Esistono diversi modi per degustare un vino. Il fattore discriminante è, senza
dubbio, l'attendibilità del risultato che si desidera ottenere dalla
valutazione. Inoltre, dall'uso che si intende fare di quello che si percepisce
nel calice. La degustazione sensoriale e organolettica di un vino può essere
svolta per motivi diversi, da quelli puramente personali e unicamente
soggettivi, a quelli oggettivi con lo scopo di stabilire la corrispondenza di un
vino a determinati criteri, oppure per valutarne l'oggettiva qualità. Il fattore
discriminante, a prescindere dalla finalità della degustazione, è rappresentato
dalla conoscenza anticipata del vino che si sta valutando. Essere a conoscenza
del vino per il quale si sta eseguendo la degustazione sensoriale, rappresenta -
comunque e in ogni caso - un elemento di disturbo per l'oggettività e
l'attendibilità del risultato.
Sapere cosa si sta degustando, cambia totalmente sia il metodo di valutazione,
sia la predisposizione psicologica e relazionale verso un determinato vino.
Innegabile che ogni degustatore utilizzi un proprio metodo di valutazione,
ognuno utilizza un metodo di confronto personale con il vino, attuando
procedure e strategie affinate e coltivate con il tempo e con l'esperienza.
Esistono, parimenti innegabile, metodi e criteri universalmente condivisi e
utilizzati dalla quasi totalità dei degustatori, metodi che, con il tempo, hanno
dimostrato la loro attendibilità in modo ragionato, benché - come ogni cosa -
non siano da considerarsi assoluti e indiscutibili. Tutto è
migliorabile, ovviamente, comprese le tecniche della degustazione sensoriale,
non solo per il vino. In ogni caso, il modo con il quale ci si confronta con il
calice, e come lo si considera, cambia radicalmente il pensiero e l'opinione che
si può avere o formare su un determinato vino.
Ogni volta che un vino è degustato conoscendolo in anticipo, si verificano
condizioni tali da influenzare il giudizio. Questo orienta infatti le nostre
emozioni verso una determinata direzione, condizionata fortemente dal rapporto
personale e i pregiudizi che si hanno verso i fattori noti. Per chiarezza, non
si intende affermare che la degustazione di un vino conoscendolo in anticipo non
si debba mai svolgere, tuttavia è opportuno ricordare che la sua attendibilità è
decisamente bassa. A titolo di esempio, si può considerare la delusione
che talvolta si verifica dopo l'acquisto di un vino in cantina - e degustato in
quel luogo prima dell'acquisto - che, una volta riassaggiato fuori da quel
contesto, non sembrerà essere così buono o entusiasmante. Il
coinvolgimento emotivo di trovarsi nel luogo dove quel vino si produce, che per
molti rappresenta un avvenimento raro e inconsueto, predispone positivamente
verso i vini che si assaggeranno, giudicandoli migliori di quanto non siano in
realtà.
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La vista delle botti in cantina è uno
spettacolo suggestivo, tuttavia capace di condizionare la degustazione
emozionale del vino | |
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La degustazione di un vino del quale se ne conoscono le caratteristiche in
anticipo, si definisce tecnicamente degustazione scoperta. Il suo opposto
- la degustazione alla cieca - si realizza mantenendo scrupolosamente
nascosti e ignoti tutti gli elementi identificativi di un vino, con l'eccezione
dello stile, poiché questo è evidentemente riconoscibile con una sommaria
osservazione del calice. Nelle degustazioni alla cieca, talvolta - a seconda
della sua applicazione, tipicamente nei concorsi enologici - si forniscono anche
alcuni dati identificativi, come lo stile enologico e lo stato evolutivo. La
degustazione alla cieca, e questo dipende prevalentemente dall'atteggiamento del
degustatore, non va comunque visto come un esercizio freddo e
distaccato, poiché è del tutto normale e comprensibile che durante la
valutazione si sviluppino emozioni. Senza ombra di dubbio, la percezione di un
profumo pulito e piacevole, predispone in modo positivo verso un determinato
vino, mentre un profumo sgradevole ne compromette drasticamente la piacevolezza
e il risultato.
Con lo scopo di non pregiudicare l'oggettività del giudizio, nelle degustazioni
alla cieca spesso si tende a non mostrare la bottiglia al degustatore, poiché
questa costituisce un notevole elemento identificativo rappresentato dalla sua
forma. Una bottiglia renana, per esempio, indirizza il degustatore verso
determinati vini, tendenzialmente prodotti in Alsazia o nella valle del Reno, o
comunque vini che possono essere associati a quello stile. Allo stesso modo, una
bottiglia albeisa, indirizza il degustatore verso vini rossi prodotti nelle
Langhe, in particolare quelli prodotti con uva Nebbiolo. È innegabile che i
produttori, salvo particolari casi commerciali e di immagine, tendano a
imbottigliare i loro vini in bottiglie con forme codificate e associabili a
un determinato stile. La bordolese è prevalentemente impiegata per i vini rossi
di buona o piena struttura, ma anche per bianchi strutturati, mentre la
borgognona è più spesso impiegata per rossi eleganti - su tutti, il Pinot Nero -
così come vini bianchi di medio corpo.
I fattori che riescono in modo significativo ad alterare la valutazione di un
vino sono molteplici, spesso determinanti sia in modo positivo, sia in modo
negativo. Cerchiamo di comprendere i fattori principali e come questi riescono
ad influire sul processo sensoriale ed emozionale della degustazione. Cominciamo
dai luoghi dove il vino nasce, o meglio, si trasforma: la cantina del
produttore. Visitare una cantina, ma ancor più, i vigneti di un produttore, è
certamente un'esperienza altamente formativa e di suggestione. A questo
proposito - va detto e ribadito - che visitare una cantina dedicandosi
unicamente alla degustazione dei vini, magari in un'apposita sala, senza avere
l'opportunità di visitare i vigneti, in particolare quando questi sono nel pieno
ciclo vegetativo, la visita perde molto del suo fascino e significato. Non meno
importante, visitare una cantina senza avere la possibilità di vedere i luoghi
dove l'uva viene trasformata in vino e si conserva fino all'imbottigliamento.
Queste condizioni - va detto - benché rappresentino un'opportunità, unica e
alta, per la comprensione di un vino, del suo produttore e dei luoghi dove
nasce, introduce comunque un elemento di disturbo al momento della
degustazione di quei vini e in quei luoghi. Questo tipo di disturbo
predispone generalmente alla valutazione positiva di un vino, forte del
coinvolgimento emozionale che segue la visita dei vigneti, della cantina, e del
piacere di trovarsi nei luoghi dove nascono quei vini, certamente inconsueti per
la vita quotidiana della maggioranza dei visitatori. A questo si aggiunge,
ovviamente, la presenza del produttore che - comprensibilmente - rafforzerà il
coinvolgimento del visitatore con il racconto del suo lavoro, dei luoghi e di
come produce vino, della sua filosofia produttiva e, in modo più o meno
convincente, di quello che si troverà nel calice assaggiando i suoi vini.
Ascoltare le parole del produttore mentre racconta i suoi vigneti, la sua
cantina e i suoi vini è certamente un privilegio al quale sarebbe imperdonabile
rinunciare durante la visita in cantina. Questo è un aspetto inevitabile, e
fondamentale, durante la visita in cantina, ma anche un elemento pregiudiziale
di rilievo che influirà nella degustazione dei suoi vini, spesso predisponendo
il risultato in modo positivo. Può accadere infatti che, quello stesso vino
degustato in cantina e insieme al produttore, quando assaggiato in un contesto
diverso, magari alla cieca, produce un risultato del tutto diverso, deludendo il
piacevole ricordo della visita in quella cantina. Delusione che potrebbe essere
meno forte, così come fortificare il ricordo della visita, qualora lo stesso
vino fosse degustato conoscendo in anticipo cosa verseremo nel calice. In quel
caso, saranno il piacevole ricordo e le emozioni vissute durante la visita in
cantina a condizionare la nostra predisposizione positiva verso quel vino.
Non si intende affermare, ovviamente, che i vini assaggiati in cantina risultino
sempre più buoni di quello che sono in realtà, ma è innegabile che questa
condizione specifica influisce in modo sostanziale sulla sua piacevolezza. La
degustazione svolta da soli o in compagnia di altri, produce generalmente
risultati molto diversi. La degustazione solitaria costringe, per così dire,
a un rapporto più diretto e contemplativo con il calice e il suo contenuto, una
condizione che generalmente non si verifica quando si degusta insieme ad amici.
In questi contesti si verificano infatti condizioni molteplici che spesso
allontanano i degustatori dal reale contenuto del calice, divenendo generalmente
dominante la forza di aggregazione e, spesso, interviene anche il desiderio di
emergere all'interno di un gruppo. In altre parole, nella degustazione di
gruppo, non si tende a degustare il vino con lo spirito di delinearne il reale
profilo, piuttosto si è maggiormente dediti a una competizione tesa alla
dimostrazione della propria bravura che finirà per influenzare la percezione
degli altri.
L'argomento vino coinvolge spesso l'orgoglio di chi lo consuma, sia per motivi
legati alla propria tradizione e cultura, sia per affermare la propria
competenza, presunta o tale, verso gli altri. Per questo motivo, nella
degustazione di gruppo, sarà proprio il pensiero della persona ritenuta più
competente ad influenzare il parere degli altri. Qualora fossero presenti più
esperti nell'ambito dello stesso gruppo, la competizione e il
disorientamento degli altri sono garantiti. La degustazione emozionale è
talvolta utilizzata per esprimere concetti, pensieri e sentimenti alieni al vino
e al suo mondo, ma che utilizzano la bevanda di Bacco come pretesto e come mezzo
di espressione. Si utilizza infatti il vino per evocare paesaggi, emozioni e
sentimenti, per raccontare storie che non hanno nessuna relazione con il vino,
ma che con il vino sembrano, in quel momento e come in una favola, avere un
legame.
Entrano quindi in scena animali, piante, luoghi e le più disparate
suggestioni, aggettivi e sostantivi, sfoggiati per la dimostrazione della
propria capacità di eloquenza e letteraria, ma spesso totalmente avulsi al vino.
Se è vero che nella degustazione sensoriale - in modo particolare nella
valutazione olfattiva di un vino - per la descrizione di un profumo si ricorre
all'associazione con elementi noti anziché fare riferimento alla molecola
che lo produce, talvolta si eccede e si tende a parlare d'altro facendo finta di
parlare di vino. In questi casi, conoscere in anticipo il vino che si sta
degustando, aiuta fortemente il processo evocativo ed emozionale, indirizzando
perfino la ricerca dei termini usati nel racconto. Il risultato, dal punto di
vista tecnico, è comunque del tutto trascurabile e per nulla attendibile,
inoltre condizionato dal personale pregiudizio o predisposizione verso un
determinato vino, determinate uve, produttori, luoghi e pratiche enologiche.
Altro pregiudizio che altera il risultato della degustazione emozionale, è il
personalissimo rapporto che si ha con determinati produttori, uve e zone
enologiche. Per esempio, qualora si avesse una predilezione particolare per il
Merlot, l'assaggio di un qualunque vino prodotto con uva Merlot avrà certamente
un maggiore consenso qualora questo fattore fosse noto in anticipo. Allo stesso
modo, qualora un'uva non incontrasse il proprio favore, sapendo in anticipo che
il vino da degustare è prodotto con quell'uva, ne determinerebbe un
atteggiamento avverso e pregiudiziale. Lo stesso accade per qualunque altro
fattore: un esempio su tutti, la cieca posizione nel denigrare vini di una certa
zona - in genere per motivi puramente campanilistici - esaltando invece i
vini prodotti nella propria zona o per la quale si prova un'incondizionata
ammirazione. La degustazione emozionale semplifica enormemente il processo di
valutazione di un vino, con questo, anche l'attendibilità e l'affidabilità del
risultato. Questo non significa che ogni vino debba essere degustato alla cieca,
tuttavia è bene considerare che il risultato di una degustazione emozionale è
sempre e in ogni caso condizionato da elementi di disturbo tali da
comprometterne l'affidabilità.
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