![]() Cultura e Informazione Enologica dal 2002 - Anno XXII |
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Numero 241, Estate 2024 |
Sommario |
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Il Vino Italiano e le Sfide del Mercato |
Buone notizie per quanto riguarda il vino italiano e il suo andamento nei mercati esteri. Sebbene siano notizie di timida entità, sono comunque buone e, nonostante tutto, sempre meglio di una pessima notizia, soprattutto di questi tempi. Il vino – innegabilmente, come detto e ridetto un po' ovunque – negli ultimi anni non ha certamente brillato nelle vendite e, per così dire, ha certamente vissuto momenti decisamente migliori. Le cause sono molteplici e ben note a tutti, compresi gli stravolgimenti introdotti durante il periodo della recente pandemia da Covid-19, non da meno le conseguenti e attuali condizioni economiche e di mercato che hanno visto il vino confrontarsi con nuovi scenari. Fra questi, la ben nota competizione con la birra, bevanda che da sempre contende il podio al vino, la quale, ultimamente, sembra essere maggiormente favorita nelle preferenze dei consumatori. Non bastasse questo, negli ultimi anni la concorrenza è ulteriormente aumentata per effetto delle recenti abitudini e mode legate a certe nuove bevande. L'edizione 2024 dell'Annual Report Valoritalia – pubblicata nei giorni scorsi – restituisce un'immagine del vino italiano che, fra alti e bassi, fa intravvedere uno spiraglio di ottimismo per il futuro, con risultati positivi, sebbene di timida entità. Lo studio di Valoritalia prende in esame la produzione e la commercializzazione del vino italiano nel 2023, ponendolo in relazione al 2022, oltre a una preliminare indagine sull'andamento del 2024. In termini generali, il volume del vino imbottigliato prodotto dalle cantine italiane è aumentato dello 0,54%, un risultato che fa conseguire il 2,8% in più rispetto alla media dei tre anni precedenti. Come detto, non è un risultato eclatante – decisamente modesto – ma è comunque un segnale di ripresa proprio alla luce dei risultati dei recenti anni passati. L'andamento del 2023, tuttavia, si è concluso in modo controverso, poiché molti degli aspetti presi in esame hanno registrato risultati decisamente negativi. Uno di questi è il valore economico del vino imbottigliato, il quale fa registrare una diminuzione. In altre parole, si è imbottigliato più vino ma il guadagno è stato inferiore. Il rapporto annuale di Valoritalia ha analizzato i dati relativi a 219 denominazioni d'origine, le quali rappresentano il 56% della produzione nazionale dei vini di qualità con oltre due miliardi di bottiglie immesse nel mercato. Per quanto riguarda i risultati di produzione, nel 2023 il territorio del Nord-Ovest italiano ha visto il proprio volume diminuire dell'8,3% rispetto al 2022, mentre le cantine del Centro Italia hanno fatto segnare un calo del 5,3%. Il migliore risultato, in questo senso, è stato conseguito dalle cantine del Nord-Est, con un incremento del 3,7% rispetto al 2022, un risultato che è stato particolarmente conseguito grazie alla crescita della produzione della denominazione Asolo DOCG e Veneto IGT. Per quanto riguarda l'andamento delle denominazioni – come era già emerso in altre ricerche – a trainare la crescita dei vini italiani sono quelli appartenenti alla categoria Indicazione Geografica Tipica (IGT), i quali, da soli, fanno registrare un incremento del 16,5% equivalente a oltre 97,6 milioni di bottiglie. Arretrano, invece, i vini prodotti nei territori a Denominazione d'Origine Controllata (DOC) registrando un calo del 2,8%, mentre quelli a Denominazione d'Origine Controllata e Garantita (DOCG) segnano addirittura un calo dell'8%. Il risultato dei vini a denominazione, al termine del 2023, ha fatto registrare un calo complessivo dell'1,3% rispetto al 2022. Se il 2023 ha mostrato un timido aumento nel volume di vino imbottigliato, il 2024 lascia invece sperare in un risultato decisamente migliore. Nel primo quadrimestre, infatti, il volume di vino imbottigliato è aumentato dell'1,1%, quindi oltre il doppio del risultato complessivo conseguito nel 2023. Le sfide di mercato sono, non da ultimo, regolate anche dalle nuove tendenze così come dai cambiamenti sociali e culturali di questi anni, condizioni che i produttori sono costretti a seguire proprio con lo scopo di mantenere o conquistare preziose quote di mercato. Secondo quanto emerge da uno studio di Nomisma-Wine Monitor e commissionato da Valoritalia, i consumatori di vino sembrano essere particolarmente interessati ai temi legati alla sostenibilità e la tutela ambientale, così come al rispetto dei valori etici e sociali. Questo orientamento dei consumatori – di fatto – ha condizionato le strategie e le politiche produttive di molte cantine, tanto che il 93% delle imprese italiane considera oggi la sostenibilità un tema fondamentale per il proprio sviluppo. Si tratta, in definitiva, del vecchio ma sempre attuale, quanto indissolubile, legame fra la domanda e l'offerta: i consumatori chiedono maggiore sostenibilità, i produttori si adeguano, cercando di offrire quello che il mercato chiede e vende. Allo stesso modo, le cantine – se intendono mantenere le proprie quote di mercato e conquistare quelle nuove – stanno proponendo ai consumatori gli stili di vini che, sia per effetto delle nuove tendenze sia per contrastare la crisi di questi anni, sembrano riscuote maggiore interesse da parte dei consumatori. Ecco quindi che adeguano la propria produzione, oppure avviando nuove e specifiche linee, a quelle che sono le attuali tendenze e mode in fatto di enologia. Si fanno largo, infatti, fermentazioni e maturazioni in contenitori di vini che, fino a qualche anno fa, non riscuotevano certamente il favore della maggioranza e che oggi sono diventati, quasi per magia, la nuova religione enologica. A tale proposito, è sorprendente vedere come certi produttori – che in passato si mostravano estremamente critici verso certe pratiche enologiche – oggi ne sono convinti sostenitori. Come cambiano i tempi e le idee, soprattutto quando si guarda ai propri bilanci non esattamente rosei. Comprensibile, certamente, che in questi casi bisogna fare di necessità virtù e, in qualche modo, le cantine – che sono prima di tutto imprese – hanno la primaria priorità di produrre un profitto, anche a costo di rinnegare le proprie posizioni del passato e abbracciare le nuove mode e quello che chiede il mercato. Indipendentemente da quali siano le ragioni, il fatto che il vino italiano abbia conseguito risultati positivi in termini di vendite nel 2023 e, ancor più, nel primo quadrimestre 2024, è una buona, buonissima notizia. Confidando questo risultato possa essere confermato e migliorato nel corso del 2024, si tratta di segnali importanti che certamente fanno vedere un futuro meno incerto per il vino italiano. Senza dimenticare – non da meno – che anche i produttori degli altri paesi si trovano, più o meno, nella medesima condizione e tutti si confrontano negli stessi mercati. In questo momento, così sembra, il vino italiano sta vincendo la sfida dei mercati, sebbene con timidi risultati, tuttavia incoraggianti e che sono certamente benvenuti. Quanto meno per affrontare con maggiore ottimismo e serenità il futuro, soprattutto quello prossimo. Antonello Biancalana
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Contrasti di Umbria Chardonnay e Basilicata FianoLa regina delle uve internazionali, presente ovunque nel mondo, a confronto con una delle uve bianche più importanti e rappresentative del meridione d'Italia. |
Il sistema di qualità enologico italiano, con il quale si certifica l'origine dei vini e le modalità di produzione, prevede nel livello più elevato la categoria Denominazione d'Origine Controllata e Garantita (DOCG) seguito dalla Denominazione d'Origine Controllata (DOC). Queste due categorie, per effetto delle normative europee in materia e recepite in Italia, rientrano nella categoria comunitaria Denominazione d'Origine Protetta (DOP). La terza categoria è rappresentata dai territori a Indicazione Geografica Tipica (IGT) che, per effetto della stessa normativa europea, rientrano nella categoria comunitaria Indicazione Geografica Protetta (IGP). Questa categoria definisce territori piuttosto estesi – decisamente più ampi delle prime due categorie – consentendo la produzione di vini in accordo a criteri meno restrittivi, sia in termini di composizione delle uve sia produttivi. La categoria IGT, sebbene sia collocata al terzo livello del sistema di qualità italiano, molto spesso è ricca di enormi sorprese, non da meno, di qualità molto elevata. Proprio a causa delle minori restrizioni produttive, questa categoria è spesso utilizzata dai produttori per la classificazione di quei vini che, nonostante siano prodotti nei territori DOC e DOCG, si preferisce iscriverli alla categoria IGT così da avere maggiore libertà produttiva ed espressiva. A tale proposito, si deve ricordare come questa categoria sia stata utilizzata da molti produttori in passato, anche in modo provocatorio e polemico, in tutti quei casi i disciplinari di produzione delle categorie più elevate risultavano essere troppo restrittivi, limitando – di fatto – la loro visione enologica. Questa categoria è ancora oggi ampiamente utilizzata dai produttori, con vini capaci di esprimere sia qualità elevate sia un'espressione enologica di assoluto interesse. I vini che prendiamo in esame nella nostra degustazione per contrasto appartengono a questa categoria. Nei calici verseremo infatti l'Umbria Chardonnay e il Basilicata Fiano, due uve decisamente distanti e prodotte in regioni altrettanto distanti.
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Lo Chardonnay, innegabilmente la più celebre uva internazionale a bacca bianca, è pressoché presente in ogni territorio vitivinicolo del mondo, dal più piccolo al più grande. Non fa eccezione, quindi, l'Umbria – il cosiddetto cuore verde d'Italia – la regione che si trova al centro del paese. In Umbria, infatti, lo Chardonnay è presente nella composizione di diversi vini, sia a Denominazione d'Origine Controllata sia Indicazione Geografica Tipica. La presenza della celebre uva di Borgogna è prevalente nei vini di quest'ultima categoria, utilizzato sia in purezza sia unito ad altre varietà, autoctone e alloctone. Lo Chardonnay è presente in Umbria da lunghissimo tempo, introdotta nella regione come uva salvifica e capace di compiere mirabolanti miracoli enologici. Lo stesso accadde, com'è noto, praticamente in tutte le altre regioni d'Italia, insieme al Merlot, nella speranza di replicare il successo dei vini francesi che in molti pensavano fosse unicamente per merito di queste due uve. I primi risultati di rilievo conquistati dallo Chardonnay in Umbria, sono stati conseguiti grazie all'unione con il Grechetto, uva autoctona di questa regione, certamente fra i primari rappresentati delle uve bianche dell'Umbria. Un connubio enologico di successo, successivamente ripreso da molte cantine della regione, proponendo vini fermentati e maturati sia con l'impiego esclusivo di contenitori inerti, sia – e più frequentemente – ricorrendo all'uso della botte e della barrique. Non mancano comunque eccellenti esempi di Chardonnay vinificati in purezza, che, parallelamente agli esempi di unione con altre varietà, si producono nella regione da lungo tempo. In Umbria, infatti, la produzione di vini nei quali è presente lo Chardonnay – da solo o unito ad altre varietà – è piuttosto significativo e la maggioranza di questi è iscritto alla categoria Indicazione Geografica Tipica. La vinificazione è decisamente varia con produttori che impiegano praticamente ogni tipo di contenitore, dalla vasca d'acciaio alla barrique.
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Il Fiano è innegabilmente una delle principali e straordinarie uve a bacca bianca del meridione d'Italia e di tutto il paese. Originario della Campania, regione nella quale è capace di vini di qualità notevole ed elevatissima, il Fiano è presente anche in altre regioni d'Italia e non solo in quelle del sud del paese. Questa varietà è infatti presente, sebbene in quantità marginali, anche in alcune regioni del Centro Italia, nella maggioranza dei casi utilizzata in unione con altre uve. Nelle regioni del sud Italia, invece, è pressoché presente ovunque ed è utilizzata sia per la produzione di vini monovarietali sia in unione ad altre varietà. Il Fiano è sempre e comunque capace di creare vini di notevole pregio qualitativo, con risultati di straordinaria personalità, anche al di fuori della Campania, sua terra di origine. A tale proposito, si deve ricordare che proprio in Campania il Fiano è il protagonista di numerosi vini DOC e DOCG, compresi quelli IGT. La Basilicata deve la sua notorietà enologica all'Aglianico, la grandiosa uva a bacca rossa che indubbiamente contraddistingue moltissimi vini rossi del sud Italia. Nei vigneti di questa regione, non da meno, si trovano molte varietà a bacca bianca e, fra queste, troviamo anche il Fiano. In questa regione, il Fiano è principalmente utilizzato per vini bianchi classificati come Indicazione Geografica Tipica, prevalentemente utilizzato in purezza. A tale proposito, si deve notare che i vini bianchi della Denominazione d'Origine Controllata Matera potrebbero utilizzare il Fiano come quota complementare alla Malvasia Bianca di Basilicata, per un massimo del 15%, poiché si tratta di uva non aromatica idonea alla coltivazione in Basilicata. Grazie anche alle minori restrizioni della categoria IGT, il Fiano in Basilicata è interpretato dai produttori con espressioni enologiche piuttosto varie, dalla maturazione in vasche d'acciaio alla barrique, così come spumantizzato mediante la rifermentazione in bottiglia, quindi con il metodo classico.
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Provvediamo a reperire le due bottiglie che verseremo nei calici della nostra degustazione per contrasto. La disponibilità di questi due vini è generalmente buona e sicuramente in una qualunque enoteca specializzata sarà possibile acquistare le due bottiglie. Poiché si tratta, in entrambi i casi, di vini appartenenti alla categoria Indicazione Geografica Tipica – la quale consente una maggiore libertà produttiva rispetto alle categorie superiori – faremo attenzione alla composizione dei due vini. Sia l'Umbria Chardonnay sia il Basilicata Fiano dovranno essere prodotti con le rispettive uve in purezza, quindi senza l'apporto di altre varietà. Per quanto riguarda gli aspetti enologici e produttivi, la nostra scelta è in favore – per entrambe le bottiglie – di due vini fermentati e maturati in vasche d'acciaio. Sceglieremo, inoltre, vini appartenenti all'ultima annata disponibile e saranno versati nei rispettivi calici da degustazione alla temperatura di 10 °C. Possiamo finalmente versare Umbria Chardonnay e Basilicata Fiano nei nostri calici e dare inizio alla degustazione per contrasto. La prima valutazione sensoriale che effettueremo è, come al solito, relativa all'aspetto dei vini, cioè il colore e la trasparenza. Procediamo con l'esame dell'Umbria Chardonnay e, inclinando il calice sopra una superficie bianca, per esempio, un foglio di carta, osserviamo la base. Il colore di questo vino è giallo paglierino intenso e brillante, mentre la sfumatura – osservata all'estremità dell'apertura del calice, dove lo spessore del vino è minimo – si rileva lo stesso colore di base, spesso con riflessi giallo verdolino. La trasparenza, valutata ponendo un oggetto a contrasto fra il calice e la superficie bianca, risulta essere molto elevata. Passiamo alla valutazione del Basilicata Fiano e, sempre inclinando il calice sopra la superficie bianca, alla base osserviamo un colore giallo paglierino intenso, spesso più cupo rispetto all'Umbria Chardonnay. La sfumatura del vino lucano conferma il colore di base e, come nel vino precedente, la trasparenza è molto elevata. I profili olfattivi di Chardonnay e Fiano si caratterizzano per enormi differenze e, in questo senso, i loro vini sono facilmente riconoscibili, soprattutto in un confronto diretto come nel nostro caso. Lo Chardonnay, indipendentemente dal luogo dove è stato coltivato, si fa riconoscere per i suoi profumi di acacia, banana e pera, spesso con sensazioni di agrumi e frutta esotica. I vini prodotti con quest'uva in Umbria – ovviamente – non fanno eccezione. La tecnica di produzione, inoltre, svolge un ruolo determinante nella composizione dei suoi profumi e, a causa del frequente ricorso alla fermentazione e maturazione in botte, i vini da Chardonnay si caricano di sensazioni che ricordano la vaniglia, oltre a burro, pralina e croissant. Non mancano, infine, profumi che richiamano direttamente la mela, pesca e ananas, oltre ad altre sensazioni che si possono ricondurre alla frutta esotica. Ben diverso il profilo espresso dai vini prodotti con Fiano, compresi quelli della Basilicata. Al naso esprimono profumi di mela, pera e ananas, oltre a sensazioni floreali nelle quali si riconoscono il biancospino e la ginestra. Inoltre, molto spesso nei vini prodotti con Fiano si percepiscono i profumi della nocciola e agrumi, oltre a tiglio, pesca e miele. Riprendiamo la nostra degustazione per contrasto e procediamo con l'analisi dei profili olfattivi dei due vini, iniziando – come nella fase precedente – dall'Umbria Chardonnay. Manteniamo il calice in posizione verticale e, senza rotearlo, procediamo con la prima olfazione così da valutare l'apertura, cioè le qualità olfattive primarie e identificative. Dal calice possiamo apprezzare profumi intensi e puliti di banana, pera e acacia, un'apertura che è tipica dei vini Chardonnay. Dopo avere roteato il calice, operazione che favorisce lo sviluppo degli altri profumi, procediamo con la seconda olfazione. Il profilo olfattivo dell'Umbria Chardonnay si completa con mela, pesca, ananas, litchi e pompelmo. Passiamo ora all'esame olfattivo del Basilicata Fiano e, dopo la prima olfazione, valutiamo la sua apertura. Dal calice si percepiscono profumi intensi e puliti di mela, pera e ananas seguite da biancospino. Dopo avere roteato il calice e provveduto alla seconda olfazione, il profilo del vino si completa con ginestra, pesca, agrumi, tiglio e una sensazione di minerale. Passiamo ora alla valutazione dei profili gustativi dei nostri vini, iniziando anche in questo caso dall'Umbria Chardonnay. Prendiamo un sorso del vino umbro così da valutare il suo attacco, cioè le sensazioni iniziali e identificative che si percepiscono in bocca. All'assaggio si apprezzano immediatamente la freschezza conferita dall'acidità seguita da una piacevole sensazione di morbida rotondità, quest'ultima caratteristica molto frequente nei vini prodotti con Chardonnay. L'effetto dell'alcol contribuisce ulteriormente ad ammorbidire il vino, riuscendo comunque a mantenere un perfetto equilibrio. In bocca si percepiscono inoltre i sapori di banana, pera, mela e pesca, oltre alla sensazione di struttura che si può definire media. Passiamo ora alla valutazione dell'attacco del Basilicata Fiano e prendiamo un sorso di questo vino. In bocca si percepisce subito la freschezza conferita dall'acidità – in genere più intensa rispetto allo Chardonnay – e la sensazione di morbidezza è decisamente minore rispetto al vino umbro, nonostante il contributo, in questo senso, dell'alcol. In bocca percepiamo i sapori di mela, pera, ananas e nocciola con una sensazione di struttura generalmente maggiore rispetto all'Umbria Chardonnay. Siamo giunti alla fase conclusiva della nostra degustazione per contrasto, quindi possiamo procedere con l'esame delle sensazioni finali che i due vini lasciano in bocca dopo la deglutizione, in modo particolare la persistenza gusto-olfattiva, fra i primari fattori di qualità di un vino. Il finale dell'Umbria Chardonnay è persistente e in bocca si percepiscono nettamente i sapori di banana, pera, mela e pesca, con una piacevole sensazione di acidità ben equilibrata dalla buona morbidezza. Il finale del Basilicata Fiano è parimenti persistente, lasciando in bocca sapori intensi di mela, pera, ananas e una piacevole sensazione di freschezza conferita dall'acidità, oltre a un accenno di nocciola. Inoltre, la sensazione di struttura è maggiore rispetto allo Chardonnay. Poniamo ora i due calici uno di fianco all'altro e procediamo con l'ultima olfazione, prima l'Umbria Chardonnay e poi il Basilicata Fiano: le differenze olfattive sono ulteriormente e chiaramente evidenti.
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I Vini del Mese |
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Legenda dei punteggi![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() I prezzi sono da considerarsi indicativi in quanto possono subire variazioni a seconda del paese e del luogo in cui vengono acquistati i vini |
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Terragnolo Negroamaro 2018 |
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Apollonio (Puglia, Italia) | |
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Prezzo: € 24,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Copertino Rosso Riserva Divoto 2013 |
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Apollonio (Puglia, Italia) | |
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Prezzo: € 35,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Latinia 2019 |
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Santadi (Sardegna, Italia) | |
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Prezzo: € 21,00 - 375 ml | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Carignano del Sulcis Rosso Superiore Terre Brune 2019 |
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Santadi (Sardegna, Italia) | |
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Prezzo: € 43,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Lessini Durello Metodo Classico Pas Dosé Cuvée Serafino 2016 |
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Dal Maso (Veneto, Italia) | |
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Prezzo: € 40,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Colli Berici Merlot 25° Anniversario 2020 |
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Dal Maso (Veneto, Italia) | |
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Prezzo: € 60,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Friuli Isonzo Bianco Lis 2018 |
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Lis Neris (Friuli-Venezia Giulia, Italia) | |
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Prezzo: € 40,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Friuli Isonzo Bianco Fiore di Campo Gold Cuvée F2 2019 |
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Lis Neris (Friuli-Venezia Giulia, Italia) | |
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Prezzo: € 40,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot Nero Rosé Cruasé 2019 |
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Tenuta Mazzolino (Lombardia, Italia) | |
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Prezzo: € 33,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Pinot Nero dell'Oltrepò Pavese Noir 2020 |
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Tenuta Mazzolino (Lombardia, Italia) | |
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Prezzo: € 38,00 | Punteggio: ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Notiziario |
In questa rubrica sono pubblicate notizie e informazioni relativamente a eventi e manifestazioni riguardanti il mondo del vino e dell'enogastronomia. Chiunque sia interessato a rendere noti avvenimenti e manifestazioni può comunicarlo alla nostra redazione all'indirizzo e-mail.
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Evviva Valcalepio |
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«L'obiettivo del Consorzio Tutela Valcalepio è da sempre quello di promuovere Bergamo, il suo territorio e il suo vino, il Valcalepio DOC» ha rimarcato Marco Locatelli, presidente del Consorzio. «Vogliamo fortemente portare il Valcalepio al centro della scena bergamasca e per farlo abbiamo scelto di coinvolgere in questo evento estivo tutti i produttori della nostra DOC, siano essi soci del Consorzio o meno. Vogliamo che Evviva Valcalepio sia un momento per parlare di Valcalepio.» E proprio per dare più spazio possibile al Valcalepio DOC e alle sue 4 tipologie (Bianco, Rosso, Rosso Riserva e Moscato Passito) sono stati ideati dei Wine Lab dedicati a percorsi di degustazione e approfondimento delle diverse tipologie. «L'evento sarà strutturato come una grande festa:», ha aggiunto Romildo Locatelli, produttore e membro del Comitato Organizzatore dell'evento, «ci saranno le aziende produttrici presenti con i loro vini pronte a entrare in contatto con il pubblico, a raccontare in maniera unica e speciale, come solo i produttori sanno fare, il proprio vino e il proprio territorio. Sono previsti anche momenti di musica acustica che verranno affidati a giovani artisti del nostro territorio.» Ma non solo vino, perché il Consorzio, si sa, porta avanti l'idea di una comunicazione che si fa territoriale, un'unione forte e indissolubile tra territorio, cibo e vino. «Per poter offrire il meglio del nostro territorio» ha specificato Edoardo Medolago Albani, produttore e membro del Comitato Organizzatore dell'evento «abbiamo ricercato il supporto e la collaborazione dei ristoranti della città e delle realtà gastronomiche del territorio. Ad accompagnare il vino di Bergamo, il Valcalepio DOC, quindi ci saranno formaggi e piatti tipici della nostra città.» L'appuntamento quindi è per Venerdì 5, Sabato 6 e Domenica 7 luglio 2024 nella cittadella Viscontea di Bergamo. |
In Abruzzo la Rivoluzione Parte dal Vigneto |
Si chiama ADO - Areali delle quattro D.O. Abruzzo per una caratterizzazione
moderna l'innovativo progetto di valorizzazione del patrimonio viticolo
abruzzese presentato recentemente dal Consorzio Tutela Vini d'Abruzzo. Promosso
in collaborazione con Ager e finanziato dal Programma di Sviluppo Rurale (PSR)
2014-2020 del Dipartimento Agricoltura della Regione Abruzzo, ADO vede, per la
prima volta in assoluto declinata in chiave territoriale, l'applicazione delle
più moderne tecnologie in vigneto, con l'obiettivo di mappare un'intera
regione. Grazie al supporto della piattaforma Enogis, vengono incrociati i dati metereologici delle 47 stazioni climatiche sparse nell'intero territorio, con lo schedario viticolo, la carta dei suoli e le serie climatiche. Attraverso quest'analisi approfondita, Consorzio e singola azienda avranno modo di valutare la vocazione di ogni singolo appezzamento di vigneto, traendone conclusioni sulle varietà piantate, orientamento e fabbisogno idrico. Con l'integrazione del nuovo supporto del bollettino fitopatologico viticolo emanato dalla Regione, ogni viticoltore avrà in mano un potentissimo strumento di valutazione a breve e lungo termine. In questo progetto sono coinvolte al massimo livello tutte le filiere collegate alla produzione integrata nel vigneto quindi produttori, tecnici di campagna e istituzioni. «I nostri viticoltori avranno a disposizione con un solo click tutte le informazioni utili per prendere scelte non solo in campo fitosanitario ma anche in fase di nuovi impianti o rinnovo degli stessi – racconta Alessandro Nicodemi, presidente del Consorzio Tutela Vini d'Abruzzo – scelte che orientano la produzione verso una duplice sostenibilità: da un lato quella ambientale, attraverso la tutela dell'operatore su tutto il comprensorio di riferimento, per ridurre al minimo l'uso di fitofarmaci solo quando necessari, dall'altro quella economica, con la possibilità di piantare vigneto e varietà nel posto giusto». Approfondimento e studio applicato anche nella selezione di nuove varietà, che è alla base delle sperimentazioni condotte con vigneti resistenti da parte del Consorzio con il prezioso supporto dell'istituto tecnico agrario Ridolfi-Zimarino di Scerni. Quest'anno sono state piantate 18 varietà resistenti, messe a confronto con le varietà autoctone per verificare la possibilità di introdurle nel registro regionale e poterle utilizzare nella produzione a IGT. Un progetto che nell'arco di 5 anni darà la possibilità ai viticoltori di ampliare le scelte viticole soprattutto in areali più soggetti a fitopatologie. «Sperimentazioni fondamentali in un contesto di cambiamento climatico – continua Nicodemi – anche alla luce di quanto successo lo scorso anno con i focolai di peronospora, di cui stiamo ancora attendendo i risarcimenti. Dobbiamo quindi trovare soluzioni preventive per preservare la redditività dei nostri viticoltori e sostenere così la produzione vitivinicola abruzzese.» |
il Consorzio DOC delle Venezie È Partner di Wine in Moderation |
Il Consorzio di tutela DOC Delle Venezie è lieto di annunciare ufficialmente
la partnership con Wine in Moderation (WiM). La più estesa denominazione
d'origine a livello nazionale che riunisce gli operatori della filiera
produttiva del Pinot Grigio di Friuli-Venezia Giulia, Trentino e Veneto, da
oggi lavorerà con WiM, il programma europeo che dal 2008 opera in favore della
responsabilità sociale allo scopo di promuovere il consumo responsabile e
moderato del vino nonché i valori e le iniziative che sono parte integrante del
programma stesso. Il programma di Wine in Moderation è creato a partire da evidenze scientifiche elaborate dal Wine Information Council, si basa sull'educazione e sull'autoregolamentazione e si pone l'obiettivo di promuovere una cultura sostenibile del vino, la cui ambizione è trasmettere il rispetto per il vino come prodotto e come parte di uno stile di vita equilibrato. Un passo importante per il Consorzio di tutela DOC Delle Venezie che conferma quindi il proprio impegno e la propria posizione rispetto a tematiche legate alla salute e al benessere dei consumatori. «Siamo orgogliosi di entrare nella squadra di Wine in Moderation ed iniziare quindi un percorso sinergico a sostegno della responsabilità sociale e di uno stile di vita sano – ha detto Albino Armani, Presidente del Consorzio di tutela Delle Venezie – crediamo che solo mediante iniziative e campagne educative e informative sia possibile contrastare gli abusi e apprezzare il vino nell'ambito della convivialità e di un'alimentazione sana ed equilibrata». «Il Consorzio sarà in prima linea per promuovere iniziative in coerenza con il programma europeo, volte a diffondere un messaggio di moderazione e una corretta informazione ai consumatori – ha dichiarato Stefano Sequino, Direttore del Consorzio – il nostro obiettivo è appoggiare e comunicare la cultura sostenibile del vino accanto a Wine in Moderation che è riferimento internazionale in materia di responsabilità sociale nell'ambito del nostro settore». |
AquavitaeRassegna di Grappe, Distillati e Acqueviti |
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Wine Guide ParadeAprile 2024
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