniche e straordinarie tanto da fare pensare che sia proprio la Nuova Zelanda la terra d'elezione di questo vitigno. Se il Sauvignon Blanc si è oramai affermato a livello mondiale, spesso surclassando anche i migliori esemplari del mondo, anche l'altra uva internazionale, lo Chardonnay, non è certamente da meno ed è considerato fra i migliori esempi del mondo.
Quando in Nuova Zelanda si iniziò a pensare seriamente alle opportunità offerte dalla vitivinicoltura, si pensò ad investire principalmente sull'uva più coltivata in Germania a quei tempi, il Müller Thurgau, prevalentemente scelta per la somiglianza dei climi fra i due paesi e pertanto si riteneva che potesse dare ottimi risultati. Poi si pensò che in realtà era nel Pinot Nero l'uva su cui puntare per il futuro enologico del paese, ma alla fine, insospettabilmente, furono proprio il Sauvignon Blanc e lo Chardonnay a sorprendere il mondo intero. Oggi il Pinot Nero e il Müller Thurgau rappresentano solamente una parte marginale della viticoltura Neozelandese. In questo periodo l'enologia del paese si sta concentrando prevalentemente sullo Chardonnay che, in molte zone, ha addirittura superato il Sauvignon Blanc in termini di quantità di produzione, tuttavia, è proprio il Sauvignon Blanc l'uva che oramai contraddistingue la Nuova Zelanda nel mondo. La storia della viticoltura e dell'enologia nella terra dei Maori, la locale e antica popolazione della Nuova Zelanda, è un fatto che non ha nemmeno duecento anni di vita. Fu solo nel 1819, dopo che la Nuova Zelanda era stata colonizzata dagli inglesi a seguito delle spedizioni del celebre esploratore capitano James Cook, che la prima vite fu piantata a Kerikeri, nell'estremità a nord-est dell'Isola Settentrionale, ad opera del Reverendo Samuel Marsden, un missionario Anglicano. La varietà di vite che egli piantò rimane a tutt'oggi ignota e non si ha nemmeno notizia certa se da quelle uve fu mai prodotto vino. Solo venti anni più tardi, nel 1839, si ha notizia certa del primo vino prodotto in Nuova Zelanda, ad opera dello Scozzese James Busby, da un vigneto che egli stesso piantò vicino Waitangi nel 1836. Sia Samuel Marsden, sia James Busby, lasciarono testimonianze scritte dove esprimevano la loro piena fiducia nella Nuova Zelanda come terra perfettamente adatta alla coltivazione della vite e alla produzione di vino di qualità. Tuttavia la loro profezia non trovò riscontro e non si avverò se non verso la metà degli anni 1980. I primi produttori di vino della Nuova Zelanda furono Inglesi e, bontà loro, non avevano sufficienti conoscenze in materia tali da consentirgli di produrre un vino di qualità. Altri seri ostacoli che si opposero allo sviluppo enologico del paese furono il pregiudizio sociale nei confronti del vino e le severe restrizioni impose dalle autorità, che arrivarono addirittura al proibizionismo. Tanto per fare un esempio, è stato solo alla fine della seconda guerra mondiale che nei negozi fu possibile vendere vino e, addirittura, solo nel 1960 si permise legalmente alle aziende vinicole di vendere il proprio vino ad alberghi e ristoranti. Inoltre, a quell'epoca era in vigore un divieto che non consentiva di vendere vino e qualunque altra bevanda alcolica, dopo le ore 22:00. Anche l'oidio e la fillossera si opposero allo sviluppo dell'enologia locale; alla fine del 1800, qui come in altre parti del mondo, i vigneti erano praticamente devastati da questi temuti flagelli. Lo sviluppo dell'enologia Neozelandese non ebbe certamente vita facile. A seguito dei danni dell'oidio e della fillossera, i coltivatori iniziarono a coltivare ibridi Franco-Americani, come il Baco Noir e Isabella, noti per la loro resistenza alle temute malattie, e iniziarono a vendere i frutti della vite come uva da tavola piuttosto che produrre vino. Com'era già noto in altre parti del mondo, i vini prodotti con queste uve risultavano essere dolciastri e di certo la qualità non era il loro migliore pregio. I vini prodotti con queste uve venivano sovente fortificati con la speranza di ottenere un prodotto migliore, di certo il risultato non ripagava lo sforzo. Tuttavia l'Isabella rimase fino agli anni 1960 l'uva più piantata di tutta la Nuova Zelanda, fino a quando non si decise, finalmente, di tentare nuovamente la coltivazione di alcune specie di Vitis Vinifera, la vite Europea con la quale si produce vino. Il primo vigneto di viti Europee piantato nella celebre Marlborough risale solamente al 1973, mentre la costituzione ufficiale dell'Istituto del Vino Neozelandese ebbe luogo nel 1975. La diffusione della vite ebbe da quei momenti un rapido e crescente sviluppo fino a giungere al 1983, quando la produzione fu tale da dare luogo ad una sovrapproduzione, con gravi perdite negli anni successivi, tanto che il governo dovette intervenire nel 1986 con specifiche norme da favorire l'espianto dei vigneti con il risultato che un quarto dei vigneti del paese furono estirpati. La ripresa della produzione di vino si verificò in seguito a quei anni e dagli anni del 1990 l'enologia Neozelandese sta vivendo un grande momento di rinascita e di fama; i suoi vini bianchi prodotti con uve Sauvignon Blanc e Chardonnay hanno raggiunto livelli tali da essere ora considerati come veri e propri riferimenti da molti produttori del mondo.
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Il sistema di qualità Neozelandese non prevede norme rigide sulla coltivazione delle uve e sulla produzione dei vini, non esistono indicazioni sulle varietà di uve che possono essere piantate ne sulle zone nelle quali le diverse varietà possono essere coltivate. Non sono nemmeno previste indicazioni sulle rese per ettaro ne sui tempi di maturazione dei vini prima di potere essere immessi sul mercato. Le norme previste dal sistema regolano solamente gli aspetti di etichettatura dei vini e, pertanto, alcune regole di vinificazione. Il sistema di qualità di produzione Neozelandese è regolamentato dal Food Act and Food Regulations che stabilisce quanto segue:
Va osservato che attualmente la produzione dei vini monovarietali Neozelandesi, cioè quelli prodotti con una sola varietà di uva, sono in genere composti da circa 85-100% della stessa varietà, una misura ben maggiore rispetto a quanto richiesto dalla legge.
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La vocazione della Nuova Zelanda è prevalentemente dedita alla produzione di vini bianchi dove certamente il Sauvignon Blanc e lo Chardonnay sono le uve predominanti nello scenario enologico del paese. Il Sauvignon Blanc è stata l'uva con la quale la Nuova Zelanda si è fatta conoscere al mondo suscitando un notevole interesse, tuttavia adesso il paese è prevalentemente interessato alla produzione di vini da Chardonnay che, attualmente, rappresenta anche l'uva più coltivata. Nonostante lo Chardonnay sia l'uva che in questo momento sta riscuotendo la maggiore attenzione da parte dei produttori, in realtà è il Sauvignon Blanc quello che ha reso la Nuova Zelanda famosa nel mondo ed è probabilmente l'uva che ancora identifica il paese dal punto di vista enologico. Tuttavia i vini da uve Sauvignon Blanc prodotti in questa parte del mondo non hanno eguali in nessun altro paese, le loro caratteristiche sono tali che li rendono praticamente inimitabili. Questi vini sono un'esplosione di aromi freschi e intensi, dagli agrumi alle erbe aromatiche, dalla frutta esotica ad suadenti aromi erbacei. Seguendo la tipica pratica enologica riservata a quest'uva, i Sauvignon Blanc Neozelandesi sono vinificati in vasche d'acciaio e non subiscono affinamenti in legno, una caratteristica produttiva che mette giustamente in risalto le loro caratteristiche fruttate, fresche e aromatiche, sia al naso, sia in bocca. La Nuova Zelanda è divisa in due isole, l'isola Settentrionale e l'isola Meridionale, e la produzione vitivinicola è presente in specifiche zone di entrambe le isole. Una caratteristica della Nuova Zelanda è il suo clima, particolarmente fresco, grazie anche alla sua forma allungata che risente fortemente dell'influsso dell'oceano. Il clima Neozelandese consente alle uve di maturare in modo omogeneo, con risultato di produrre vini ricchi di aromi e ricchi di acidità naturale, qualcosa che può essere trovato nell'emisfero nord del mondo solamente in Germania. Tuttavia il clima del paese è anche caratterizzato da piogge che, di fatto, costituisce uno dei problemi principali della viticoltura Neozelandese. La viticoltura della Nuova Zelanda è principalmente orientata alla coltivazione delle specie cosiddette internazionali e, fra le uve bianche, troviamo lo Chardonnay, il Sauvignon Blanc, il Riesling, il Pinot Grigio, il Müller Thurgau e il Gewürztraminer, mentre per le uve a bacca rossa troviamo il Cabernet Sauvignon, il Merlot e il Pinot Nero, l'uva rossa più coltivata nel paese usata anche per la produzione di vini spumanti. Più del 40% dei vigneti Neozelandesi si trova nell'isola Settentrionale, in particolare nelle zone di Gisborne e Hawke's Bay. Gisborne è nota per la produzione di eccellenti vini da uve Chardonnay, oltre ad una discreta produzione di Müller Thurgau, mentre Hawke's Bay, grazie anche alle caratteristiche del suo suolo oltre alle particolari condizioni climatiche, è considerata una delle migliori zone del paese ed è da questa zona che provengono i migliori Sauvignon Blanc e i migliori Chardonnay della Nuova Zelanda. In questa zona, inoltre, si ha una buona produzione di vini rossi prodotti con uve Cabernet Sauvignon e Merlot. Un'altra zona d'interesse dell'isola Settentrionale è Auckland, dove si registra la maggiore concentrazione di aziende vinicole. L'area di Auckland è l'unica a prevedere delle sottozone, Kumeu/Huapai, Henderson e Waiheke Island, tutte di sicuro interesse. Nella parte meridionale dell'isola Settentrionale troviamo un'altra zona interessante, Wairarapa/Martinborough, particolarmente vocata alla produzione di vini da uve Pinot Nero e Cabernet Sauvignon. Anche l'isola Meridionale è ricca di zone interessanti dal punto di vista enologico. Certamente la più interessante di queste è Marlborough, l'area vitivinicola più estesa del paese, situata all'estremità nord dell'isola Meridionale, che, da sola, ha una superficie piantata a vite che rappresenta quasi il 40% della Nuova Zelanda. Marlborough è famosa per i suoi eccellenti vini da Sauvignon Blanc che in questa zona rappresenta l'uva più coltivata. A nord-ovest da Marlborough si trova la piccola zona di Nelson, un'area prevalentemente collinare dove si producono principalmente vini da uve Chardonnay, Riesling e Sauvignon Blanc. Più a sud troviamo l'area di Canterbury, caratterizzata da un clima piuttosto freddo, dove si producono principalmente vini da uve Pinot Nero e Chardonnay, oltre a vini Riesling e Sauvignon Blanc. La zona vitivinicola più a sud del paese è Central Otago, che si trova al di sotto del 45° parallelo, dove si producono vini da Pinot Nero e da Gewürztraminer.
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