Buone notizie per quanto riguarda il vino italiano e il suo andamento nei mercati
esteri. Sebbene siano notizie di timida entità, sono comunque buone e,
nonostante tutto, sempre meglio di una pessima notizia, soprattutto di questi
tempi. Il vino – innegabilmente, come detto e ridetto un po' ovunque – negli
ultimi anni non ha certamente brillato nelle vendite e, per così dire, ha
certamente vissuto momenti decisamente migliori. Le cause sono molteplici e ben
note a tutti, compresi gli stravolgimenti introdotti durante il periodo della
recente pandemia da Covid-19, non da meno le conseguenti e attuali condizioni
economiche e di mercato che hanno visto il vino confrontarsi con nuovi scenari.
Fra questi, la ben nota competizione con la birra, bevanda che da sempre contende
il podio al vino, la quale, ultimamente, sembra essere maggiormente favorita
nelle preferenze dei consumatori. Non bastasse questo, negli ultimi anni la
concorrenza è ulteriormente aumentata per effetto delle recenti abitudini e mode
legate a certe nuove bevande.
L'edizione 2024 dell'Annual Report Valoritalia – pubblicata nei giorni
scorsi – restituisce un'immagine del vino italiano che, fra alti e bassi, fa
intravvedere uno spiraglio di ottimismo per il futuro, con risultati positivi,
sebbene di timida entità. Lo studio di Valoritalia prende in esame la produzione
e la commercializzazione del vino italiano nel 2023, ponendolo in relazione al
2022, oltre a una preliminare indagine sull'andamento del 2024. In termini
generali, il volume del vino imbottigliato prodotto dalle cantine italiane è
aumentato dello 0,54%, un risultato che fa conseguire il 2,8% in più rispetto
alla media dei tre anni precedenti. Come detto, non è un risultato eclatante
– decisamente modesto – ma è comunque un segnale di ripresa proprio alla luce
dei risultati dei recenti anni passati. L'andamento del 2023, tuttavia, si è
concluso in modo controverso, poiché molti degli aspetti presi in esame hanno
registrato risultati decisamente negativi.
Uno di questi è il valore economico del vino imbottigliato, il quale fa
registrare una diminuzione. In altre parole, si è imbottigliato più vino ma il
guadagno è stato inferiore. Il rapporto annuale di Valoritalia ha analizzato i
dati relativi a 219 denominazioni d'origine, le quali rappresentano il 56% della
produzione nazionale dei vini di qualità con oltre due miliardi di
bottiglie immesse nel mercato. Per quanto riguarda i risultati di produzione, nel
2023 il territorio del Nord-Ovest italiano ha visto il proprio volume diminuire
dell'8,3% rispetto al 2022, mentre le cantine del Centro Italia hanno fatto
segnare un calo del 5,3%. Il migliore risultato, in questo senso, è stato
conseguito dalle cantine del Nord-Est, con un incremento del 3,7% rispetto al
2022, un risultato che è stato particolarmente conseguito grazie alla crescita
della produzione della denominazione Asolo DOCG e Veneto IGT.
Per quanto riguarda l'andamento delle denominazioni – come era già emerso
in altre ricerche – a trainare la crescita dei vini italiani sono quelli
appartenenti alla categoria Indicazione Geografica Tipica (IGT), i quali, da
soli, fanno registrare un incremento del 16,5% equivalente a oltre 97,6 milioni
di bottiglie. Arretrano, invece, i vini prodotti nei territori a Denominazione
d'Origine Controllata (DOC) registrando un calo del 2,8%, mentre quelli a
Denominazione d'Origine Controllata e Garantita (DOCG) segnano addirittura un
calo dell'8%. Il risultato dei vini a denominazione, al termine del 2023, ha
fatto registrare un calo complessivo dell'1,3% rispetto al 2022. Se il 2023 ha
mostrato un timido aumento nel volume di vino imbottigliato, il 2024 lascia
invece sperare in un risultato decisamente migliore. Nel primo quadrimestre,
infatti, il volume di vino imbottigliato è aumentato dell'1,1%, quindi oltre il
doppio del risultato complessivo conseguito nel 2023.
Le sfide di mercato sono, non da ultimo, regolate anche dalle nuove tendenze così
come dai cambiamenti sociali e culturali di questi anni, condizioni che i
produttori sono costretti a seguire proprio con lo scopo di mantenere o
conquistare preziose quote di mercato. Secondo quanto emerge da uno studio di
Nomisma-Wine Monitor e commissionato da Valoritalia, i consumatori di vino
sembrano essere particolarmente interessati ai temi legati alla sostenibilità e
la tutela ambientale, così come al rispetto dei valori etici e sociali. Questo
orientamento dei consumatori – di fatto – ha condizionato le strategie e le
politiche produttive di molte cantine, tanto che il 93% delle imprese italiane
considera oggi la sostenibilità un tema fondamentale per il proprio sviluppo. Si
tratta, in definitiva, del vecchio ma sempre attuale, quanto indissolubile,
legame fra la domanda e l'offerta: i consumatori chiedono maggiore sostenibilità,
i produttori si adeguano, cercando di offrire quello che il mercato chiede e
vende.
Allo stesso modo, le cantine – se intendono mantenere le proprie quote di
mercato e conquistare quelle nuove – stanno proponendo ai consumatori gli stili
di vini che, sia per effetto delle nuove tendenze sia per contrastare la crisi di
questi anni, sembrano riscuote maggiore interesse da parte dei consumatori. Ecco
quindi che adeguano la propria produzione, oppure avviando nuove e specifiche
linee, a quelle che sono le attuali tendenze e mode in fatto di enologia.
Si fanno largo, infatti, fermentazioni e maturazioni in contenitori di vini che,
fino a qualche anno fa, non riscuotevano certamente il favore della maggioranza e
che oggi sono diventati, quasi per magia, la nuova religione enologica. A
tale proposito, è sorprendente vedere come certi produttori – che in passato si
mostravano estremamente critici verso certe pratiche enologiche – oggi ne sono
convinti sostenitori. Come cambiano i tempi e le idee, soprattutto quando si
guarda ai propri bilanci non esattamente rosei.
Comprensibile, certamente, che in questi casi bisogna fare di necessità
virtù e, in qualche modo, le cantine – che sono prima di tutto imprese – hanno
la primaria priorità di produrre un profitto, anche a costo di rinnegare le
proprie posizioni del passato e abbracciare le nuove mode e quello che chiede il
mercato. Indipendentemente da quali siano le ragioni, il fatto che il vino
italiano abbia conseguito risultati positivi in termini di vendite nel 2023 e,
ancor più, nel primo quadrimestre 2024, è una buona, buonissima notizia.
Confidando questo risultato possa essere confermato e migliorato nel corso del
2024, si tratta di segnali importanti che certamente fanno vedere un futuro meno
incerto per il vino italiano. Senza dimenticare – non da meno – che anche i
produttori degli altri paesi si trovano, più o meno, nella medesima condizione e
tutti si confrontano negli stessi mercati. In questo momento, così sembra, il
vino italiano sta vincendo la sfida dei mercati, sebbene con timidi
risultati, tuttavia incoraggianti e che sono certamente benvenuti. Quanto meno
per affrontare con maggiore ottimismo e serenità il futuro, soprattutto quello
prossimo.
Antonello Biancalana
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