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  Editoriale Numero 215, Marzo 2022   
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La Lettera F


 Facciamo, per l'ennesima volta, una scontata premessa, ribadendo quello che tutti sanno da lunghissimo tempo e che – oramai – è da considerarsi un po' alla stregua della scoperta dell'acqua calda: l'abuso del consumo di alcol etilico è fortemente nocivo per la salute. Aggiungiamo, quindi, un'ulteriore premessa, anche questa ribadita più volte e che tutti sanno, nessuno escluso: l'abuso del consumo di vino è parimenti nocivo per la salute. In fin dei conti, non sono medico, non ho alcuna competenza scientifica riconoscibile che mi permetta di smentire queste asserzioni – e certamente, mi fido della scienza e mai delle chiacchiere – pertanto le accetto come vere, attendibili, veritiere e, soprattutto, verificate e verificabili. La scienza e la ricerca, inoltre, ci dicono che l'alcol etilico non è l'unica sostanza a essere nociva per la salute, a prescindere dall'abuso del consumo o meno. Allo stesso modo, credo ragionevole ritenere che chiunque apprezzi e rispetti il vino, oltre che sé stessi, è consapevole del fatto che, appunto, l'abuso di alcol non è mai salutare.


 

 Fa discutere, a questo proposito, la proposta dell'Unione Europea di adottare entro il 2022 il sistema francese Nutri-Score per l'etichettatura degli alimenti e – recentemente – proposto anche per le bevande contenenti alcol, vino compreso. Per questa specifica categoria, infatti, si stava addirittura prevedendo l'introduzione di un nuovo identificativo e contrassegnato con la lettera F su fondo nero. Si deve osservare che il sistema Nutri-Score prevede il contrassegno degli alimenti con un indicatore composto dalle prime cinque lettere dell'alfabeto – dalla A alla E – su fondi colorati che variano dal verde al rosso, come se fosse un semaforo. Lo scopo sarebbe quello di comunicare in modo rapido la salubrità dell'alimento: l'identificazione con la lettera A, su fondo verde, rappresenta la massima salubrità dell'alimento in termini nutrizionali, la lettere E, su fondo rosso, un alimento non sano da consumare. Nella sua definizione e nel criterio di attribuzione delle “lettere”, il Nutri-Score è – a mio avviso – piuttosto discutibile, non da meno, incompleto e disorientante.

 L'attribuzione di una lettera, quindi l'appartenenza a una specifica categoria nutrizionale, è determinata dalla valutazione di alcuni parametri e riferiti a 100 grammi per gli alimenti e 100 millilitri per le bevande. Senza entrare nello specifico del criterio, basti pensare che un alto contenuto di frutta, verdura, fibre e proteine consente di ottenere un punteggio elevato, mentre l'alto contenuto energetico in chilo calorie, zucchero, acidi grassi saturi e sodio, attribuiscono punteggi bassi. Sebbene si possa apprezzare l'impegno di offrire un sistema per informare sulle qualità nutrizionali di un alimento o una bevanda, in realtà la sua applicazione è decisamente superficiale e fuorviante. Facciamo un esempio pratico usando un alimento molto usato e diffuso, non solo in Italia, ma anche in Europa: il burro. Cento grammi di questo alimento, notoriamente, fornisce un elevatissimo apporto di energia oltre a essere, per la quasi totalità della sua composizione, ricchissimo di acidi grassi saturi. Queste due qualità – da sole – fanno guadagnare al burro, e senza appello, il contrassegno della lettera “E” su fondo rosso. Secondo il Nutri-Score, il burro è quindi un alimento altamente sconsigliato, non da meno, per niente salutare.

 Alla vista dell'etichetta contrassegnata dalla lettera E su fondo rosso, ogni consumatore superficiale e, aggiungerei, in modo istintivo, è indotto a credere che il burro sia un alimento non salutare. Quella lettera “E”, infatti, non dice che il consumo di cento grammi di burro non è salutare: si limita superficialmente a fornire un'informazione fuorviante e incompleta. Si assume, implicitamente, che anche il consumo di un solo grammo di burro – o anche meno – non è salutare perché l'alimento è contrassegnato dalla lettera E. Diciamola tutta: chi sarebbe disposto – coscientemente e consapevolmente – a consumare cento grammi di burro in una sola volta? Oppure a bere cento millilitri d'olio d'oliva – l'equivalente di poco meno di un bicchiere – visto che, secondo il Nutri-Score, è contraddistinto con la lettera C, quindi classificato in mezzo alla scala dei valori, fra il sano e il nocivo? Il vino, poi, stava correndo un ulteriore e ben più ignominioso rischio, quello di essere addirittura contraddistinto con la lettera F su fondo nero, classificandolo quindi come bevanda fortemente nociva per la salute.

 Per fortuna, la proposta di “bollare” il vino come altamente nocivo per la salute – e prevista nell'ambito del cosiddetto Cancer Plan – non ha ottenuto il consenso del Parlamento Europeo. Il vino, quindi, contrariamente a quanto di temeva, non sarà contraddistinto con la lettera F su fondo nero. Il Parlamento Europeo, infatti, ha giustamente ritenuto eccessiva la penalizzazione che il vino avrebbe subito in conseguenza di questa classificazione, sostenendo inoltre la cultura del consumo moderato. Il risultato, va detto, accoglie le istanze e le proposte dell'Italia, da sempre sostenitrice della promozione e diffusione di una cultura del consumo consapevole e moderato. Non si può infatti equiparare il consumo di uno o due calici di vino con quello di una o due bottiglie. La seconda misura, non serve certamente un infame bollino nero a ricordarlo, è palesemente nota a chiunque come altamente nociva e per niente salutare. Inoltre, esattamente come accade con la campagna di sensibilizzazione al consumo di tabacco, non è certamente un bollino o una “scritta” a scoraggiare chi intende abusarne. E lo stesso, non c'è dubbio, vale parimenti per il vino e le bevande alcoliche.

 Per quanto riguarda il vino, quindi, non vedremo nelle etichette la “lugubre” lettera F e nemmeno avvertimenti nefasti come già appaiono nelle confezioni di prodotti contenenti tabacco. Si è invece proceduto all'indicazione di raccomandazioni al consumo responsabile e moderato. Una soluzione decisamente ragionevole e condivisibile, certamente a favore della sensibilizzazione al consumo moderato, cosa che chiunque apprezzi vino sa da sempre. Questo – evidentemente – non cambia la considerazione fondamentale e indiscutibile che l'abuso di alcol, indipendentemente dalla modalità di assunzione, non è né salutare né tanto meno saggio. Personalmente, ho sempre creduto che la migliore forma di prevenzione, applicabile a qualunque contesto o abuso, sia sempre la cultura e l'educazione, il senso civico e il rispetto, per sé stessi e per gli altri. Condivido meno le misure repressive poiché difficilmente sono efficaci nell'insegnare qualcosa di veramente utile se non a sviluppare sentimenti di rivolta e di disobbedienza. Il proibizionismo, introdotto negli Stati Uniti d'America durante gli anni 1920, è del resto un esempio palese dell'effettiva inefficacia di un provvedimento simile e delle sue conseguenze.

 Con questo, ovviamente, non si mette in discussione l'iniziativa dell'Unione Europea per la prevenzione del cancro e la promozione di stili di vita salutari: questi sono principi condivisibili, indiscutibili e auspicabili da chiunque. E la prevenzione, non c'è dubbio, si ottiene in particolare con l'educazione e la cultura, così come la conoscenza, la ricerca e l'evidenza dei fatti di comportamenti sociali e sanitari. Per questo motivo, non è certamente educativo equiparare il consumo moderato e consapevole del vino con l'abuso. Sostenere che l'abuso di bevande alcoliche è nocivo per la salute, anche con conseguenze gravissime, è condivisibile e indiscutibile. Esattamente com'è nocivo per la salute l'eccessivo consumo di burro o zucchero, così come di qualunque altro alimento. È la dose che fa il veleno, suggerito notoriamente da Paracelso “omnia venenum sunt: nec sine veneno quicquam existit. Dosis sola facit, ut venenum non fit” e cioè “tutto è veleno: nulla esiste di non velenoso. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto”. Questo vale per il vino esattamente come per qualunque altro alimento o bevanda.

Antonello Biancalana



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