Non c'è pace fra i vigneti di Bordeaux. I vignaioli della celeberrima terra da
vino francese – fra le più iconiche a livello mondiale – sono decisamente
preoccupati e non ne fanno segreto alcuno. Il settore vitivinicolo della Francia,
a dire il vero, anche quello di altri paesi, sta attraversando un periodo non
esattamente florido, con cali nei consumi e nelle vendite significativi tali da
destare non poca preoccupazione fra i produttori d'oltralpe. A quanto pare, le
vendite e l'esportazione dei vini francesi, in modo particolare quelli di
Bordeaux, stanno registrando un calo importante e non solo per quanto riguarda le
esportazioni, ma anche per il consumo interno. I francesi – così sembrano
suggerire le ultime stime – stanno fortemente diminuendo il consumo pro-capite
di vino – in particolare, quello rosso – con effetti che risultano essere
significativi per l'intero comparto enologico. Nel contempo, sta aumentando
l'interesse dei francesi per la birra, il quale consumo è in netto rialzo a
discapito – appunto – del vino.
Nel corso degli ultimi decenni, il consumo di vino rosso in Francia ha subito un
calo drastico, passando dai 120 litri annui negli anni 1940, ai circa 40 attuali.
Le stime indicano un ulteriore calo per i prossimi anni, prevedendo un consumo
annuo pro-capite di vino rosso di appena 25 litri. Questa volta non è dovuto
all'effetto nefasto della recente pandemia da Covid-19, piuttosto dalle nuove
mode e tendenze sociali che vedono favorire un maggiore consumo di vini bianchi e
rosati. Un calo che ha portato il suo maggiore effetto, appunto, proprio nei
territori storicamente e tradizionalmente vocati alla coltivazione di varietà a
bacca rossa, come Bordeaux, appunto. Le stime indicano un calo nei consumi di
vini rossi del -32%, con una conseguente perdita economica del -6,2% per effetto
delle minori vendite. A titolo di confronto, il calo nel volume delle vendite che
sta riguardando la produzione spumantistica della Francia è di appena il
-0,5%. Una differenza decisamente rilevante.
Una perdita che sta avendo un impatto economico non indifferente nei profitti dei
vignaioli di Bordeaux, tanto da iniziare una vera e propria crisi di settore.
Per questo motivo, all'inizio dell'anno, i vignaioli di Bordeaux hanno chiesto
l'intervento del governo francese per ottenere delle compensazioni economiche
derivanti dalle perdite e che, pare, non sono rosee nemmeno per l'imminente
futuro. Inoltre, i vignaioli hanno fatto richiesta di espiantare parte dei
vigneti, un'operazione sciagurata e disgraziata che, non solo depriva l'ambiente
della bellezza dei suoi vigneti, ma anche l'inevitabile perdita di profitti. Del
resto, se il vino di quelle vigne non si vende, l'unica cosa che resta da fare è,
per così dire, agire di conseguenza e limitare le perdite future. Si sa,
mantenere e coltivare un vigneto, raccogliere le sue uve e trasformarle in vino,
ha un costo non esattamente banale nel bilancio di qualunque cantina. Le stime e
le richieste parlano di una spaventosa quota di 15.000 ettari di vigneti
in eccesso, quindi da estirpare, pari a circa il 10% della superficie totale
destinata alla coltivazione di vigneti nel territorio di Bordeaux.
Questo, purtroppo, non è l'unico problema che affligge il comparto vitivinicolo
di Bordeaux. Perché se l'espianto dei vigneti limita la produzione futura, resta
il problema della destinazione o uso del vino rosso attualmente prodotto e che
probabilmente resterà invenduto. Il governo francese, proprio per questa
specifica condizione, ha approvato la distillazione delle quote in eccesso per il
2023, prevedendo, per l'operazione, un costo di circa 160 milioni di euro. A tale
proposito, è bene ricordare che la Francia aveva già adottato una simile misura
in tempi recenti e, precisamente, nel 2020. In quell'occasione, a causa del
drastico calo dei consumi derivati dall'effetto della pandemia da Covid-19, il
governo francese aveva approvato la distillazione del vino in eccesso. I tormenti
dei viticoltori di Bordeaux, purtroppo, non finiscono qui. I vigneti dell'iconico
territorio vitivinicolo francese, infatti, stanno subendo gli effetti della
flavescenza dorata, una patologia, fra l'altro endemica in Europa e con capacità
elevata di diffusione.
Il governo francese, accogliendo le richieste dei viticoltori di Bordeaux
– anche per limitare gli effetti nefasti della flavescenza dorata – ha
approvato l'espianto di ben 9.500 ettari di vigneti e stanziato 57 milioni di
euro per la compensazione, destinata ai viticoltori che aderiranno al bando. La
possibilità di espianto è concessa – previa richiesta – ai proprietari e
gestori di vigneti nel territorio della Gironda, riconoscendo loro il compenso di
€ 6.000 per ogni ettaro. Coloro i quali aderiranno alla possibilità di
espianto dei vigneti, dovranno comunque provare che le viti (quindi, non il
vigneto) siano state in produzione negli ultimi 5 anni e fino al 2022. Inoltre,
sarà necessario dichiarare la finalità dell'estirpazione e la futura destinazione
della superficie dove si trova il vigneto. I viticoltori – a quanto pare –
spingono per ottenere una procedura veloce e risolutiva, poiché convinti che più
in fretta si farà, e meglio sarà per tutti. L'idea dell'espianto è certamente
drammatica e dolorosa, tuttavia è la premessa per limitare perdite future,
proprio in vista del progressivo calo dei consumi di vino rosso e dell'eventuale
propagazione della flavescenza dorata.
Per quanto riguarda il calo dei consumi interni e relativo ai vini rossi, secondo
un sondaggio svolto nel 2022, le cause sarebbero da ricercarsi nelle nuove
tendenze e abitudini sociali dei francesi, una condizione che si potrebbe
estendere anche al resto dell'Europa. In accordo ai risultati di questo
sondaggio, il calo nei consumi dei vini rossi è dovuto alla concomitante
riduzione del consumo di carne rossa, alimento per il quale – notoriamente – è
preferibilmente abbinato il vino rosso. Altre cause sarebbero da ricercare nelle
preferenze attuali dei consumatori nel preferire i vini con un minore volume
alcolico e, più specificamente, i vini adatti per l'aperitivo, come i bianchi e
gli spumanti, che in genere hanno un volume alcolico minore. Secondo lo stesso
sondaggio, un altro elemento che ha determinato il calo dei consumi di vini rossi
è legato alla minore tendenza delle famiglie a consumare pasti insieme oltre al
crescente numero di famiglie monoparentali, nelle quali l'unico adulto
sceglie di non stappare una bottiglia di vino – in particolare, rosso e
robusto – per accompagnare il proprio pasto.
Per quanto riguarda la campagna di espianto dei vigneti di Bordeaux, l'operazione
dovrebbe iniziare il prossimo ottobre e vedrà letteralmente scomparire quasi il
10% dei vigneti del territorio. A tale proposito, si deve precisare che la
maggioranza di questi vigneti appartengono a piccoli e medi produttori, cioè alla
categoria che ha maggiormente subito le severe conseguenza del calo dei consumi e
delle esportazioni. Per fare fronte a queste perdite, infatti, i piccoli
produttori sono stati costretti a svendere il proprio vino, generando una perdita
ingente. Una condizione che – va detto – non riguarda i grandi e blasonati
Château di Bordeaux, per i quali la crisi non ha avuto effetti
significativi, tanto che molti di questi continuano a espandere le proprie terre
e acquistare nuovi vigneti. Una crisi, quindi, a due facce, nella quale – come
sempre e ovunque accada – sono i più piccoli a subire le peggiori conseguenze,
con il concreto rischio di scomparire, sommersi dai maggiori costi e minori
opportunità di mercato. Magari si tratta semplicemente dell'effetto di una moda
passeggera – come tante se ne sono viste in questi ultimi decenni – con le
altalenanti preferenze di consumatori che, ciclicamente, preferiscono un certo
stile di vino penalizzando gli altri. Le mode hanno facile presa nella
collettività: oggi i vini rossi – anche di Bordeaux – sorridono meno, mentre
bianchi, rosati e spumanti hanno buoni motivi per fare festa. Almeno fino a
quando i calici torneranno, sicuramente e prima o poi, a colorarsi di rosso.
Antonello Biancalana
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